Il successo di una fiaccolata testimonianza di civile partecipazione
Abbiamo visto cittadini di tutte le età, non solo i soliti capelli bianchi, anche se spesso questi sono in maggioranza a manifestazioni simili perché chi gode di una pensione ha da dedicare alle vicende cittadine un tempo che i giovani non hanno.
Una partecipazione, come rilevato durante l’assemblea tenutasi in Municipio al termine della fiaccolata, che non ha voluto dire semplicemente no alle proposte avanzate dal rettore Vago, con il consenso del sindaco Sala, del presidente della Regione Maroni, delle forze politiche di governo e della maggioranza in consiglio comunale. Prescindendo da appartenenze partitiche e da antagonismi di parte ha espresso una preoccupazione concreta per il futuro di Città Studi, e un profondo disagio dopo le decisioni prese di trasferire l'Istituto Nazionale dei Tumori e il Besta a Sesto S. Giovanni a cui si sono sommate le intenzioni di trasferire le facoltà scientifiche della Statale nell’'area Expo.
Diciamo che i cittadini si sono sentiti presi in giro dal rettore Vago e dall’assessore comunale Maran. Alle richieste di avvalorare la scelta con dati di confronto tra la convenienza e i vantaggi del trasferimento a Rho rispetto al mantenimento delle facoltà a Città Studi, ristrutturando le strutture ove necessario, si è risposto con l’affermazione che si sarebbe mantenuta la vocazione universitaria del quartiere e con l’affidamento al Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico, nella persona del professor Balducci, già assessore all’urbanistica in Comune, di un incarico per individuare come riempire i vuoti lasciati dalla Statale, ossia come trovare altri enti pubblici o privati che possano comprare gli edifici che la Statale lascia liberi con il trasferimento.
Le ragioni della fiaccolata sono state chiaramente esposte in un articolo di Marina Romanò pubblicato su Arcipelago Milano (vedi qui), ribadite nel corso dell’assemblea in Municipio 3 dai rappresentanti dei comitati e delle associazioni che hanno avuto l’idea di organizzare questa fiaccolata.
Ad alcuni abbiamo posto qualche domanda.
Irene Pizzocchero, del Comitato “Salviamo Città Studi”, presente con una pagina su facebook, lei si aspettava una partecipazione così numerosa?
Già l’evento creato su Facebook aveva ottenuto un buon successo con tante condivisioni tra chi ci segue su questo social network e 1120 risposte positive, cioè 865 persone che si sono dichiarate interessate e 255 che avrebbero partecipato. Non potevamo però sapere in che percentuale questi numeri virtuali si sarebbero poi tradotti in effettiva partecipazione. Sono comunque arrivata al ritrovo in Piazza Leonardo insieme ai componenti del mio gruppo convinta che le 250 fiaccole acquistate non ci sarebbero bastate, ma il vedere tante persone mi ha proprio emozionato: ho incontrato vicini di casa, amici, vecchi compagni di università, veramente tutte le anime del quartiere che sono scese in strada. Ho dato la fiaccola a un anziano signore in carrozzina, ho sfilato vicino ad una signora con due bambini, ho baciato e abbracciato tante persone. Una bellissima serata, prima ancora che una grande mobilitazione.
Irene come avete finanziato l’iniziativa?
L’iniziativa è il frutto di tanto lavoro di comunicazione e organizzativo svolto gratuitamente dai volontari dei vari gruppi che compongono l’Assemblea di Città Studi. L’unica spesa che ha richiesto una piccola somma è stato l’acquisto delle fiaccole, finanziato con i fondi raccolti durante una cena indetta nel giugno scorso per queste necessità.
Adriana Berra, del Comitato “Che ne sarà di Città Studi”, al vostro impegno in questa battaglia i politici hanno risposto con sufficienza e senza entrare nel merito delle questioni poste, come pensa si possa risolvere questa evidente contraddizione con la conclamata intenzione di far partecipare i cittadini alle decisioni di interesse pubblico?
La sufficienza dei politici è quella per cui Sala non ha mai risposto alla nostra lettera aperta del gennaio scorso e di recente un giovane assessore del Municipio 3 ha liquidato il nostro movimento come "quattro gatti" e dichiarato "rientrata" la protesta di Città Studi. Oggi il "Corriere" ha cercato di coprire i numeri reali della grande partecipazione alla fiaccolata di ieri sera, ma noi siamo sicuri che al Comune e al Municipio 3 sanno quanti eravamo e cosa abbiamo ribadito durante l'assemblea in Municipio 3. Purtroppo non credo che ciò scalfirà il muro di gomma delle nostre amministrazioni cittadine, perché quel muro serve proprio a garantire il progredire di piani scellerati decisi da tempo dai politici sopra la testa dei cittadini. Temo che, almeno fino alle prossime elezioni amministrative, non ci resti che continuare a protestare e rappresentarci da soli, attraverso una partecipazione vera, sempre più numerosa.
Al prof. Ghidoni, ordinario di Biochimica alla Statale, chiediamo: chi comanda davvero in Università, esiste un potere dei cattedratici che pone in secondo piano i bisogni e gli interessi dell’università e delle sue componenti?
Non
esiste più un "potere dei cattedratici". La varie riforme
che si sono succedute hanno molto
ridimensionato il baronismo accademico. Con
la riforma Gelmini si è creata una situazione in cui il Rettore, non
dovendo più passare da una votazione di medio termine dopo tre anni,
ma rimanendo in carica per sei anni, ha acquisito un potere pressoché
illimitato sulle persone e sulle strategie accademiche. Le Facoltà
non esistono più e i Dipartimenti sono soggetti alle decisioni
degli
organi accademici (Senato Accademico - senza portafoglio e con
materia soprattutto didattica - e CDA - che dispone dei fondi di
Ateneo anche in materia di carriere). E ovviamente i membri degli
Organi accademici, dovendo anch'essi dipendere dal Rettore per la
carriera, i finanziamenti e altro, si asserviscono al Rettore
stesso.
Quindi,
se il Rettore è persona equilibrata, competente e onesta,
l'Università può funzionare, anche se i finanziamenti sono sempre
insufficienti. Se il Rettore non consente partecipazione,
condivisione, dialogo, ma assume su di sé tutta la governance, ecco
che può accadere quello che dice lei, cioè che passano in secondo
piano i reali bisogni e interessi dell'Università e dei suoi
componenti. Molti dei recenti casi di cronaca coinvolgono proprio i
Rettori, per via delle considerazioni precedenti.
A Jacopo Ciccoianni, del movimento studentesco iLight, che ha promosso la creazione dell’assemblea cittadina a difesa di Città Studi, aperta a tutti, senza discriminazioni e preclusioni di sorta, a cui aderire senza intenti polemici o per propaganda politica di parte, chiediamo come giudica questa fiaccolata?
Direi che nella domanda c'è buona parte della risposta. Sono rimasto positivamente impressionato dall’adesione del quartiere nella sua trasversalità: ho visto in piazza bambini, liceali, quarantenni e pensionati, oltre naturalmente a noi studenti universitari. L'aver dato vita a un movimento che raccogliesse delle persone così variegate in nome della difesa e dello sviluppo dell'università e del quartiere, aver visto confrontarsi anime e storie così differenti, capaci sia di intonare slogan efficaci sia di discutere approfonditamente di urbanistica e università, costituisce un grande motivo di orgoglio per noi studenti.
Davide Lo Prinzi, esponente della RSU della Statale, ha spiegato come si sia voluto far credere che questo trasferimento è cosa fatta, mentre una vera decisione si avrà quando il Senato Accademico e il CDA dovranno votare, dando il via all’elaborazione di un progetto di fattibilità, già finanziato, in sintonia con le proposte del concessionario che Arexpo sta scegliendo per lo sviluppo dell’area Expo. A lui chiediamo, raccogliendo le richieste dei cittadini presenti all’assemblea, come mantenersi informati sulla vicenda e quali azioni concretizzare?
Ci sono importanti interessi che spingono l'operazione del trasferimento: Regione e Comune devono ripianare il buco Expo e favorire la speculazione privata nell'area di Rho portandoci 20.000 studenti; il Politecnico sta perseguendo una politica lobbista nel quartiere di Città Studi e non vuole concorrenza sul territorio. Ma l'operazione può essere ancora fermata sul nascere perché senza il voto favorevole della Statale non si potrà fare nulla. Inoltre Vago, il Rettore della Statale, terminerà il suo mandato tra meno di un anno: a giugno 2018 ci saranno le elezioni e la campagna elettorale dovrebbe partire già dal prossimo gennaio. Perciò tramite mobilitazioni dal basso come la Fiaccolata del 7 novembre in quartiere o gli Stati Generali del 9 novembre in Università (cioè un'assemblea rivolta a tutta la comunità accademica: studenti e lavoratori, docenti e ricercatori) dobbiamo creare quel clima di opposizione critica al trasferimento che possa condizionare le scelte della futura Governance d'Ateneo indipendentemente da quanto verrà a breve deliberato. Non sappiamo ancora quando si svolgerà il voto degli Organi decisionali dell'Ateneo (verosimilmente in dicembre) ma noi lavoratori, studenti, docenti che siamo contrari quel giorno ci saremo, opporremo resistenza e lo faremo ad oltranza: vogliamo vedere se a pochi mesi dalla scadenza del mandato, il Rettore vorrà imporre un voto che segnerà il futuro della Statale per almeno i prossimi 20 anni. Chiediamo ai cittadini milanesi di esserci quel giorno e di protestare fuori dalla sede dell'Università in Festa del Perdono. Potrete tenervi informati tramite il sito che riunisce i promotori della Fiaccolata ovvero assembleadicittastudi oppure tramite il nostro sito rsu.unimi.it o le pagine facebook degli altri promotori dell'Assemblea di Città Studi.
Quindi non resta che seguire da vicino i prossimi avvenimenti. Vedremo cosa succederà.