Matrimoni. Ai milanesi piace farsi sposare dagli amici: 117 riti nel 2011, il 7% del totale

Benelli: “E' un diritto che il Comune continua a riconoscere alle coppie”

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Farsi sposare da un amico di vecchia data, un lontano parente o un collega di lavoro cui si è particolarmente legati. A Milano sta diventando un’abitudine che incontra un successo crescente: nel 2010 i riti civili celebrati con questa formula erano quasi il 7%, una percentuale raggiunta anche lo scorso anno. Il fenomeno acquista un ulteriore significato se si pensa che altre Amministrazioni comunali, come ad esempio Roma, non autorizzano i matrimoni celebrati da esterni ma solo da interni (personale del Comune), consiglieri comunali, assessori e Sindaco.

“Consentire a una coppia di sposi la scelta di chi deve unirli in matrimonio è un diritto che il Comune di Milano tutela con convinzione. Un amico nel ruolo di celebrante contribuisce, inoltre, a rendere più gioioso e condiviso il rito”, afferma l’assessore  ai Servizi civici Daniela Benelli.
   
Nel 2010 su 1.585 matrimoni 108 sono stati celebrati da amici e parenti, 586 da personale interno all’Amministrazione, 878 da consiglieri e 13 da assessori. Lo scorso anno i numeri sono cambiati, ma la percentuale di celebranti esterni si attesta sempre intorno al 7%: 117 su un totale di 1.758, mentre 1.257 cerimonie sono state officiate da interni, 365 da consiglieri, 19 da assessori e Sindaco. Considerando il solo mandato Pisapia, sono state unite in matrimonio dalla Giunta 11 coppie, di cui nove dal Sindaco, una dall’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran e una dall’assessore al Bilancio Bruno Tabacci.

Perché un cittadino che non fa parte dell’Amministrazione possa officiare il rito civile è necessario che goda dell’elettorato attivo e passivo, dopodiché è sufficiente la richiesta all’ufficio Matrimoni del settore Anagrafe di via Larga. Come prevede il Decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 3 novembre 2000 che disciplina questa materia, una volta ottenuto il via libera,  il cittadino officiante deve indossare la fascia tricolore, perché in quel ruolo svolge una funzione ufficiale delegata dal Sindaco.

Esiste, infine, un’incompatibilità che riguarda l’ufficiale dello stato civile, sia esso interno o esterno: secondo l’articolo 6 del Decreto, infatti, “non può ricevere gli atti nei quali egli, il coniuge, i suoi parenti o affini in linea retta in qualunque grado, o in linea collaterale fino al secondo grado, intervengono come dichiaranti”.

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