Autore: beppe
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Ho approfondito un po' la questione. Dato che di partecipazione a Milano mi interesso dal 1994. Quello che ci viene presentato dal Comune e dall'Assessorato Lavori pubblici non è un bilancio partecipativo. Ma un'altra cosa. Un bilancio partecipativo, come si fa in tutto il mondo e anche in molte città italiane (ultima Monza) è una messa a disposizione dei cittadini di una quota del bilancio locale. Su questa si stimolano i cittadini a generare idee, aggregarvi consenso, e con la collaborazione del Comune a tradurle in progetti esecutivi. I quali vengono votati in competizione tra di loro.
In questo caso invece abbiamo una mera raccolta di "esigenze" dei cittadini zona per zona. Poi la delega a una commissione deliberante ristretta formata non si sa come, forse selezionata dall'alto. In cui cittadini prerscelti (da chi?) operano con i facilitatori di Avventura Urbana e i funzionari dell'assessorato per definire la lista dei progetti da mandare in votazione. Ovvio, i progetti già definiti dall'assessorato avranno il vantaggio di essere subito cantierizzabili, quelli più "creativi" no. Non solo, questa commissione "chiusa" dove si decide tutto lascia qualche dubbio di trasparenza. Spero di sbagliarmi.
Si va infine al voto e alcuni progetti verranno approvati. Nei limiti del mlione per zona.
Questo l'iter di una che chiamerei più propriamente come "consultazione popolare controllata sulle opere pubbliche comunali". Termine del tutto dignitoso, per carità. Ma lascerei perdere il più nobile "bilancio partecipativo", dato che proprio non è tale la cosa.
In sè l'operazione è comunque geniale. Il comune e l'assessorato non rischiano nulla. Nelle commissioni chiuse i cittadini saranno faccia a faccia con i facilitatori professionali, e probabilmente indirizzati alle scelte "giuste". In tal modo opere pubbliche a rischio che altrimenti avrebbero visto comitati di opposizione spontanei (vedi caso Pratone-M4) avranno l'imprimatur "partecipativo". E nessuno potrà opporsi di fronte a cotanta prova di democrazia.
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