LA BATTAGLIA DEI CONTRASSEGNI

seconda puntata

... In quel momento vi fu un corto circuito. La dott. Brignoni levò la testa e chiese alla Cancelliera - Non ha sentito degli strani rumori? -
 - Mi spiace dottoressa sono un po’ sorda  -
 - Eppure mi è parso di sentire un urlo - replicò quella, gettando in giro uno sguardo impaurito...
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simboli elettorali
... Si alzò dalla sedia e vide in lontananza che gli operai le facevano cenno di allontanarsi dalle macchine. L’aria era soffoca, non appena venne ripristinata la corrente, finalmente si procedette alla stampa del primo manifesto.

Non appena si poté vederlo lo sbalordimento paralizzò proprio tutti. Nessuno riusciva a capacitarsi di tanto disordine.
Il guerriero blu brandiva una falce invece della spada; la colomba posava immobile sulla parola “Libertà”; la sigla “Pensionati” aveva perso le tre lettere centrali e lasciava la scritta “Pennati”; gli scudi erano imbrattati dei più diversi colori, il martello stava per abbattersi sul sole che ride.
- È un atto di sabotaggio! - urlò la cancelliera Farinelli , e la dottoressa Brignoni mettendosi le mani nei capelli - Fermi tutti, chiamiamo la polizia!  Avvisiamo la Procura della Repubblica. - disse poi con un filo di voce.
Gli operai, attoniti, per un po’ confabularono tra loro, non riuscivano a capacitarsi di un tale pandemonio dopo tanto laborioso impegno.
Vollero riprovare a stampare i manifesti usando altri codici, altri programmi, ma il risultato non cambiava.
Più tardi, sopraggiunta la polizia insieme al viceprefetto in persona, e chiamati altri tecnici informatici per controllare il lavoro, non vi fu modo di rimediare: i contrassegni continuarono a venire stampati falsati. Scese un tetro silenzio nei locali del capannone. Le due donne, mute, stettero ad osservarsi per dei lunghi istanti. Sui loro volti stanchi, lo stupore si stava trasformando in sgomento, o forse quasi già in un principio d’orrore. Il viceprefetto si avvicinò a loro e disse - Ormai non c’è più tempo per tentare altre soluzioni… i manifesti devono essere consegnati entro domani all’alba oppure salteranno le elezioni.-
Era già notte fonda quando la Dott.ssa Brignoni decise di convocare tutti i componenti dell’Ufficio elettorale per prendere una decisione.
 Il Dott. Pigni insieme alla Dot.ssa Ricci e al Dott. Saibene furono i primi ad arrivare. La Cancelliera Farinelli chiamò al telefono la Dott.ssa Guasti, ma sulle prime non riuscì a contattarla. In preda all’ansia convocò allora anche il collega Bissotti e la Cancelliera Lilioni che, gentilmente, nonostante la levataccia, s’incaricò di cercare e convocare tutti gli altri componenti dell’Ufficio Elettorale. Dopo circa un’ora, tutti i magistrati nominati riuscirono a trovarsi seduti intorno al tavolo di fortuna messo a disposizione dal proprietario della tipografia.
L’aria fu presto satura di fumo e di esclamazioni non proprio garbate.

Si scartabellarono tutte le istruzioni stampate per altre e precedenti elezioni, non essendo mai stato messo a loro disposizione un vero e proprio codice elettorale, organicamente concepito come tale. Si decise anche di consultare il sig. Esse, un anziano impiegato considerato come il Testo Unico vivente della normativa in materia.
Il sig Esse disse che molti partiti erano titolari di simboli da molto tempo, che certamente avevano già usato in numerose altre competizioni elettorali, bisognava vedere se di fatto questi simboli erano diventati confondibili o no.
Anche il dott. Pigni riteneva che, letta la giurisprudenza del Consiglio di Stato in suo possesso, la questione vera e propria era la confondibilità dei contrassegni; se non erano confondibili nonostante i pasticci che ora vedevano, le elezioni avrebbero potuto tranquillamente aver luogo, nei tempi e nei modi consueti.

La dott.ssa Brignoni scuoteva la testa esasperata. Pur partecipando alla discussione, avrebbe preferito trovare un sistema per far tornare a posto i contrassegni elettorali e, pur non essendo esperta di disegno informatico, s’accapigliava con gli operai per capire cosa poteva esser successo. Guardando attraverso la lastra trasparente dei calchi, vide tre puntini luminosi e tentò di graffiarli con le sue unghie perfettamente smaltate. I puntini scomparvero, ma alla nuova prova di stampa i manifesti risultarono ancora alterati. Non se ne poteva veramente più. Quella serata che avrebbe dovuto concludersi in due ore, minacciava di diventare infinitamente lunga. Tenendosi la testa tra le mani, si afflosciò sulla sedia per partecipare almeno alla discussione.
- Bisogna distinguere due ipotesi - stava dicendo il Dott. Saibene - quella in cui due liste abbiano contrassegni identici e quella in cui una o più liste appaiano con contrassegni notoriamente usati da altri partiti. -
- Identici non mi paiono - interruppe la dott.ssa Ricci- piuttosto potrebbero essere confondibili -
- Guardiamoli attentamente -
- No, no, sono tutti diversi, ma non sono quelli originali - confermò la dott.ssa Brignoni
 - Allora potremmo dare un’interpretazione estensiva della norma - suggerì il dott. Pigni
- Di quale norma stiamo parlando, scusate? Ora sono così stanca che mi pare di non connettere più. -
- L’art. 33 del testo unico n.570 del 1960, modificato dall’art.13 della legge n.130 del 1975, guarda, ti passo la fotocopia - disse il dott.Pigni allungandole un fascio di fogli - Stavo dicendo che potremmo interpretare la norma estensivamente, qualora questi contrassegni non siano mai stati usati da altri partiti, cosa che mi pare conclamata da tutti noi.-
- No, io non ho detto niente - l’interruppe il dott. Saibene
- Perché ti pare di aver già visto un guerriero con la falce? - chiese Pigni con un sorrisino sarcastico.
- No, non mi pare, ma possiamo esserne sicuri? Facciamo almeno un tentativo di verifica - e così dicendo chiamò la Cancelliera Farinelli e l’incaricò dell’indagine.

Mentre quella s’allontanava in cerca di un computer, la discussione proseguì.
- Se, come stiamo verificando, non vi è traccia di un precedente uso del simbolo da parte di un partito, nessuno avrà interesse a far valere un’asserita confondibilità reciproca di altri contrassegni che non comporti confondibilità con il proprio segno.-
- Giusto!- esclamò la dott.ssa Ricci - che valga il vero!-
- Sono d’accordo - sussurrò la dott. Brignoni.-
- E allora cosa facciamo? - chiese la Dott.ssa Guasti, che era arrivata trafelata ed era stata zitta fino ad allora, seduta in un angolo buio, tormentando le ciocche  platinate dei suoi capelli.
- Anche ammesso che non siano mai stati usati da altri, possiamo stabilire che non sono confondibili, sapendo che non sono quelli originali? Possiamo ritenere che l’elettore non s’ingannerà lo stesso? -

Nessuno osò più fiatare. Il dott. Pigni  tamburellò un sigaro sul tavolo; la Dott.ssa Ricci cincischiò nervosamente un fazzoletto tra le mani, la Dott.ssa Brignoni sfogliò le carte con le sentenze del Consiglio di Stato, ma nessuno aprì bocca. La stanza era colma di luce violacea, la luna s’incamminava velocemente nel cielo dietro le sbarre delle finestre della tipografia.

(Fine della seconda puntata)

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