Palazzo Reale. Si inaugura oggi ‘The End’ di Fabio Mauri

Dal 18 giugno al 23 settembre 2012 Palazzo Reale ospita in esclusiva nelle sue sale il progetto espositivo: “FABIO MAURI. THE END”. La mostra – curata da Francesca Alfano Miglietti e prodotta dal Comune di Milano – Cultura, Moda, Design, raccoglie per la prima volta le opere più importanti di Fabio Mauri: installazioni, oggetti, performance, opere, emozioni e visioni dell’artista che ha fatto dell’ideologia un materiale dell’arte. ()
MURO PIANTO3
“Fabio Mauri è stato uno dei grandi protagonisti della cultura dell’arte italiana. Ampliamo con questa mostra il ciclo di approfondimento dedicato all’arte e alla cultura degli anni ’70 – ha detto l’assessore alla Cultura Stefano Boeri –. Un ciclo che è iniziato con la mostra di Dario Fo, appena conclusa, e con quella dedicata all’arte milanese degli anni ’70, appena inaugurata al piano nobile di Palazzo Reale; e che si chiuderà con l’esposizione, in Sala delle Cariatidi, dei ‘Funerali dell’anarchico Pinelli’ di Enrico Baj, opera simbolo di quegli anni difficili e complessi. Una serie di progetti scientifici e di concept espositivi molto diversi, ma tutti complementari tra loro, che per la prima volta a Milano affrontano i temi, le contraddizioni, le passioni, le provocazioni, le tensioni e le germinazioni artistiche e culturali di quel periodo storico irripetibile, che ha impresso un segno indelebile nell’arte e nella società del nostro Paese”.

Il progetto, nelle suggestioni di un edificio altamente simbolico della città, si muove su diversi registri espositivi che insieme costituiscono un itinerario unitario e coerente: un primo percorso, più intimo, per l’esposizione di una raccolta inedita di disegni; un secondo percorso, inaspettato e palese, delle più importanti installazioni di Fabio Mauri; e un ultimo che raccoglie una ricca selezione di ‘Schermi’, le prime opere monocrome dell’artista realizzate alla fine degli anni Cinquanta che contengono già il riferimento al cinema e alla civiltà contemporanea dell'immagine.

Artista e drammaturgo, fondatore di due riviste critiche e protagonista dell'avanguardia italiana a partire dagli anni Cinquanta, Mauri intreccia storia e destino individuale nella sua poetica, che si struttura nei suoi primi diciotto anni di vita: la guerra, la conversione, la follia, il dramma degli
amici ebrei mai più tornati, la scoperta del fascismo reale.

Questa prima grande retrospettiva istituzionale milanese si concentra sui “classici” del lessico artistico di Mauri, opere in cui si evidenzia la sua propensione per l’esposizione come momento di coinvolgimento dello spettatore attraverso oggetti e immagini presi in prestito dalla storia,
personale e collettiva, e risignificati nel contesto artistico.
“Lo sguardo che richiedono le opere di Fabio Mauri - scrive Francesca Alfano Miglietti in catalogo - è uno sguardo en voyeur (inevitabile controfaccia della pietas). Ci chiedono di osservare dunque. Di identificarci e, nel contempo, di mantenere la distanza. E’ forte il disagio di un’assenza fuori dal luogo.
C’è una stretta somiglianza, nella lingua tedesca, tra i verbi vorfuhren (“mostrare”, “proiettare”) e ver-fuhren (“sedurre”): ed hanno in comune fuhren, che vuol dire “guidare”.

L’opera si eclissa progressivamente. Il “vedere” e il “far vedere”, sono elementi costanti nella poetica di Fabio Mauri, così come il bisogno di realizzare un’opera fruibile in tutte le sue parti, la possibilità, cioè,
di mettere lo spettatore in grado di svolgere le attività di riflessione o di ricordo o, comunque, di partecipazione emotiva”.
Nel suo complesso, la mostra di Fabio Mauri a Milano propone quello che da sempre è il tema centrale della poetica dell’artista: una riflessione sull’arte declinata con i toni, a lui più congeniali, della tensione ideologica, come allusione alla condizione drammatica dell’uomo nella dialettica tra
struttura e materia, tra forma, immagine e storia.

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