Carcere e lavoro. Sindaco d’agosto Tajani ha incontrato i detenuti di Bollate

Da cooperative e imprese fatturato per oltre 2 milioni di euro
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C’è una realtà a Milano che non chiude per ferie. È costantemente chiusa per mandato, per compito, per legge, e necessita di percorsi particolari e dedicati di visibilità e di contatto. È il carcere di Bollate.

Per oltre 200 detenuti, su un totale di 1.150, ‘la vacanza’ sta nella grande opportunità di uscire dalla cella e raggiungere, all’interno del penitenziario, le serre dove coltivare le piante, le cucine dove preparare catering di qualità, il laboratorio con le macchine da cucire dove realizzare le creazioni di moda, gli attrezzi per intagliare i mobili o riparare i cellulari. Il tutto, con una dedizione assoluta che genera prodotti di altissima qualità artigianale.

“Questa dedizione va sostenuta e fatta rientrare a pieno titolo nel comparto economico di produzione di qualità della città di Milano”, ha dichiarato l’assessore allo Sviluppo economico Cristina Tajani.

In continuità con le azioni di sostegno promosse già da un anno dal suo assessorato, il ‘Sindaco d’agosto’ Tajani ha incontrato questa mattina le imprese e le cooperative che, scegliendo di operare nelle carceri, costruiscono opportunità di lavoro e contribuiscono alla produttività milanese. Nel solo carcere di Bollate, le otto cooperative e imprese presenti generano complessivamente un fatturato per oltre 2 milioni di euro.

“Siamo vicini a queste realtà marginali e ristrette per collocazione, ma capaci di contribuire allo sviluppo cittadino, e abbiamo dedicato ad esse un acceleratore d’impresa, inaugurato nel novembre scorso (con uno stanziamento di 500 mila euro), che le sostiene nel delicato passaggio da una logica assistenzialistica ad una imprenditoriale. Alle imprese e cooperative più ‘mature’ (in seguito alla partecipazione a un bando del valore di 500 mila euro), stiamo anche dando la possibilità di realizzare piani di sviluppo concedendo agevolazioni economiche fino a 45 mila euro ciascuna (di cui il 50% a fondo perduto). Siamo riusciti a finanziare queste iniziative grazie a un uso innovativo delle risorse ministeriali e, in particolare, dei fondi della legge 266/97, per la realizzazione di azioni a sostegno dell’imprenditoria in ambiti urbani di degrado”.

Complessivamente, all’acceleratore hanno aderito ad oggi 15 imprese collocate nei quattro penitenziari milanesi, mentre sono 9 (la maggior parte nel carcere di Bollate) le realtà produttive risultate beneficiarie del bando.

Sono presenti oggi nel carcere di Bollate le cooperative sociali Alice (sartoria, confezioni e riparazioni abbigliamento), Abc la Sapienza in tavola (catering, cucina), Estia (allestimenti scenografici, scenotecnici e illuminotecnici teatrali), Cascina Bollate (commercializzazione di piante), Out&Sider (telemarketing, call center), Stile libero (packaging), oltre alle imprese Bee-2 Srl (promozione di prodotti e servizi, controllo qualità) e Sst Srl (riparazione cellulari, call center).

Nel corso della visita di stamattina è stato sottolineato, inoltre, come le imprese e le cooperative attive nelle carceri offrendo occasioni di reinserimento per i detenuti, contribuiscono a ridurre fortemente il tasso di recidiva (in media del 20% anziché del 70%) tra chi lavora.

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