I primi dieci lunghi giorni di Silvia Aisha a casa
ULTIM’ORA - Silvia Romano, parlano i rapitori: “Siamo preoccupati per la sua sorte in Italia”.
Come sempre nel caso di Lercio, si tratta di un grottesco paradosso che non ha alcuna intenzione di accreditare i terroristi di comportamenti benevoli nei confronti di Silvia Aisha e migliori di quelli degli Italiani. Tuttavia, ciò che è successo effettivamente nei dieci giorni trascorsi dal rientro in Italia della nostra concittadina, è stato tale da rendere questa battuta quasi credibile. Perciò, è opportuno ricapitolare e riflettere su alcuni fatti che possono magari essere sfuggiti in tutto o in parte ai nostri lettori, anche pensando a temi che z3xmi affronta periodicamente e battaglie che conduce convintamente: in questo caso quelli della parità di genere, della libertà di culto e del contrasto alle manifestazioni di odio verbale (su quest'ultimo tema in particolare nelle ultime settimane abbiamo pubblicato diversi articoli di Xavier Vigorelli).
Il culmine delle reazioni alla liberazione e al ritorno di Silvia Aisha a casa finora si è registrato ieri: secondo un sondaggio IPSOS, presentato dal suo presidente Nando Pagnoncelli durante il talk-show Dimartedì, solo il 36% degli Italiani sarebbero favorevoli al pagamento del riscatto per salvarla, mentre la maggioranza del campione, ben il 42%, si è dichiarata contraria (più una buona parte di chi non si è espresso, perché è abbastanza normale che nei sondaggi posizioni di questo tipo siano sottostimate). Qui non fa impressione solo la prevalenza dei contrari, di fatto disposti a lasciare Silvia Aisha al suo destino, ma anche che ci sia stato un dibattito su riscatto sì/riscatto no.
Al di là che questa è una prassi diffusa in certe aree del globo e per riportare un connazionale a casa non si può farne a meno, la questione di solito non assurge a un tale livello di attenzione. Basti come esempio l’ultimo caso di rapimento di un Italiano conclusosi con un lieto fine, quello di Luca Tacchetto, tornato libero due mesi fa in Mali dopo 15 mesi di prigionia: la versione ufficiale è che sia scappato approfittando di una distrazione dei rapitori, pubblicamente di riscatto non si è parlato neanche in forma dubitativa, e la cosa è finita lì.
Perché questo non è successo nel caso di Silvia Aisha? Al di là di una certa esagerazione nel rivendicarne la liberazione da parte del Governo, che era presente al suo arrivo in Italia con Primo ministro e Ministro degli Esteri e così ha fatto da cassa di risonanza, quella del riscatto è un’ulteriore circostanza aggravante per una giovane donna che già era andata in Africa a fare volontariato da cooperante, ma dopo il rapimento è pure tornata sorridente e convertita all’Islam, la stessa religione dei suoi rapitori! Qui si vede bene il convergere degli umori sessisti e anti-islamici che pervadono pesantemente la società e l’opinione pubblica italiane: guarda caso, i tre nostri connazionali, maschi, rapiti e liberati nel giro di poco più di un anno - lo stesso Tacchetto, Alessandro Sandrini e Sergio Zanotti - sono tornati anch’essi apparentemente convertiti (vedi questo articolo sul sito Globalist), ma ciò non ha suscitato scandalo né innescato un dibattito pubblico come per Silvia Aisha, che qualcuno per questo ha addirittura definito una terrorista di fatto.
Il pericoloso sessismo rigurgitato da troppi Italiani nei confronti di Silvia Aisha si è manifestato anche con le ‘voci’ subito girate che avesse avuto rapporti sessuali con i rapitori (evocati al plurale ad aggravare il quadro), che ne avesse sposato uno e che fosse addirittura incinta (anche perché apparentemente ingrassata, qualcuno ha rilevato,come se questa fosse una circostanza rilevante dopo un anno e mezzo di prigionia). Da qui all’odio verbale sistematico il passo è breve: se ne ha una prova anche solo leggendo lo “Stupidario” dell’Espresso della scorsa settimana, dove compare un florilegio di dichiarazioni raccapriccianti, da Ornella Vanoni (?!?) al giornalista Facci e a vari esponenti di centro-destra nelle istituzioni locali, dal Veneto a Sorrento, che sono solo la punta dell’iceberg di ciò che è circolato nei giorni scorsi sui social network e nei discorsi di tanti Italiani, ‘illustri’ o meno.