Addio Milano Bella

Lodovico Festa racconta un’indagine socio-politica nella Milano di Tangentopoli. ()
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Milano, febbraio 1993. Un ingente ammanco dalle casse del PDS spinge il segretario milanese del partito a incaricare l’ingegner Mario Cavenaghi di scoprire chi siano i colpevoli. L’ingegnere, già dirigente del Partito Comunista milanese, vive ormai da anni a Lugano (da qui il bel titolo del racconto) e, per non si sa quale senso di colpa o di affetto, accetta di condurre l’indagine.
Siamo in piena bufera Tangentopoli, con incriminazioni e arresti quotidiani da parte della magistratura, con il neonato PDS in imbarazzante sofferenza.

Per condurre la sua ricerca, il Cavenaghi incontra decine di militanti del partito che potrebbero fornirgli qualche elemento di conoscenza e avvicina un piccolo plotone di professionisti, docenti universitari, banchieri e autorevoli personalità a cui chiede opinioni sulla realtà socio-politica del tempo.
Per nulla svelare nei particolari, lasciando ai lettori il piacere della scoperta, basti dire che il mistero viene risolto, mentre rimane più che irrisolto il malessere della Milano di sinistra di quegli anni.
Alla sua terza prova narrativa, Lodovico Festa, a lungo dirigente del PCI milanese, ripropone un’indagine dell’ingegner Cavenaghi questa volta con caratteristiche molto diverse rispetto alle precedenti (La provvidenza rossa, Sellerio 2016, e La confusione morale, Sellerio 2019) in cui il plot giallo è solo un espediente per raccontare la difficile transizione del Partito Comunista Italiano in PDS, in un quadro politico generale complesso e confuso.
Una sorta di indagine sociologica forse utile per ripassare la storia di quegli anni che hanno trasformato, almeno in parte, il quadro politico milanese e nazionale.
Nel romanzo compaiono con il proprio nome personaggi dell’epoca e sotto celate spoglie (Ettore Papperi, Geppi Capretti, Sergio Cazzaniga, Fernando Borutta, ecc.) personalità fondamentali per comprendere la complessità dei tempi.
Per i più accorti testimoni del tempo ci sono poi decine e decine di personaggi, riconoscibilissimi, che si nascondo dietro nomi di fantasia. Tra gli altri, Mino Brambilla, Arianna Arossa, Sandra Novelli, Dario Stefani, Arcangerla Rosa e Claudia Flavia Gresti, per non dire di Franco Enri, mitico segretario della sezione dell’Ortica.
Curioso che tutte le giornate di indagine vengano aperte dalle notizie della televisione svizzera e che vengano segnalati con precisione tutti gli itinerari dei mezzi pubblici, compresi i nomi delle fermate.
La vera federazione del PDS non era naturalmente in via de Castillia, anche se il 33, inteso come numero civico, è giusto. Ci si permette poi di ricordare che l’autore del testo della canzone “Faceva il palo della banda dell’Ortica” non è Enzo Jannacci ma bensì Walter Valdi.
Per tutti coloro che hanno nostalgia di quegli anni.
Parafrasando:” Addio Milano bella, o triste terra mia”.

Lodovico Festa
Addio Milano Bella
Guerini e Associati, 2020, €18,00

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