Rapporti sessuali coercitivi nella coppia: reato?

Secondo la Corte di Cassazione, con il matrimonio non è configurabile un “diritto all’amplesso” e, se al rapporto il partner viene costretto, si è in presenza del reato di violenza sessuale.

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Esistono ancora uomini che pensano che il matrimonio dia loro il diritto ad avere rapporti sessuali con la moglie. E ci sono ancora mogli che credono ancora di doversi concedere, anche se non ne hanno voglia.

Numerosi sono poi i casi delle donne che si sottopongono al rapporto pur di non scatenare liti, di non svegliare i bambini, persino di non subire minacce o violenze. Così non oppongono resistenza, pensando di dover cedere, perché non c'è altro da fare.

Sappiate invece che i nostri giudici, fortunatamente, non la pensano così. Anzi, in casi come questi è possibile ottenere che il marito, o il compagno, siano dichiarati colpevoli del reato di violenza sessuale.

Confermando un indirizzo già affermato nel 2005, la Corte di Cassazione, con sentenza n. 35408 del 2007, ha infatti precisato che con il matrimonio “non è configurabile un ‘diritto all’amplesso’, né conseguentemente il potere di esigere o imporre una prestazione sessuale” e, se al rapporto l’altro coniuge viene costretto, si è in presenza del reato di violenza sessuale previsto dall’articolo 609 bis del codice penale, punibile con la reclusione.

Non importa che la moglie non opponga resistenza. Sempre secondo la sentenza citata, vi è reato quando la persona, indipendentemente dal fatto che ci sia o non ci sia il vincolo matrimoniale, non abbia potuto “scegliere liberamente di avere un rapporto sessuale … trovandosi in uno stato di soggezione psico-fisico idoneo ad incidere concretamente sulla sua libertà di autodeterminazione”, o si trovi a dover “evitare ulteriori conseguenze e non provocare ulteriormente l’ira…”.

La Corte di Cassazione l'anno successivo (sentenza n. 13983 del 2008) si è trovata a dover decidere proprio su un caso in cui una donna assentiva ai rapporti intimi con il marito, pur non amandolo più - come la stessa aveva dichiarato in udienza - “solo per evitare liti alla presenza dei figli minori”. Anche in quella situazione, in cui l'uomo era ben consapevole del fatto che la moglie non gradiva più avere rapporti sessuali, e della ragione per la quale soggiaceva alle voglie di lui, la Corte ha ritenuto sussistente il reato di violenza sessuale, per il quale il marito è stato condannato alla reclusione.

È anche vero che l'amplesso e i rapporti intimi in genere sono un'aspettativa di chi forma una coppia e di chi si sposa, così che non si può nemmeno obbligare il partner ad astenersi da rapporto sessuale per un tempo indefinito.

Ma sempre la Corte di Cassazione ha spiegato che “... se una delle due parti rifiuta di avere rapporti per un lungo tempo, la soluzione non può essere la costrizione bensì la separazione giudiziale”.

Francesca Agnisetta
Avvocato, esperta in diritto di famiglia