Andar per libri: Una questione privata

Uno dei testi che raccontano meglio la Resistenza nelle Langhe attraverso il racconto di una vicenda personale. Il libro è stato recentemente ristampato da Einaudi. ()
fenoglio beppe

“Una questione privata” fu considerato, sin dalla sua uscita, avvenuta nel '63, il più bello e il più importante “romanzo della Resistenza”: “il romanzo che tutti avevamo sognato...adesso c'è” dirà, a questo proposito, Calvino, intendendo che della Resistenza ne era stato suscitato e raccontato il suo vero “spirito”. In realtà, “Una questione privata”, per il modo in cui articola vicenda e Storia, travalica il genere della “letteratura della Resistenza”. La sua unicità sta infatti in quel suo non essere un “romanzo sulla Resistenza”, ma “...una nuova storia, individuale, un intreccio romantico, non già “sullo sfondo” della guerra civile in Italia, ma “nel fitto” di detta guerra...” come ebbe a dire lo stesso Fenoglio. E in questa prospettiva “individuale” non vi è solo il movente narrativo, il quale ruota intorno a quella “questione privata” che assale il protagonista e lo getterà in un' esperienza estrema e disperata, ma tutto il contesto narrativo, il quale inquadra la lotta partigiana nella drammatica intensità della sua quotidianità, con le lacerazioni umane e personali che quella vita e quella lotta implicavano. Nella rappresentazione delle vicende narrate è la dimensione esistenziale che domina, la quale trascende la Storia e diventa confronto spietato con la vita, con le sue fatalità e con i suoi inganni. Questo è un romanzo che non dà tregua, non solo perchè tutto vi si svolge in modo incalzante ma perchè vi è una tensione narrativa costante, alimentata da una prosa aspra, secca e da una lingua scabra, spogliata di qualsiasi retorica. L'azione intorno a cui si sviluppa “Una questione privata” si configura come una sfida nella quale Milton, il protagonista, un giovane partigiano badogliano, si avventurerà fra quelle colline delle Langhe dove è ambientato il romanzo. Quella sfida ha come obiettivo liberare a tutti i costi il suo amico e compagno partigiano Giorgio Clerici, fatto prigioniero dai fascisti, prima che questi lo ammazzino, perchè Milton vuole farsi dire da Giorgio la vera verità su ciò di cui è venuto a conoscenza in relazione ai rapporti tra lui e Fulvia di cui Milton è, a sua volta, appassionatamente innamorato. “Una questione privata” è quindi il racconto di una storia d'amore che dà luogo a una follia amorosa, dove l'ossessione di Milton per quella verità è nel conflitto con l'idea di scoprire in Giorgio non più un amico ma un rivale e in Fulvia non più colei che credeva solo sua. Per soddisfare quel suo bisogno di certezza Milton deve trovare un fascista da scambiare con Giorgio e, per fare questo, si lancerà in un'impresa allucinata, fatta di agguati, di corse, di fame, di freddo, di nebbia, di fango e di pioggia, di tantissima pioggia. Ma il vero nemico di Milton è ciò che non è natura e come tale soggetto ad una cieca e imponderabile indeterminatezza. “Qui più nessuno è normale. Solamente la pioggia è ancora normale” dirà a un certo punto Milton. Vi è implicita in quelle sue parole un' amara e profonda coscienza della tragica illogicità delle cose. Milton si trasformerà infatti da “eroe romantico” in un “eroe tragico”, sulla cui vicenda piomberà l'assurdità di un destino avverso. Quella cattura in circostanze casuali che Milton farà di quel fascista, con il tentativo di avviare un dialogo con quell'uomo che Milton vuole proteggere perchè gli serve vivo e non morto, si trasformerà in una beffa crudele. Quel fascista, che è un soldato, sa che in quella guerra quando si fa un prigioniero lo si ammazza e quello che vuole fare Milton non rientra nelle regole, non si fida, tenta la fuga e Milton lo ammazza. Il solitario, orgoglioso, idealistico progetto di Milton sarà votato al fallimento e quella verità da lui cercata resterà senza risposta. In questo senso “Una questione privata” è dominato proprio dalla contrapposizione fra l'illusione della verità e la sua inafferrabilità, fra tempo passato e rievocato in cui vigeva quella verità e tempo presente segnato dal bisogno della certezza di non essere stato e di non essersi ingannato. Ma perdere questa certezza significa incrinare il senso stesso dell'esistenza, esporsi a un vuoto esistenziale, in cui anche il senso dell'essere partigiano, della lotta partigiana e dei suoi ideali rischia di sfaldarsi. E di fronte a quel vuoto la sorda inflessibilità della guerra assume una eco ancor più tragica. Milton e la sua vicenda finiscono per suscitare un senso di dolente partecipazione, alla fine egli appare disarmato, indifeso, assolutamente solo, vittima di ciò di cui si voleva liberare.

(Raffaele Santoro)

 Una questione privata 
Einaudipag.129



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