Dopo di noi

Ha scritto recentemente Alessandro Colonna, residente in zona, al giornale per avere uno spazio sulla disabilità. Il lettore sottolineava la sua preoccupazione riguardante il momento in cui qualcun altro dovrà prendersi carico di un familiare disabile. ()
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“Non per sfiducia nelle istituzioni- scrive- ma abbiamo sentito tante storie di disabili, soli, rinchiusi in comunità, e privati del proprio patrimonio da amministratori di sostegno senza scrupoli.”
Il “dopo di noi” è indubbiamente la più grande preoccupazione del familiare del disabile.
C’è perfino una legge che s’intitola:”Dopo di noi”. Il problema, che ho studiato a lungo, è abbastanza semplice per chi non ha problemi economici. La legge infatti prevede la costituzione di un trust ( istituzione giuridica di common law) che garantisce al disabile una certa indipendenza, permettendogli di continuare a vivere in modo autonomo pur essendo assistito.
Chi non ha ingenti capitali o numerosi immobili invece non ha questa possibilità. I notai sconsigliano infatti il trust a chi ha solo un immobile o nessun capitale.

Purtroppo il “dopo di noi” continuerà ad essere un problema. Per non perdersi d’animo però si possono consultare alcune associazioni che si occupano dei disabili e dei loro familiari.
Seguo sempre l’associazione “In cerchio” che è una delle prime associazioni a Milano, che ha un approccio giuridico dettagliato sulle problematiche della disabilità. Presso di loro ho trovato molti consigli sia con riguardo all’amministrazione di sostegno, che ad altre questioni relative alla disabilità: diritti,bonus, detrazioni, domande di ausili etc.
Da qualche mese promuovono anche un progetto, “Toghether at home” assieme all’associazione Vividown per accompagnare il familiare con disabilità intellettiva verso l’autonomia.
Si tratta di una nuova cultura della disabilità, per cui la persona invalida non è vista come malata,ma come cittadino titolare del diritto ad una vita indipendente nelle diverse eccezioni fruibili e sostenibili. In questa prospettiva il “dopo di noi” si concentra sul “durante noi”. Il progetto prevede proposte comuni a tutte le famiglie ed interventi specifici a seconda delle disabilità coinvolte.
Un’altra storica associazione presente a Milano da molti anni e che condivide lo stesso orientamento terapeutico è ITACA. Anche questa associazione offre aiuto alle famiglie con i corsi “ Famiglia a famiglia” che si tengono ogni 15 giorni ed aiutano a capire le malattie mentali, a creare una rete di solidarietà ed in definitiva a migliorare la qualità della vita delle persone affette da disturbi e delle loro famiglie. I corsi sono gratuiti,come quelli di auto aiuto che individuano le strategie migliori per i momenti più difficili. Itaca ha anche delle job station per aiutare nell’inserimento lavorativo le persone con disturbi mentali.
Credo che se si condivide questa nuova cultura della disabilità, se si promuove l’inserimento di questi cittadini nel mondo e nella vita di ognuno di noi, il “dopo di noi” può fare meno paura.
Le malattie mentali possono isolare dal mondo, e anche se spesso non si guarisce, si può trovare una cura, un modo per cercare di garantire al proprio familiare una buona qualità della vita ora e per il futuro.

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