Un seme ben piantato

A rotazione dieci ragazzi stranieri, non accompagnati, fra i 14 e i 18 anni sono ospitati da un’associazione residenziale che offre loro assistenza e formazione. Al via una campagna di crowdfunding per sostenere i loro progetti e raccontare le loro storie. ()
seme apertura
A pochi metri da Piazzale Piola, vicinissimo al brulicante scenario dei giovani universitari del Politecnico, affacciati sulla speranza di una carriera importante e di un futuro radioso, sorge una piccola comunità che racconta un altro modo di essere giovani. Qui, nell’ambito della Cooperativa Farsi Prossimo Onlus, dal 2003 ha trovato casa Il Seme, una realtà educativa e residenziale per minori stranieri e soli.

Dieci ragazzi tra i 14 e i 18 anni vengono accolti a rotazione da un’equipe educativa – composta da cinque educatori, un coordinatore e una volontaria in servizio civile, insieme ad un assistente sociale di riferimento assegnato dal Comune di Milano – trovando non solo un luogo di inclusione ma anche un punto di costruzione e ripartenza. Un tetto sulla testa, documenti e cure mediche alla base dell’attività de Il Seme, ma anche una fortissima attenzione alla formazione, allo sport e al tempo libero.
I documenti, dal permesso di soggiorno al passaporto, le vaccinazioni e le visite mediche come premessa necessaria, ma poi, partendo da lì, licenza media, corsi di formazione, tirocini professionali e accesso a Borse Lavoro, di pari passo con attività sportive e viaggi formativi.
Il lavoro della comunità è ampio e punta a creare individui autonomi, che ritrovino o scoprano per la prima volta un sentimento di fiducia nel futuro, con cui affacciarsi al mondo al compimento della maggiore età.

Raccontare chi sono, da dove vengono, dove sono arrivati questi ragazzi è l’obiettivo che si pone il documentario “In between: tra luoghi e tempi in una comunità per minori stranieri non accompagnati”, un progetto video fortemente antropologico, per il quale la comunità ha avviato una campagna di crowdfunding (questo il link per chi vuole sostenerla).
Il focus narrativo sarà proprio la biografia dei ragazzi che ospitiamo, il loro viaggiare e spostarsi da un luogo all'altro, nel tempo e nello spazio, e come questo essere altrove modifichi il loro modo di pensare, immaginarsi – ci spiegano dalla comunità – Perché per loro rimettere in gioco tutti gli elementi significa arrivare a qualcosa di diverso da quello che c’era prima, ma anche diverso da quello che si immaginavano, fino a trovare un nuovo baricentro”.

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