Lo scialle andaluso

La raccolta di racconti di Elsa Morante è la proposta di lettura per il mese di aprile nel percorso dedicato al tema “Racconti italiani d’autore”. ()
lo scialle andaluso immagine
Elsa Morante possedeva un sentire profondamente poetico che si è insinuato nella sua produzione in prosa permeandola di un alone tale da rendere la sua prosa intimamente poetica. Leggendo i racconti che compongono “Lo scialle andaluso”, così come nel leggere i suoi romanzi, si ha infatti l'impressione che la Morante, scrivendo, fosse sempre dentro un incantesimo e un incantamento che riverberano, nella sua prosa, un'atmosfera e un'andatura intrinsecamente poetica.
E rilevare ciò, in relazione ai racconti de “Lo scialle andaluso”, è ancor più significativo in quanto essi sono rappresentativi sia degli anni della produzione giovanile della Morante sia di quelli della sua produzione più matura, andando da racconti scritti alla metà degli anni '30 ad altri scritti agli inizi degli anni '50, il che ci dice che quel “parlare poetico”, presente nell'opera di Elsa Morante, si è manifestato sin dagli albori e si è mantenuto nel tempo, quando era ormai pienamente una grande scrittrice.
Ma quel “parlare poetico” non solo ha una sua intrinseca bellezza ma, soprattutto, esalta quella grande arte della finzione che la Morante conosceva e padroneggiava, attraverso cui trasla il reale e lo trasporta in un altrove magico e fiabesco, rendendolo come sospeso in una irrealtà. Ma lungi dal compiere un mero artificio la Morante realizza una sorta di fusione di realtà e finzione, facendo convivere l'una e l'altra e dando così vita a un livello nuovo e diverso di percezione delle cose. Le sue storie, come si rileva nei racconti de “Lo scialle andaluso”, sono infatti ambientate in luoghi reali che sfumano in atmosfere senza luogo e senza tempo. Ma, in quelle storie, accadono cose che riguardano gli uomini e la vita, solo che per parlarne la Morante traveste la realtà e trasfigura il mondo con la fantasia e lo intesse con la sua “poesia”.
Ora, va detto, che vi è un comun denominatore che accomuna i racconti de “Lo scialle andaluso” ed è che in essi è come se tutto fosse sempre pervaso da un alone di mistero. Perché il “parlare poetico” della Morante non è espressione di uno stato d'animo spensierato, ma serve alla Morante per trasportare cose che arrivano da abissi profondi. Ma questo mistero è proprio quel reale che la Morante trasfigura per poterne parlare e che riguarda gli uomini, i loro rapporti e quelli con la loro vita. In una nota, a commento del film “Il silenzio” di Bergman, la Morante aveva scritto: “...i rapporti umani hanno sempre una profondità misteriosa, e propongono, appena si parta a esplorarli, una duplicità senza soluzione: dove l'amore e l'odio, la ripulsa e la voglia, la colpa e l'innocenza, si intrecciano in nodi tali, che ogni giudizio sul nostro prossimo si riduce, in realtà, a una presunzione o a un arbitrio” (“L'Europa letteraria”, n. 27, marzo 1964).

Ed è l'esplorazione di queste profondità misteriose che la Morante compie ma non per sciogliere i nodi bensì per mostrarli e farcene percepire la loro universalità. In questo senso i racconti de “Lo scialle andaluso” rimandano all’infanzia, ai turbamenti dell'adolescenza, alla perdita dell'innocenza, alla prima giovinezza, all’essere donna, alla famiglia, al rapporto esclusivo ed espulsivo con la figura materna. Ma rimandano anche al mistero della vita e al nostro inutile interrogarla, al mistero della gelosia e del possesso esclusivo, al tema dell'attrazione misteriosa esercitata dalla bellezza, a quello della dimensione stregata della realtà, della scoperta del corpo e dell'erotismo, delle egoistiche incomprensioni dei genitori verso i figli, dell'illusione amorosa (e non solo) e della relativa disillusione. Tutto però affrontato sempre con quella “grazia” poetica e con quel ricorso alla trasfigurazione fantastica che rende antirealistico il modo di parlarne anche se è dal reale che quei temi e motivi provengono ed è nel reale che essi esistono.
“Lo scialle andaluso” fu edito nel 1963, perciò molti anni dopo la stesura dei racconti che lo compongono e la scelta fatta dalla Morante di dare vita a questa raccolta sembra essere stata per lei l'occasione per fare un bilancio e una rivisitazione dei suoi percorsi di scrittura, da quelli più giovanili a quelli più maturi. Il volume si compone di una scelta complessiva di dodici racconti e cioè: “Il ladro dei lumi” (1935), “L'uomo dagli occhiali” (1936), “La nonna”, “Via dell' Angelo” e “Il gioco segreto” (1937), ”Il compagno” (1938), “Il cugino Venanzio” e “Andurro e Esposito” (1940), “Un uomo senza carattere” (1941), “Il soldato siciliano” (1945), “Donna Amalia” (1950) e “Lo scialle andaluso” (1951) che dà il titolo alla raccolta.
Ma se, come detto, da questi racconti emana un senso di mistero che evoca quel groviglio della “duplicità senza soluzione” in essi la Morante mette in scena un mistero ancora più grande che li sovraintende tutti, quello della morte. Colpisce infatti come sin dai primi racconti e fino al “Il soldato siciliano” i protagonisti si trovino messi di fronte alla presenza e al rapporto con la morte che appare in tutta la sua inesorabilità e inesplicabilità. Vi è infatti nei personaggi, siano essi bambini, adolescenti, adulti o anziani, un “prendere atto” della morte che si configura come perdita definitiva di ogni residua innocenza, come fine dell'idea della vita come incanto e, nel contempo, come cambiamento inesorabile e rassegnata accettazione della propria finitezza. Emerge quindi, dietro le dimensioni trasognate e favolose, la lucida coscienza di quell' enigma ignoto che è la morte che la Morante, ancora giovanissima, aveva già scorto come verità del mondo. E chi a quella morte assiste oppure la attende o ne è vittima, subisce, sgomento o inerme, le ripercussioni di ciò che gli si è rivelato.

In questo senso la Morante si rivela una “poetessa del disinganno”, disvelando, anche con spietatezza, le realtà che si celano dietro i veli delle illusioni le quali mostrano tutta la loro natura di “menzogne”. E' quel passaggio dall'innocenza alla coscienza che diventa per i personaggi morantiani un'esperienza tragica e fondamentale, scoprendo essi, a proprie spese, realtà dolorosamente diverse da quelle immaginate. Sono quindi, in estrema sintesi, quelle de “Lo scialle andaluso” storie di paure e presagi (“Il ladro dei lumi”), di spettralità che raccontano sofferenze (“L'uomo dagli occhiali”), di realtà stregate e di fascinazione e morte (“La nonna”), di beatitudini perdute e ormai irraggiungibili (“Via dell' Angelo”), di creazioni di mondi segreti da cui si è brutalmente sottratti (“Il gioco segreto”), di menzogne dolorosamente pronunciate per amore e pudore (“Il compagno”), di inerme attesa del proprio destino e sull'impossibilità di conoscere il proprio destino (“Andurro e Esposito”), di amori promessi resisi fatalmente impossibili (“Il cugino Venanzio”), di cocenti illusioni, rimpianti e vigliaccherie (“Un uomo senza carattere”) di espiazioni di padri per la loro tragica incapacità di comprensione dei figli (“Il soldato siciliano”).
Infine un cenno particolare agli ultimi due racconti “Donna Amalia” e “Lo scialle andaluso”. Il racconto “Donna Amalia” ha i toni leggeri e sorridenti di una favola umoristica e, in questo, diverge dagli altri racconti. Donna Amalia, una donna “...sui cinquant'anni, ma ne mostrava trentacinque”, vive come in uno stato di perenne esaltazione interiore, per l'esuberanza e l'entusiasmo che ella prova per tutte le cose che la circondano. Tuttavia amarla è fatale perché chi se ne innamora ne resta come stregato. I suoi due pretendenti, don Vincente e Don Miguel, se l'erano infatti contesa e, dal duello che ne scaturì, don Vincente ne uscì vincitore e la sposò e Don Miguel, sconfitto, non potendo dimenticare Amalia, cercò “...invano un'altra che le rassomigliasse. Finché si ritirò in uno dei suoi castelli in Catalogna, e morì di malinconia.” Il finale reimmette quindi, anche in questo racconto, un'aura di dolente amarezza rispetto al gioioso procedere e e all'incantata atmosfera su cui il racconto si era sviluppato.

Un vero e proprio racconto lungo è infine “Lo scialle andaluso”, centrato sul conflitto fra Andrea e sua madre Giuditta, verso cui Andrea nutre un legame viscerale che si muta in una violenta gelosia con un alternarsi di adorazione e repulsione, dato che Giuditta si dedica con un trasporto appassionato e per lei vitale al teatro e alla danza. Ma il figlio vivendo ciò come mancanza di attenzione nei suoi confronti, nonostante la madre lo rassicuri di continuo sull'amore che prova per lui, cova verso di lei un freddo rancore, comportandosi in modo scostante ed aggressivo. Fino al punto di darsi al sacerdozio, entrando in seminario ed irrigidendosi in quella fittizia vocazione. Senonché l'immagine di Giuditta gli riappare un giorno su un manifesto dove la madre, in realtà ormai decaduta, è nelle vesti di attrice di rivista. Ma ai suoi occhi quell'immagine ha l'effetto di una folgorazione e ingenuamente convinto che Giuditta sia divenuta una regina del palcoscenico abbandona il seminario e si reca a teatro certo di assistere ad una trionfale esibizione della madre. E mentre la osserva rapito, vivendola come un'entità splendida quanto irraggiungibile, si accorge che il pubblico la fischia e la irride essendo divenuta ormai ella priva di qualsiasi attrattiva. Per entrambi è la fine delle loro illusioni: per Giuditta quella di essere un'artista, per Andrea di credere tale sua madre. L'idolo che Andrea aveva appena creato si è subito infranto. Da quel momento Giuditta ripiegherà mestamente nel ruolo di madre mentre, per contro, Andrea, abbandonato l'abito talare, scoprirà di vivere male il ritrovarsi in quella condizione di figlio nella quale, in passato, aveva tanto desiderato stare. E un tragico e definitivo senso di repulsione prenderà il posto di quella che un tempo era stata per Andrea una segreta e immensa adorazione.

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha