Franco
Eccomi!
06 settembre 2016 10:18 GMT+02:00
Gianni P.
Ciao Gianni, tutto bene? Sono qui
davanti al monitor di fianco alla mia solita finestra e guardando giù
verso la piazzetta vuota ho pensato di farmi vivo, ma prima ho dovuto
sistemare per il meglio questi due Mac per renderli compatibili tra
loro. Come sai uno è quel vecchio portatile che tenevo da chissà
quanto nell’armadio. Ora che il tutto funziona eccomi qui.
In realtà non avrei molto da
raccontarti, le giornate continuano pallosamente a ripetersi,
fortunatamente fuori l’aria è particolarmente tersa così mi posso
fare con più piacere le mie scarpinate quotidiane; dammi invece tu
qualche notizia nuova, come te la passi?
Franco.
Gianni P.
RE: Eccomi!
06 settembre 2016 10:34 GMT+01:00
Franco
Ciao Franco, pensavo proprio a te in
queste interminabili giornate vuote, ieri ho passato almeno la metà
del pomeriggio sdraiato a sonnecchiare sul mio scomodo divanetto di
vimini in compagnia dei Pink Floyd, e così per un po’ mi sono
distratto da questa stanza.
Il momento più interessante è stato,
e questo vale per ogni giorno che passa, quando, giunta l’ora di
pranzo, ho dovuto improvvisare un nuovo piatto, grande sforzo di
fantasia perché come tu sai ormai gli ingredienti sono sempre meno e
sempre gli stessi, dopodiché altro grande sforzo di fantasia nel
trovarlo decente quando mi è toccato mangiarlo.
Ecco, per esempio, guarda cosa mi sono
fatto oggi per cena, l’ho fotografato proprio pensando a te così
forse ti potrà consolare.
G.P.
Franco
RE: Eccomi!
06 settembre 2016 11:04 GMT+02:00
Gianni P. p.gian@fastwebnet.it
E quelli cosa sono, fagioli?
Certo che visto così pare che tu abbia
fatto una cena al limite dell’indecenza; mangiare dentro quella
spece di vaso da notte è stata un’ironia voluta?
A parte gli scherzi io non so più come
occupare i pensieri, cerco di distrarmi dedicandomi di più al corpo
facendo ginnastica e imponendomi lunghe passeggiate attraversando la
città. Purtroppo nel farlo troppo spesso c’è la menata di
trovarsi inizialmente a percorrere le stesse strade che sai non
cambiano mai, almeno fino a quando gradualmente non ci si allontana
dal proprio quartiere. Ogni volta mi devo inventare un percorso
diverso per riuscire a vedere qualcosa di inedito, o perlomeno ci
provo.
Non oso pensare cosa sarà durante il
prossimo inverno, oltre che ripetitivo il paesaggio sembrerà più
triste e tutto in bianconero.
Con il Mac non riesco più a fare
qualcosa di nuovo, ormai mi sono letto e riguardato tutto ciò che ho
trovato fortuitamente anche nell’archivio, ho persino “spremuto”
ogni file leggibile dal vecchio portatile, una montagna di ricordi e
di cose belle che si facevano un tempo quando si lavorava, ma che ora
rivedere mi fanno più male che bene.
E tu allora come stai?
Franco
Gianni P.
RE: Eccomi!
06 settembre 2016 11:19 GMT+01:00
Franco
Sto benino, anch’io mi rompo
parecchio e passo il tempo cercando di capire adesso cosa fare e che
abbia anche un senso, ma alla fine mi scopro a ripercorrere sempre
gli stessi pensieri. Mi ricorda una cosa che tempo fa avevo letto:
quando noi ripetiamo mentalmente qualcosa nel nostro cervello le
sinapsi rafforzano le loro reti preferenziali riguardo quel pensiero,
questo meccanismo ti permette di imparare, ma anche di rendere
difficile il cambiare un’idea quando è sbagliata o di farti
costruire pregiudizi richiamandoteli spontaneamente. Pare che durante
l’arco della giornata i pensieri inutilmente ripetitivi di molti
superino il 90 per cento, specialmente se sono anziani. Non è facile
evitare questo già in condizioni normali, figurati ora, in assenza
di nuovi stimoli esterni...
Parlami invece delle tue scarpinate
quotidiane, ieri che giro hai fatto? Hai visto qualcosa di
interessante?
G.P.
Franco
RE: Eccomi!
06 settembre 2016 11:32 GMT+02:00
Gianni P. p.gian@fastwebnet.it
Ieri ho davvero camminato molto, sono
arrivato fino alla ex fiera dove c’è il cantiere di uno dei tre
nuovi grattaceli, ovviamente tutto è rimasto così come l’avevo
lasciato l’autunno scorso: un enorme scheletro solitario in
compagnia della sua lunga ombra. Che tristezza, sembra la parodia di
chi abbia la pretesa di raccontarti un futuro che non esiste.
Durante il ritorno ho scelto
volutamente di percorrere strade diverse di quelle dell’andata per
evitare ancora il centro: visto e stravisto.
Ogni giorno che esco di casa per fare
il mio nuovo giro, se non parto già con un’idea di dove andare, mi
scopro dirigermi sempre istintivamente verso il centro, un riflesso
incondizionato; dev'essere come dici tu quando parli di queste
sinapsi che se non si ha deciso prima saranno loro a farti
ripercorrere inconsciamente sempre le stesse scelte.
Mi piace questa cosa che mi hai
spiegato perché ora mi rende più cosciente di quanto realmente io
sia padrone delle mie decisioni, anche sulle cose più semplici. Non
oso immaginare quanto ci abbiano giocato con la pubblicità o la
politica: ne abbiamo il risultato!
Ma non è che tu pensi troppo, non
sarebbe meglio che invece di passare le ore davanti al PC non facessi
qualcosa di più utile per il tuo fisico?
Datti una mossa, guarda che non è poi
così vero che nulla accade, per esempio prova a farti un giro ai
Giardini Pubblici, vai un po’ a curiosare nel laghetto delle
anatre e fatti un’idea reale di quello che sta accadendo fuori di
casa, ma quando sarai lì, sta attento a non farti divorare, altro
che tu con i tuoi fagioli.
Franco
Franco
La buona notte
07 settembre 2016 22:30 GMT+02:00
Gianni P. p.gian@fastwebnet.it
Ciao Gianni, ho finito or ora di
mangiare un mischione di mais in scatola e tonno; rimpiango i tempi
quando riuscivo ad aggiungere anche un po’ di cipolla trita
congelata, ma mi fido sempre meno da quando ho notato queste piccole
interruzioni di corrente. Forse sto esagerando, ma più passa il
tempo e più mi spaventa la possibilità di sentirmi male, non oso
pensarci, ora sto benone e cammino lungamente e volentieri, vorrei
che questo durasse.
Oggi ho addirittura esagerato, sono
arrivato fino alla stazione di Rogoredo, quello è stato un luogo che
mi ha lasciato molti ricordi e ho passato tutto il tempo che ho
impiegato per arrivarci cercando di ripercorrerli. Ricordi brutti e
ricordi belli, in quella stazione ho vissuto decine di partenze e
arrivi. Girando tra quelle pensiline e lungo gli atri ho rivisto
volti che diversamente non avrei pensato di ricordare, tutto sommato
questa giornata è stata piacevole e vorrei rifarlo: sto cercando di
individuare quali altri luoghi di questa città mi saprebbero
restituire altrettante emozioni.
E sì, Gianni. Dovresti pensarci anche
tu invece di inflaccidirti per ore davanti al monitor, magari
ripetendo continuamente quello stupido giochino.
Fr.
Gianni P.
RE: La buona notte
07 settembre 2016 22:39 GMT+01:00
Franco
Ma va in mona, sei convinto che quello
che funziona a distrarre te sia valido anche per gli altri, cosa ne
sai di quanto mi solleva da tutta questa cazzo di faccenda quello che
tu chiami “stupido” giochino piuttosto di tormentarmi la memoria
con tutti quegli inutili ricordi che mi descrivi; non mi convinci per
niente quando mi racconti del piacere che provi nel riviverli. Il mio
giochino è probabilmente meno stupido di ciò che ti stai facendo.
Pensa che mi basta solamente ricordare
Briciolo per sentirmi subito a disagio, mi manca davvero tanto da
quando non l’ho più visto tornare, figuriamoci tutto il resto:
potrei morirne.
Guarda questa foto, l’ho scattata
pochi giorni prima, ero andato con lui a trovare Barbara... e anche
lei, non farmici pensare.
briciolo.jpg
Franco
RE: La buona notte
07 settembre 2016 22:57 GMT+02:00
Gianni P. p.gian@fastwebnet.it
Osservando l’espressione che aveva
Briciolo in questa foto sfuocata che mi hai appena mandato non so
decidermi se è più un cane lui con quello sguardo poco intelligente
o sei più cane tu a scattare queste pessime foto.
Dovresti non solo importi di uscire di
casa e muovere la panza, ma anche portare con te questa orrenda foto
per poi scaraventarla il più lontano possibile e liberartene
definitivamente.
Partendo da casa tua e arrivando in
fondo alla Martesana faresti un bel pezzo di strada, ti farebbe bene
nel corpo e nell’anima.
Franco
Gianni P.
RE: La buona notte
07 settembre 2016 23:03 GMT+01:00
Franco
PIRLA!!!!
PIRLA!!
PIRLA!!!
Gianni P.
Allora?
12 settembre 2016 06:48 GMT+01:00
Franco
Ciao Franco, quasi due giorni di
blackout!
Approfitto subito per scriverti dal mio
portatile perché finalmente è tornata or ora la corrente, comincio
a preoccuparmi per queste interruzioni, sono sempre più frequenti e
inoltre questa volta è durata davvero troppo.
A questo punto è proprio così come
dicevi tu: il frigo non è più affidabile, anzi ha proprio finito di
esistere insieme ormai a decine di altre cose divenute inutili.
Appena avrò finito di scriverti corro
subito all’Esselunga di viale Piave dove avevo notato che i
congelatori, essendo piuttosto grandi, si mantenevano abbastanza
freddi anche durante le pause di energia in modo sufficiente perché
la merce, quella proprio sotto, non facesse in tempo a sgelarsi, ma
sospetto che questa pausa così lunga abbia definitivamente
compromesso tutto. Vado solo per togliermi lo sfizio, se per caso
trovassi qualcosa ancora di congelato, escluso comunque il pesce,
oggi stesso mi regalerei un ultimo giorno di abbondanza, male che
vada mi rimarrebbe perlomeno un’enorme scelta di vini anche se non
saprei a cosa brindare.
G.P.
Franco
Sana lettura
13 settembre 2016 11:14 GMT+02:00
Gianni P. p.gian@fastwebnet.it
Ciao Gianni.
Ieri pomeriggio sono arrivato davanti
alla solita libreria di corso Buenos Aires e questa volta mi sono
preso un trattato sul mondo classico, per favore non chiedermi per
quale motivo abbia fatto questa scelta.
Poi mi sono seduto su di una panchina
di via Morgagni, sai proprio all’altezza di quella birreria di
solito piena di ragazzotti stupidi? Ho passato quasi due ore a
leggere sui greci, o perlomeno quello che sosteneva Montanelli di
loro, e ho provato a immaginare quanto sarebbe difficile spiegare
loro, per esempio a un personaggio come Aristotele, la fine che ha
fatto il mondo occidentale: la difficoltà non sarebbe data dalla
mancanza di capacità nel comprendere la modernità degli antichi
greci, tutt’altro, ma nel descrivere da parte mia l’enorme
stupidità dei loro posteri.
All’improvviso sono iniziati a cadere
enormi goccioloni, fin dal primo mattino il cielo era apparso
piuttosto pesante, quasi subito è iniziato a salire dall’asfalto
il tipico odore di ozono, soltanto che questa volta quell’odore era
stranamente forte tanto da diventare insopportabile. Mi sono dovuto
precipitare all’interno del primo portone che ho visto, ma non per
evitare di bagnarmi. Il cielo nel frattempo aveva preso ulteriormente
a scurirsi al punto da sembrare tarda sera, ho anche notato che
quelle enormi gocce erano tiepide.
Caro Gianni mi chiedo se tutto ciò che
è rimasto e vedo intorno a me potrà mai servire a qualcun altro o
sarà destinato a rimanere una triste discarica di un mondo ormai
finito per sempre.
Mi ricorda un tempo insospettabile,
quando tutto sembrava scontato, durante il quale mi potevo permettere
bellissimi viaggi interessanti, e ti parlo di viaggi e non vacanze;
durante uno di questi viaggi ho attraversato la Cambogia visitando
anche zone poco turistiche e ricordo che la cosa che mi fece più
impressione fu di avere visto un numero infinito di rovine di antiche
costruzioni meravigliose, molte ancora da recuperare, sepolte nella
foresta, mentre qua e là si incontravano piccoli villaggi su
palafitte dove la gente in taluni casi era come se vivesse nel
neolitico e queste popolazioni erano i discendenti di coloro che
hanno eretto quei templi: mi sono chiesto come fosse potuto accadere.
Ora non me lo chiedo più.
F.
Gianni P.
RE: Sana lettura
13 settembre 2016 11:32 GMT+01:00
Franco
Smettila Franco di vagheggiare con la
mente, comincia a pensare solo a te stesso e a ciò che ti occorre
giorno per giorno per stare meglio nel tirare avanti, tra un paio di
mesi arriverà il freddo, ci hai pensato?
Guarda che non è tutto così immobile
come sembra voglia far credere questa città sospesa, stamane sono
andato come spesso faccio a rovistare nel solito supermercato e
durante la strada di ritorno a metà di via Bixio mi sono imbattuto
in un piccolo branco di cani orrendi; ti assicuro che non è stato
per niente divertente. Non so come ho fatto ma sono riuscito a
dileguarmi e poi a rifugiarmi in casa, questa possibilità non
l’avevo ancora considerata, da questo momento uscire di casa non
sarà più la stessa cosa.
Tutta questa calma e silenzio apparente
sono ingannevoli, il tempo passa e chissà cosa ci aspetta ancora,
non certo che le cose possano migliorare, ma quando fai i tuoi soliti
giri non hai notato cosa sta accadendo intorno a te? Hai visto come
stanno diventando tutte le auto? Le sterpaglie ai bordi dei
marciapiedi sempre più alte? Ci stai ragionando?
Sono preoccupato, davvero per quando ci
sarà l’inverno alle porte e chissà poi che tipo di inverno, non
credere che sarà uguale a quelli che abbiamo sempre conosciuto.
Non ho idea di come, ma bisognerebbe
prepararsi, ma prepararsi a cosa?
Facci un pensiero, potrebbe servirti.
G.P.
Franco
Pioggia e ancora pioggia
18 ottobre 2016 17:21 GMT+02:00
Gianni P. p.gian@fastwebnet.i
Ciao Gianni, per caso ho notato questo
improbabile ritorno di energia e quindi non ho resistito nello
scriverti, penso davvero che questa sia proprio l’ultima volta che
lo potrò fare.
Mentre ti sto scrivendo approfitto
della corrente per riascoltarmi “Knockin' on Heaven's Door” del
grande Bob, anche di questo sarà l’ultima volta.
Ho smesso di contare i giorni di quando
è iniziata questa fitta pioggia, forse è così da più di una
decina e senza sosta, comincio a pensare che non smetterà mai più,
forse hai ragione tu nel sospettare dell’inverno che sta per
arrivare.
L’altro giorno non ho resistito a
uscire dopo essere rimasto chiuso in casa da ormai troppo tempo e ho
sentito il bisogno di camminare, mi sono incappucciato ben bene e
sono sceso dirigendomi speditamente verso la metro più vicina,
quella di Porta Venezia e lì sono sceso al riparo dalla pioggia; non
l’avevo mai fatto prima perché pensavo che fosse inutile aggirarmi
tra quelle gallerie inquietanti, probabilmente senza illuminazione.
Ho portato con me una torcia elettrica
con alcune batterie di scorta e subito sotto la prima rampa di scale,
non appena al riparo, mi sono fermato a perlustrare con la pila il
grande atrio illuminandone ogni angolo prima di decidere da che parte
iniziare ad avventurarmi.
Ovviamente tutto era tranquillo e
silenzioso, come mi sarei aspettato che fosse, allora ho scelto di
dirigermi verso la parte più centrale dell’atrio lì dove c’era
l’edicola, proprio di fronte ai tornelli, e mi sono messo a
curiosare; era tutto in ordine così come è stato lasciato, con le
riviste ancora ben esposte, la porticina ancora aperta. Ho ripreso a
guardarmi attorno da quel punto lanciando il fascio di luce in ogni
direzione e ho notato che quell’ambiente li sotto era rimasto per
tutto il tempo protetto da ogni intemperia, contrariamente a ciò che
è accaduto all’esterno, tutta questa apparenza di ordine mi dava
un senso di rassicurante normalità che mi sorprese piacevolmente.
D’improvviso ho udito un fruscio
dietro me, sono rimasto pietrificato, ho guardato istintivamente di
fronte verso una delle scale che portano all’uscita da dove
filtrava la fievole luce bluastra della pioggia. Quasi subito il
rumore si ripeté, ero indeciso se scattare verso la scala o girarmi
e illuminare qualsiasi cosa provocasse quei fruscii, decisi per
questa soluzione e puntai la torcia dietro di me, voltandomi. A circa
una decina di metri era appoggiato alla parete un distributore di ticket e subito davanti a questo, sul
pavimento, ho notato per un attimo qualcosa che velocemente è
scomparso dietro il macchinario. Ho capito solamente che era scuro e
dalle dimensioni di una palla, sono rimasto immobile a illuminare
quella zona con il cuore in gola.
Improvvisamente da dietro lo stesso
angolo da cui era scomparsa ecco riapparire quella cosa che
lentamente si stava dirigendo verso di me nel pieno della mia luce...
un piccione! Uno stupidissimo piccione!
Percorso poco più di un metro con quel
suo buffo modo di camminare ritornò di nuovo sui suoi passi, come se
fosse indeciso su cosa fare. Mi ricordo un tempo quando frequentavo
la metro che talvolta se ne incontravano anche più sotto, lungo la
pensilina, e mi chiedevo come potessero sopravvivere se non avessero
trovato il modo di uscire: evidentemente la sopravvivenza per loro
non è un problema, me lo stava dimostrando lui in quel momento,
malgrado tutto. Forse il mondo verrà ereditato dai più semplici.
Superata questa prova mi sono sentito
più rassicurato nel proseguire l’esplorazione, ruotando il mio
fascio di luce ho trovato i tornelli dove subito dopo ci sarebbero
state le scale che mi avrebbero portato giù verso i binari. Di lì a
poco eccomi sotto alla pensilina, con passo lento l’ho percorsa
tutta spostando la luce un po’ ovunque illuminando le rotaie e i
posters sulle pareti: anche qui tutto sembrava in ordine e intatto.
Arrivato in fondo decisi di scendere la
scaletta che immetteva sullo stretto marciapiede d’emergenza che da
lì iniziava a estendersi parallelo ai binari. Mi stavo dirigendo
lungo la buia galleria che mi avrebbe portato verso la stazione di
Palestro.
Ho camminato per diversi minuti prima
di percepire il rumore di cascatella, di lì a poco mi sono imbattuto
in un infiltrazione d’acqua probabilmente provocata dalle lunghe
giornate di pioggia, persino le rotaie in quel punto erano scomparse
sott’acqua; sono riuscito a passare oltre ritrovandomi di nuovo
inzuppato.
Ho ripreso a camminare in
quell’oscurità, il tempo pareva non scorrere mai, sono caduto così
per la prima volta, da quando tutto ebbe inizio, in un profondo
sconforto, come se mi fossi solo allora reso conto della reale
gravità; percorrevo quell’interminabile galleria cercando qualcosa
nella mia mente a cui aggrapparmi in modo disperato, ho persino
voluto credere che di lì a poco avrei scorto in lontananza le luci
della prossima fermata e avrei udito i soliti rumori della gente,
degli altoparlanti e della vita che stava scorrendo come è sempre
stato. Avrei riempito di sorpresa i guardiani nel vedermi piangere di
gioia mentre mi stavano multando.
La luce della pila fece improvvisamente
riflettere in fondo alla galleria due catarifrangenti rossi; man mano
che mi avvicinavo prese forma il muso del convoglio; ero arrivato
alla fermata di Palestro dove uno dei treni si era fermato, per
sempre. Dopo essere risalito sulla nuova pensilina ho iniziato a
percorrerla camminando lungo il fianco delle carrozze, ho notato che
le porte erano rimaste aperte e, sentendomi ormai a pezzi, sono
entrato nel terzo vagone e l’ho percorso all’interno per pochi
metri prima di lasciarmi andare, sdraiandomi lungo una fila di sedili
per poi subito addormentarmi.
Questo è quanto, da allora non sono
mai uscito di casa e non credo di avere più la voglia di farlo, da
quel giorno non sono più stato in grado di ingannarmi come ero
disperatamente riuscito a fare prima.
Questa è l’ultima mail, ti saluto
Gianni e non rispondermi: sappiamo ambedue quanto sarebbe inutile.
Franco.
Milano, 9 gennaio 2017
Gianfranco si mosse goffamente verso la
piccola scrivania vicino alla finestra dove si trovava il Mac,
malgrado fosse coperto da diversi maglioni e dal pesante giaccone si
sentiva totalmente intorpidito dal gelo, la temperatura di quella
stanza era la stessa dell’esterno.
Con lenti
movimenti staccò l’ormai inutile spina dal computer e voltandosi
diede un’occhiata giù attraverso il vetro alla piccola piazzetta
deserta coperta di ghiaccio, poi si voltò trascinandosi verso il
divanetto di vimini dove era appoggiato il portatile, anche da quello
staccò sia la spina che il cavetto che lo collegava direttamente al
Mac sulla scrivania, prese il vecchio portatile e lo appoggiò
accuratamente a terra, si sdraiò sullo scomodo divanetto e, con le
braccia conserte, chiuse serenamente gli occhi.
Raul Martinello , di professione grafico, ha vinto con i suoi racconti il Premio Nazionale di Lettere e Arti di Città Viva, Ostuni, nel 2003, 2005, 2006 e 2010 e di Urania Lombardia nel 2004.
Il libro è acquistabile all'indirizzo https://martinelloraul.it/libri/.