Autore: FABRIZIO BOTTINI
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QUELLO DI LORETO NON È UN PROGETTO DI ARCHITETTURA E NON ANDREBBE GIUDICATO COME TALE. E INVECE. Proviamo un ragionamento diverso. Poniamo che come stravagantemente auspicavano alcuni architetti (stravagantemente perché da pari loro facevano un progetto architettonico senza calcolare affatto che quella è una arteria di comunicazione dentro un sistema e non un «oggetto» trasformabile in sé a piacimento) si decida che si: la cosiddetta High Line come è di moda chiamarle finalmente si può fare. Chiusa la strada alle auto che passeranno da qualche altra parte o resteranno fuori città, sulle ex corsie veloci percorsi pedonali, verde, e a vivacizzare su tutto l'arco della giornata il passaggio anche spazi commerciali di sosta attrezzata di servizi, magari in collegamento con gli «attacchi a terra» in corrispondenza degli incroci con le strade perpendicolari le rotaie del tram le fermate dei bus ecc. Ripetendo - con una riqualificazione anziché una nuova costruzione - lo schema logico già sperimentato in parte dalla passeggiata in quota a Porta Nuova che da Piazza Aulenti attraverso la passerella corre tra i palazzi sull'ex Bastione delle Varesine parallelamente a viale della Liberazione. Qualcuno griderebbe allo scandalo perché si è «sottratto spazio pubblico ai cittadini»? Difficile sostenerlo: in realtà lo spazio pubblico delle corsie della Sopraelevata Serra era accessibile pubblicamente solo ai privati veicoli, prima che alle persone che ci stavano dentro. Ora: perché un citatissimo articolo della rivista Domus sostiene si sia fatto esattamente questo, sottraendo spazio pubblico, in Piazzale Loreto? Quando invece in realtà i cittadini accedono là dove prima non potevano affatto, anche se certo alcune porzioni di quello svincolo sono occupate da escrescenze commerciali?
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