Autore: Paolo Burgio
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Non posso che essere pienamente d’accordo con il commento di Fabrizio Bottini. A Milano il tema della partecipazione ormai da tempo viene coniugato unicamente come strumento di marketing per ottenere il consenso su questioni, progetti, iniziative già decise senza aver condotto un reale confronto nell’ambito proprio istituzionalmente dedicato a ciò: il consiglio comunale, ove il nostro sistema democratico prevede che si debbano presentare e discutere i temi cittadini. Non importa se oggi la maggioranza, che magari rappresenta una quota minoritaria del corpo elettorale, può comunque imporre le proprie scelte, almeno si avrebbe l’occasione di presentare e discutere pubblicamente di fronte ai rappresentanti della cittadinanza le motivazioni e le ragioni di queste scelte, altrimenti calate dall’alto e imposte senza la trasparenza che sarebbe doverosa. I casi purtroppo sono numerosi, a partire dai bilanci “partecipativi,” alla vicenda degli scali ferroviari, beni pubblici ceduti all’iniziativa privata, all’ultimo “dibattito pubblico” sullo stadio Meazza, rifiutando le richiesta di referendum presentata secondo le regole del Comune di Milano.
Siamo entrati in un circolo vizioso, i cittadini non partecipano alla “politica” perché la politica si prende gioco della partecipazione democratica, la distanza tra due cardini della democrazia diventa incolmabile, con i risultati sotto gli occhi di tutti.
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