Volontariato. A Milano un attestato per le imprese e in Europa un passaporto delle competenze

Sono stati presentati a Milano durante un convegno organizzato dal Comune e Ciessevi i modelli europei di certificazione delle competenze che i volontari maturano grazie al volontariato e che possono essere spese in ambito sia personale sia professionale.


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“Il Comune di Milano è pronto a favorire il processo di certificazione delle competenze acquisite dai volontari. Inoltre vuole riconoscere con un attestato il ruolo che le imprese possono svolgere nella diffusione di una cultura del volontariato e di un'economia più responsabile, - dichiara Marco Granelli, Assessorealla Sicurezza e Coesione Sociale, Polizia Locale, Protezione civile e Volontariato. - La promozione della cittadinanza attiva, della partecipazione e del volontariato è una priorità per questa amministrazione. Anche il mondo profit può giocare un ruolo chiave nel promuovere nuove forme di solidarietà e sostenere il terzo settore con competenze e risorse professionali che ne consentano un'ulteriore crescita e maturazione".

Il tema del riconoscimento delle competenze acquisite nel volontariato è un tema urgente, presente anche nell’agenda della Commissione Europea che si è attivata per far adottare ai Paesi membri un Passaporto europeo delle Competenze.  

“Alcuni ricercatori americani sostengono che l’apprendimento avviene per il 70% da situazioni informali (come durante il lavoro), per il 20 % da situazioni di apprendimento non formale (come corso di attività di volontariato), per il 10% da situazioni formali (come scuola e università) - ha affermato Piergiorgio Reggio, dell’Istituto Italiano di Valutazione e dell’Università Cattolica di Milano, intervenuto al Convegno a palazzo Marino questa mattina -.  Si tratta di cifre forse un po’ eccessive, ma che rendono l’idea di quanto grande sia l’apprendimento al di fuori dei contesti dove si realizza l’insegnamento istituzionalizzato”.

In Italia, secondo Eurispes, la stima dei volontari presenti nelle organizzazioni solidaristiche a maggio 2010 è di circa 1.100.000 unità e la maggioranza dei membri vi opera fornendo il proprio apporto con continuità. Ad essi si aggiungono i quattro milioni di volontari che operano individualmente o in qualsiasi tipo di organizzazione e istituzione, in modo non continuativo.

“Le motivazioni che muovono al volontariato sono molte – ha aggiunto Lino Lacagnina, Presidente di Ciessevi, nell’introduzione ai lavori - prima tra tutte la volontà di fare qualcosa per gli altri, ma è bene che le organizzazioni abbiano ben presente che, oltre alle spinte solidaristiche, vi è in molti volontari una componente personale, tesa allo sviluppo o al rafforzamento di competenze e abilità. A prescindere dalle motivazioni iniziali, è quindi importante che le esperienze di volontariato creino valore e benefici per i volontari”.

Al convegno hanno partecipato un centinaio di persone, membri delle Istituzioni (Comuni, Scuole e Ufficio Scolastico Territoriale, Università, organismi Europei e sindacali, il Comitato di Gestione dei Fondi speciali per il Volontariato) e rappresentanti del non profit (associazioni, fondazioni, consulte, Centri di Servizio) oltre alla presenza di una delegazione dalla Danimarca, dall’Olanda, dalla Spagna e dall’Inghilterra.

Il Convegno si colloca nell’ambito del progetto Light Up! Giovani volontari, protagonisti di cambiamento- V Piano Infanzia e Adolescenza ex L. 285/97, promosso dal Comune di Milano (Settore sicurezza e coesione sociale, polizia locale, volontariato e protezione civile)  insieme a Ciessevi, e di INVEST – Investing in Volunteers, un progetto europeo che vede Ciessevi coinvolto in qualità di partner insieme a una rete di 5 organizzazioni europee.

 

 


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