Il divorzio breve

Approvata dalla Camera e al vaglio del Senato la riforma c.d. del divorzio breve: quali novità?

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Con 381 voti favorevoli, 30 contrari e 14 astensioni, la Camera ha approvato il testo unificato delle proposte di legge in tema di divorzio. La proposta di legge, ora al vaglio del Senato, riguarda inoltre la comunione fra i coniugi.
Vediamo quali sono le principali novità portate dalla riforma, se questa verrà approvata senza modifiche anche
da parte del Senato.

Come è noto, secondo la legislazione fino a oggi vigente, prima di poter chiedere il divorzio i coniugi dovevano far passare tre anni (ininterrotti) di separazione, che decorrevano dall'unica udienza della loro comparizione in tribunale per la firma del verbale di separazione consensuale, o dalla prima udienza della causa di separazione, se questa era stata giudiziale.

Questo tempo sarà ridotto dalla nuova legge a sei mesi dalla presentazione del ricorso congiunto per la separazione consensuale (precedente l'udienza per la firma del verbale) e a un anno dalla notifica da un coniuge all'altro del ricorso per la separazione giudiziale. Tutto ciò indipendentemente dal fatto che ci siano o meno figli minorenni, la cui presenza secondo alcune proposte di legge incideva sul termine per chiedere il divorzio.
 
È importante osservare che, se passerà, la riforma c.d. del divorzio breve si applicherà anche ai procedimenti in corso e che, in tal caso, la domanda di divorzio dovrà essere presentata allo stesso giudice davanti al quale è pendente la separazione.
Si ricorda infine che il  divorzio continuerà a non essere "automatico": come oggi, divorziare secondo certe condizioni - che possono riguardare il mantenimento di un  coniuge o dei figli, come il loro rapporto con ciascuno dei genitori - sarà sempre oggetto di una richiesta al tribunale: congiunta se i coniugi sono d'accordo, di un coniuge nei confronti dell'altro se
l'accordo non c'è. E in entrambi i caso il tribunale emetterà una sentenza.

Alcuni commentatori hanno giustamente osservato che questa riforma, seppur indispensabile per avvicinare la disciplina del  divorzio in Italia a quella vigente negli altri Paesi europei, purtroppo creerà una sorta d'intasamento nei tribunali, perché molte sono le coppie che secondo la nuova legge avranno immediatamente  diritto di chiedere il divorzio, in quanto separate da un tempo sufficiente.
Si è calcolato per esempio che a Milano queste coppie sono  circa 26.000. E ci si domanda se, in mancanza di un supplemento di  organico almeno nelle grandi città, i giudici delle sezioni dei tribunali dedicate al diritto di famiglia, già oberati, saranno in grado di far fronte a questa nuova mole di lavoro.

La riforma al vaglio del Senato e già approvata dalla Camera introduce poi novità anche riguardo al regime di comunione dei beni fra coniugi che si separano.
Secondo la disciplina fino a oggi in vigore, i coniugi devono aspettare  la sentenza di separazione, se giudiziale, e l'omologa del verbale di separazione, se consensuale, per trovarsi in separazione dei beni.

Secondo la nuova legge, se sarà approvata definitivamente senza modifiche, i coniugi in comunione saranno in separazione dei beni sin  dalla loro prima, o unica (in caso di separazione consensuale),  comparizione in tribunale.
 Inoltre, la richiesta di divisione dei beni  in comunione potrà essere presentata unitamente alla domanda di separazione: questa è un'importantissima novità, perché, nel caso in  cui i coniugi siano in disaccordo su come dividersi i beni in comproprietà, farà loro evitare una causa, fino a oggi invece indispensabile, dato il divieto del cumulo fra domanda di separazione e domanda di divisione dei beni oggetto della comunione legale.

Avv. Francesca Agnisetta