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 Re: Il bello della diretta TV
Autore: Paolo Morandi 
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A questo proposito, volevo riportare la lettera pubblicata sul Corriere della sera di un abitante della zona, Nicola Benciolini:

Gentilissima sig.ra Bossi Fedrigotti
Sono un cittadino milanese che da più di 10 anni vive nel quartire Rubattino, sorto nell’ex area industriale Innocenti alla periferia est di Milano.
Il nostro quartiere è socialmente vivo e si può dire si sia anche perfettamente integrato con la realtà sociale del territorio facendo da ponte tra gli storici quartieri di Lambrate e dell’Ortica. Ogni giorno la piazza del quartiere e le aree gioco posizionate nelle zone del parco in prossimità dei piloni della tangenziale, si riempiono di famiglie e di bambini che giocano e corrono festanti. Insomma, senza nascondere i numerosi problemi che ci sono, l’atmosfera che si respira non è certo quella di un quartiere assediato o in mano a gruppi che ne minacciano la sicurezza.
Diverse sono poi le associazioni e i comitati che operano nella zona per creare occasioni di socialità e per costruire un territorio aperto e solidale. Per tutto questo molti di noi, nonostante tutto, sono contenti di vivere in un contesto ricco come questo.
Sui giornali e più in generale sui media il nome Rubattino è spesso associato alla parola Rom. Ed in effetti se c’è un problema che ancora rimane irrisolto nel quartiere è che il progetto urbanistico prevedeva già 15 anni fa il recupero di tutta l’area industriale Innocenti con la creazione anche di strutture ricettive e di aggregazione che purtroppo sono rimaste sulla carta. Ad oggi in tutta l’area che dalla tangenziale arriva al confine con il Comune di Segrate incombono ancora gli scheletri dei capannoni abbandonati che sono quindi facile terreno di occupazione da parte di nomadi e persone senza fissa dimora. Molte famiglie del nostro quartiere hanno lavorato per anni su progetti di integrazione che prevedevano in primo luogo l’inserimento dei bambini rom in un percorso scolastico e nei casi in cui fosse possibile l’aiuto alle famiglie con borse lavoro in funzione di inserimento degli adulti nel mondo lavorativo. Alcuni di questi percorsi, certamente non tutti, si sono conclusi con esito positivo e sono la testimonianza concreta che “si può fare” e che non si può affrontare la questione nomadi solo come problema di ordine pubblico o chiedendo di radere al suolo tutti gli insediamenti esistenti.
Questo non significa che il problema non esista e nemmeno che tutti i rom siano buoni bravi e belli. C’è fra loro chi delinque, chi ruba e chi rifiuta di accettare alcune regole basilari di convivenza civile. Ma questo vale anche per tutte le altre persone presenti sul nostro territorio, italiani compresi.
L’altra sera in una trasmissione di approfondimento trasmessa da una delle principali reti nazionali, nel corso di un collegamento dalla piazza del nostro quartiere, abbiamo cercato di dire queste cose in modo semplice e pacato. Ma la trasmissione era appositamente costruita per dimostrare la tesi opposta, ovvero che il quartiere Rubattino è sinonimo di degrado, delinquenza e violenza e che la causa di tutto questo sono i Rom, la cui presenza fra l’altro è significativamente diminuita nell’ultimo periodo. Purtroppo tutto questo non è stato possibile. Fra le decine di voci che hanno raccontato episodi di violenza e degrado, nell’unico brevissimo intervento concesso, al solo accenno alle parole “percorsi di integrazione” ci si è visti strappare il microfono per riproporre la tesi del degrado e insultare chi la pensava diversamente. E questo è solo quello che si è visto in TV e che si può tranquillamente rivedere in streaming.
Vista in diretta e dal di dentro è stata una bruttissima esperienza. Non pensavo possibile che alcune trasmissioni venissero costruite in modo così smaccatamente fazioso, appositamente per dimostrare una tesi, denigrando o sfottendo tutti coloro che la pensano in modo diverso, senza concedere loro la minima possibilità di un contraddittorio.
Al di la dell’episodio, che forse era prevedibile, è stata per me un’occasione per pensare. Al potere dei media, che possono facilmente manipolare la realtà e influenzare il modo di pensare della gente proponendo trasmissioni come questa. E all’importanza del ruolo dei giornalisti dei talk show e dei dibattiti. A cui noi cittadini non chiediamo di non essere schierati o di non avere un’opinione precisa sulle cose. Ma più semplicemente di saper ascoltare e di raccogliere e concedere il giusto spazio alle diverse opinioni in modo che tutti, anche da casa, possano costruirsene una propria in modo autonomo e non teleguidato.
Grazie per l’attenzione
Nicola Benciolini

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