Autore: Ennio Galante
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Ho letto gli interessantI interventi di Giuseppe Caravita, li condivido e sono preoccupato. Vorrei aggiungere qualche altra osservazione derivante dalla mia esperienza di trentotto anni tra Facoltà di agraria e Area di ricerca del CNR (v. Bassini 15), dove attualmente ci sono 7 istituti.
Quando si affronta la problematica delle ipotesi di ristrutturazione di questa area bisogna tener presenti alcuni punti base. (1) La creazione della Città degli Studi risale ad una impostazione urbanistica del 1911 (v. Vercelloni, “Storia della città e dell’idea di città”, in MILANO DURANTE IL FASCISMO 1922-1945, pp. 181-216, ed. Cariplo 1994). In quegli anni era maturata la necessità di trasferire alcune “scuole superiori” (ancora non si chiamavano università), ingegneria e agraria, dalle anguste sedi di Piazza Cavour in uno spazio più adeguato, ma all’interno della cerchia ferroviaria. Il completamento fu realizzato alla fine degli anni venti-inizio trenta. (2) Oggi il perimetro di Città Studi (v. Colombo, P. L.Da Vinci, vie Bonardi - Bassini, vie Valvassori Peroni, Botticelli –Venezian-Vanzetti) comprende, oltre ai dipartimenti della Statale (1° triennio di Medicina, Chimica, Fisica e INFN, Biologia, Agraria,Veterinaria, Matematica), il Politecnico, l’Istituto dei Tumori e il Neurologico Besta, il CNR, le stazioni sperimentali per le industrie degli Olii e grassi e della Carta, l’Istituto sperimentale per le industrie alimentari CRA-IAA (v. Venezian). Tutte queste istituzioni scientifiche hanno sviluppato e consolidato, soprattutto negli ultimi sessanta anni,notevoli interazioni sia sul piano della ricerca che della didattica. (3) A Milano, e prima nelle altre città italiane, le Università sono sorte all’interno dei centri urbani. (4) Trasferire alcune delle facoltà a Rho vorrebbe dire diminuire il potenziale scientifico derivante dalla compresenza e collaborazione (cross fertilization) nel contesto socio-culturale della città. (5) Già alcuni decenni fa si era discusso di trasferire agraria e veterinaria a sud di Milano, ed il CNR a nord-est. Poi queste soluzioni sono cadute, anzi il CNR ha comprato l’area tra le vie Bassini e Corti. In conclusione, penso che l’attuale proposta sia basata su logiche di rozza speculazione finanziaria piuttosto che scientificamente funzionali. Milano dimostrerebbe la mancanza di visione culturale-scientifica contestuale alla città: meglio espellere la scienza e sostituirla con un mega mall per gli oligopoli commerciali (dei quali è già pieno l’interland milanese).
Ennio Galante
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