Lettera per una nuova “normalità”, in via Pacini

“Buongiorno Assessore, mi permetto di scriverle sperando che le mie parole possano trasformarsi, se non in qualcosa di concreto, quanto meno in una riflessione sulla nostra città. Mi chiamo Luca, sono un “ragazzo” di 31 anni che vive a Milano da ormai 10 anni. Sono un architetto - ho studiato e vissuto per anni nella zona di Via Pacini e Piazza Leonardo – ma mi occupo oggi di finanza immobiliare presso una grande società di consulenza che di sicuro conosce.
Dopo anni sono tornato a vivere in zona Via Pacini e, grazie all’esperienza universitaria e lavorativa, ho iniziato a guardare il mio quartiere con uno sguardo diverso. Lavorare in finanza mi aiuta ogni giorno a capire come l’architettura e l’urbanistica non possano essere una mera utopia sociale, sarebbe forse una vana illusione considerarla solamente in tal senso, ma debbano essere in molti casi anche economicamente sufficienti se non addirittura remunerative.
Vengo al dunque. Il quartiere Città Studi penso viva in una grande contraddizione, migliaia di studenti gravitano ogni giorno nell’area, eppure penso sia uno dei quartieri meno “giovani” di Milano. Gran parte delle attività commerciali sono ancora esercizi commerciali testimoni di un tempo passato e, purtroppo, molti di questi sono oggi fuori contesto. C’è poca ristorazione, anima della socialità, pochi luoghi di incontro e negozi in grado di far vivere il quartiere. Penso che una delle maggiori potenzialità per rendere “viva” una zona sia la possibilità di vivere la strada, stare all’aperto – si pensi alle principali città europee e alle zone pedonali dei centri storici anche di grandi metropoli. Milano purtroppo, dal mio punto di vista, ad eccezione di alcune e poche aree del centro storico – Darsena, Brera e la recente valorizzazione di San Fedele/Agnello/Hoepli – non è ancora riuscita a sfruttare un grande potenziale inespresso nelle zone più periferiche, ovvero i viali alberati. Via Pacini penso possa essere un emblema di questi luoghi, potenziali oasi diffuse di verde e socialità, oggi utilizzate come parcheggio selvaggio. Il tratto Lambrate-Piola, percorso ogni giorno da migliaia di studenti, potrebbe diventare una “rambla” in grado di generare una nuova micro-economia di quartiere. Questa riflessione è oggi spinta da due elementi, da un lato la cantierizzazione della via per i lavori alla M2, dall’altro la possibilità, per quanto non organica e strutturata, di poter allestire spazi esterni come misura di rilancio post Covid. Diversi esercizi si stanno ritagliando piccoli spazi in Via Pacini con qualche tavolo e sedia sotto ombrelloni improvvisati. Sarebbe bello che, smantellato il cantiere della M2, non si tornasse alla marea di macchine posteggiate – molte delle quali tra l’altro non di residenti ma pendolari dell’hinterland che prendono la metropolitana a Lambrate/Piola – e che questi dehor improvvisati possano diventare la nuova normalità. Riducendo i marciapiedi laterali, ad oggi anche questi occupati dalle macchine, si riuscirebbero a ricavare sui due lati della via parcheggi a pettine più fitti quelli in linea attualmente presenti, destinando il viale alberato a spazi ciclo-pedonali e di socialità.L'introduzione delle linee blu risponderebbe all'esigenza dei residenti di trovare finalmente parcheggio anche con un numero leggermente inferiore di posti. Allestire la strada in questa conformazione alla fine del cantiere della M2 avrebbe un costo non molto diverso rispetto al riportare la via alla condizione precedente. Sperando in un confronto e approfondimento sull’idea esposta, la ringrazio per avere dedicato 5 minuti del suo tempo nella lettura del messaggio.
Grazie, Luca”.
Ringraziamo Luca per averci coinvolti nella richiesta fatta all’assessore Maran e anche per il fatto che questa proposta riporta all’attenzione dei cittadini una serie di importanti interventi per la città che hanno avuto scarsa attuazione.
La maggior parte delle proposte avanzate nel 2018 riguardava il verde, le piste ciclabili, la riqualificazione di vie, piazze e quartieri, iniziative rimaste per ora in gran parte solo sulla carta.
Oggi la Giunta milanese con il piano "Milano 2020" ripropone ai cittadini di partecipare al rilancio fornendo contributi e idee, e non è difficile immaginare che molte delle proposte riguarderanno il verde, le piste ciclabili, il potenziamento dei trasporti pubblici, lo sviluppo insomma della città per il recupero della dimensione umana del vivere urbano, quella che tiene in conto sotto l’aspetto economico il commercio di vicinato, sotto l’aspetto ludico i servizi di svago e ristoro, l’utilizzo degli spazi pubblici non per la sosta delle auto, ma per la mobilità 'dolce'.
D’altra parte su cosa si potrà misurare il consenso 'popolare', se non con una nuova gestione del territorio che sappia trarre dall’esperienza traumatica del Coronavirus un radicale ripensamento della mobilità cittadina, restituendo vie e piazze ad un nuova vivibilità urbana, come chiede Luca Vaj? E cosa pensano i lettori?