Autore: Romeo Mauri
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“…Nutrire il pianeta, nutrire Milano, zappare la terra…”.
Ma prima di zappare occorre chiarire alcuni punti.
-Traspare un sottofondo di odio ideologico per l’economia di mercato e per le multinazionali.
Le imprese private perseguono un loro utile. Lo Stato dovrebbe solo fare in modo che l’obiettivo d’impresa non sia in contrasto con l’utilità generale per non lasciarla senza alcun controllo in mano alle imprese.
-Più del 50% della popolazione mondiale vive in città.
Di quale agricoltura si nutrono i cittadini se non di quella proveniente da aziende che operano per il mercato e che sono supportate da sistemi logistici complessi? Pensiamo che il modello della piccola agricoltura familiare (inefficiente, non redditizia, che genera problemi di sicurezza alimentare agli stessi che la praticano) sia davvero un obiettivo credibile per i prossimi 20-30 anni?
-L'Agricoltura Bi(de)ologica è un "insostenibile" ritorno a un passato di fame e miseria.
Il mondo futuro di Vandana Shiva et al (senza economia di mercato, con l’agricoltura biologica come unico sistema di produzione agricola, senza le multinazionali, ecc.) sarebbe povero, rurale, affamato e ascientifico.
Si pensi infatti che il 50% delle proteine di cui ci nutriamo oggi provengono dall’azoto atmosferico convertito in concimi azotati mediante un sistema ideato da Fritz Haber, Nobel nel 1918. In altri termini ritornare al biologico, il sistema di produzione che vigeva prima fondato sulla filosofia vitalistica, e rifiutare con esso i concimi chimici significherebbe ridurre del 50% l’apporto proteico.
La nostra civiltà sarebbe in grado di "sostenere" un tale cambiamento senza crollare? Temo di no, a meno che quello che si vuole ottenere sia proprio un crollo! Spero allora che i governi non arrivino mai a imporre un'agricoltura “ideologica”.
RM
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