Lettera aperta a Umberto Ambrosoli sulla Città della Salute

Perchè un certo Pd vuole ad ogni costo che la gara sulla Città della Salute si faccia, anche con le buste sotto sequestro dalla magistratura? E perchè una nuova gara potrebbe finalmente aprire la strada a una soluzione ragionevole, ovvero una nuova sede del Besta a Niguarda? Anche esponenti del centrodestra ora sono su questa linea. Forse è il momento di rimettere in gioco tutto. ()
istituto Besta

Caro Umberto Ambrosoli,

 

Monica Chittò, sindaco di Sesto San Giovanni, deve vivere, evidentemente, in uno stato d’ansia. Al punto che ieri ha scritto l’ennesima lettera al presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni per chiedere lumi sullo stato della gara per la città della Salute. Quella bloccata già a marzo con l’arresto di Antonio Rognoni, dg di Infrastrutture Lombarde e della sua squadra.

Poi, l’8 maggio scorso, la seconda mazzata. L’arresto della “cupola” Frigerio-Greganti e poi le buste della gara Città della Salute finite sotto sequestro. I magistrati vogliono capire se, dalle cifre e condizioni, emerga che il duo “privilegiato” dalla cupola, Maltauro-Manutencoop, abbia avanzato un’offerta (apparentemente) imbattibile.

E se lo ha fatto grazie a informazioni riservate ottenute dal Rognoni, secondo la Procura di Milano. E se all’inverso sia stata alterata la stessa natura della gara. 330 milioni di danaro pubblico in gioco, non poco, sottoposti a giri di mazzette. E un progetto sull’area più inquinata del nord Italia, dove per giunta manca oggi una chiara soluzione di bonifica sulla falda idrica sottostante l’area Falck, un autentico lago affiorante pieno di cloruri, cromo e acidi.

Monica Chittò e Sara Valmaggi, politici sestesi, hanno fretta. Vogliono la gara, l’inizio dei lavori comunque. Propongono una nuova commissione formata da persone ineccepibili. Ma con le stesse regole e buste di offerta oggi nelle mani dei magistrati? Pare difficile. Considerando che gli architetti della gara stessa sono oggi agli arresti, e che almeno un'offerta è palesemente sospetta.

Molto più probabile che si debba procedere, nel migliore dei casi, a una nuova gara. Che potrebbe persino prendere la forma di un nuovo progetto, un nuovo investimento, tutto diverso, sui due istituti.

Il segnale viene dalla stessa Sesto san Giovanni. Dove l'opposizione al Pd (di cultura penatiana) sembra svegliarsi. Non solo il gruppo del 5 stelle, da sempre solitariamente e coerentemente contrario al progetto edilizio concordato anni fa tra Roberto Formigoni e Filippo Penati, ma ora anche il centrodestra locale. Per esempio Franca Landucci, rivale della Chittò per il Pdl alle scorse comunali, dichiara al “Giorno”: «la Città della salute e della ricerca è l’ennesima dimostrazione dell’accordo tra Lega Coop e mondo della Compagnia delle opere: quando è arrivata la crisi e non avrebbero battuto chiodo, si sono inventati quest’opera assolutamente inutile, perché l’Istituto dei tumori poteva rimanere dov’è e il Besta traslocare a Niguarda, con una spesa di 100 milioni, cioè solo di un quarto. Secondo me non si farà mai».

Divertente. E’ quanto riportiamo da tre anni su queste pagine. E’ quanto sostengono oncologi come Giuseppe Landonio, primari come Luigi Campolo, ex direttori del Besta come Alberto Maspero. Gente del mestiere, schiacciati dal sistema di potere ciellino (che opportunamente controlla i vertici sia del Besta che dell’Istituto Tumori), dai tanti funzionari regionali di osservanza formigoniana, dai palazzinari di Sesto connessi a Banca Intesa, Compagnia delle Opere e Maurizio Lupi. Tutti costoro, insieme al Pd di Sesto, vogliono la Città della Salute ad ogni costo. Non importa se i due piani sotterranei del colosso, progettato per altri territori, rischiano di impregnarsi di veleni, se la spesa è gigantesca, se la corruzione sia all’ordine del giorno.

Città della salute e della ricerca. Sul secondo termine, ricerca, basta andare ora in via Venezian. Mentre vuol spendere 330 milioni di inutile edilizia inquinata, la Regione sta strozzando a morte il suo supposto fiore all'occhiello, la ricerca all’Istituto Tumori. Bandiere di stato di agitazione sono fuori dall’istituto, cartelli sulla prossima “eutanasia” di quello che fu il pioniere nella ricerca oncologica italiana. Città della salute e della ricerca, come la mettiamo, caro Maroni? Città di cemento, piuttosto?

No, bisogna andare avanti ad ogni costo. Non è sospetto? Si percepisce paura. Il rischio è che finalmente qualcuno prenda sul serio Landonio-Maspero-Campolo-Landucci. Che la nuova gara chiuda il capitolo faraonico ciellin-penatiano e preveda una sana, necessaria e funzionale nuova sede al Besta al Niguarda. Capitolo chiuso, basta con questa storia ridicola e inquinata che va avanti da troppo tempo.

 

P.s. Caro Umberto Ambrosoli, ho fatto campagna elettorale per te e ti ho votato. Proprio per il tuo impegno sulla legalità. Mi dispiace che tu sostenga che la Città della salute sia il futuro. E' il contrario. Non vedi i tanti, troppi interessi in gioco attorno a un investimento che dovrebbe essere soltanto sanitario e non immobiliare? Non vedi che la tensione sta salendo, di fronte ai tagli per tanti e ai lauti profitti per pochi?  Spero che tu capisca e cambi idea.



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Re: Lettera aperta a Umberto Ambrosoli sulla Città della Salute
15/05/2014 Francesco Lauria
Premesso che sottoscrivo il testo dell'amico Beppe, posso dire che questa vicenda ha purtroppo dei connotati territoriali che attraversa i partiti.
In Consiglio di zona tutta la coalizione di governo (PD e SEL inclusi) hanno sempre contrastato il progetto (ci sono mozioni approvate).
Anche a livello Milanese SEL e il Forum della Salute in particolare - sono sempre stati chiari contro questo progetto.
A Sesto invece sia il PD che SEL hanno assunto una posizione favorevole, purtroppo aggiungo io, forse perchè sono state sottovalutate le "logiche forti" che hanno mosso sin dall'origine l'idea della "Città della Salute" che potremmo tranquillamente chiamare "Città del Business Edilizio".
Credo comunque, alla luce di questi gravi avvenimenti, che anche i più "tipedidi" capiranno che quel progetto non ha nessun senso e che va trovata da subito una soluzione per l'Istituto Besta - che è in sofferenza da anni - e per il quale altri anni di attesa rischiano di comprometterne la qualità e il futuro della sua ricerca.
In questo senso mi aspetto che il Comune di Milano faccia una proposta di collocazione alternativa anche riutilizzando spazi che si sono resi disponbili in questi anni (Niguarda ?).
L'Istituto dei Tumori invece non ha bisogno nell'immediato di spazi dato che può sfruttare gli investimenti fatti negli scorsi anni, e con ciò otterremmo tre risultati:
1) sistemazione dei due Istituti e della loro esigenza di miglioramento della ricerca e dei servizi ai cittadini,
2) Risparmio di molto danaro pubblico che in questa fase può essere utilizzato meglio,
3) Un colpo al quel mondo di affaristi che usano la politica e il danaro pubblico per scopi privati alla faccia della tanto decantata efficienza del privato.
Francesco Lauria


Re: Lettera aperta a Umberto Ambrosoli sulla Città della Salute
15/05/2014 Beppe Caravita
Sel mi risulta divisa sul tema. A Sesto e nella sua segreteria regionale è a favore. A Milano è contraria.


Re: Lettera aperta a Umberto Ambrosoli sulla Città della Salute
14/05/2014 federico
non voglio difendere il pd ma sembra che anche sel fosse a favore (notizia che z3xmi aveva già pubblicato) http://www.nuovasesto.it/notizia/dalla-citt%C3%A0-della-salute-e-della-ricerca-alla-sesto-del-futuro


Re: Lettera aperta a Umberto Ambrosoli sulla Città della Salute
14/05/2014 Beppe Caravita
Perchè prevalga è necessario che il Pd penatiano perda la sua egemonia in Regione. Triste vedere i giovani renziani appiattiti ai loro ordini. Di Comunione e Liberazione non parlo. Ma, uscendo da Forza Italia, forse hanno commesso il primo vero loro errore. Oggi sono meno forti.


Re: Lettera aperta a Umberto Ambrosoli sulla Città della Salute
14/05/2014 PietroCat
Era ora che un'idea folle come quella di Sesto S.G. tornasse alla ribalta per essere rimessa in discussione.
Anche le statue del Duomo avevano capito che il megaprogetto era dettato solo da interessi immobiliari ed imprenditoriali e non dalla logica.
Speriamo che ora il buon senso prevalga!


 
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