Andar per libri: Milano non ha memoria. Il commissario Lorenzi indaga a Lambrate

In cui accade al lettore di prendere lucciole per lanterne. Un libro da leggere? Anche no, grazie. ()
milano non ha memoria

Confessiamolo. In libreria, dove il volume faceva bella mostra di sé tra i libri gialli di recente pubblicazione, siamo stati attratti dalla copertina sulla quale campeggia una fotografia del tram 23, quello che va a Lambrate.

Mai fidarsi (solo) delle copertine. Avevamo però pensato che il titolo era giusto giusto per il nostro giornale che si occupa, come è noto, di zona 3 nella quale Lambrate costituisce una nobilissima componente.

In abbondanza e sovrabbondanza c’era anche la promessa di un’indagine poliziesca, anche se lo strillo di copertina (“Polizia, giornalismo, amore, passione…Radio Popolare e Milano, miscelare il tutto e si ottiene una grande storia che ti lascia senza fiato. Renato Scuffietti-Radio Popolare”) qualche pulce all’orecchio doveva pur mettercela.

Ma tant’è. Acquistato e, purtroppo, letto.

Intendiamoci la componente geografica c’è tutta. Il commissariato di Polizia è ubicato in via Clericetti, la vittima (una delle vittime) viene massacrata di botte in via Valvassori Peroni, la sua casa è in via Degli Orombelli e il suo negozio di panetteria è in via Buschi.

Quello che manca totalmente invece è la capacità di scrivere e di raccontare, la plausibilità del racconto, le conseguenze logiche. Insomma, una storia che fa acqua da tutte le parti. Ci sono i poliziotti buoni e quelli cattivi, i fascisti che vanno in giro a massacrare a calci e pugni gli immigrati, gli immigrati stessi che assediano il commissariato di Polizia, le trame nere, i Servizi deviati, i poteri politici collusi e corrotti, magistrati asserviti, vecchi partigiani sul letto di morte e caldissime scene di sesso esplicito dove i seni sono, naturalmente, “duri come il marmo”.

Insomma un guazzabuglio unico dove il commissario Lorenzi del titolo si lascia andare a frasi tipo:” Dottore, io sono un servitore dello stato e come tale eseguo il mio compito a difesa della Costituzione, delle leggi e nel rispetto della democrazia. Se così non fosse sarei pronto a consegnarle le mie dimissioni oggi stesso”.

Figuratevi se al commissario Montalbano sarebbe mai venuto in mente di dire una frase del genere.

La banalità insomma impera sovrana, senza nessun alleggerimento ironico e, tanto meno, autoironico.

Una storiella banale infarcita di luoghi comuni che, ed è un aggravante, si prende troppo sul serio. E, soprattutto, tutto molto déjà vu. Persino la dedica è enfatica:” A Marta Alice Marchitelli/ la bambina di ieri/ la ragazza di oggi/ la donna di domani…mia figlia”. Sob!

Poi, non che sia un’aggravante a questo punto, compaiono giornaliste false e uno vero (Renato Scuffietti) di Radio Popolare e una giornalista (vera) de Il Giorno. Ma perché tanta abbondanza?

Nel risvolto di copertina, si scopre poi che Luigi Pietro Romano Marchitelli, detto Gino, ha lavorato per molti anni su piattaforme petrolifere ed è attivo nel campo delle energie rinnovabili e nell’impiantistica elettrica ed elettronica…

Intelligente invece l’indicazione di una personale colonna sonora a cui l’autore rimanda nei momenti topici del suo racconto. Un esempio per tutti (siamo nel sanguinoso finale): la sparatoria tra la polizia (quella buona) e la poliziotta nazifascio avviene sulle drammatiche note della Sinfonia in do maggiore I Movimento di Richard Wagner. Da manuale.

Nulla di irreparabile: qualche ora di lettura buttata via e € 10,90 che potevano essere spesi meglio. Capita a chi si fa prendere da una copertina del tram 23 diretto al capolinea di Lambrate.


p.s. L’ultimo morto lo fanno secco in fondo a via Rubattino…



Milano non ha memoria Il commissario Lorenzi indaga a Lambrate
Fratelli Frilli Editori
pp. 220 € 10,90

(Massimo Cecconi)





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