La vigilia del 25 aprile

Nei giorni precedenti il 25 aprile l'ingresso della sede dell'ANPI, la cui parete di fondo era coperta da un enorme pannello composto dei ritratti dei caduti per la Resistenza, si riempiva di decine e decine di corone d'alloro con foglie scure e brillanti che spandevano un fresco profumo ristoratore per le narici... ()
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Ora bisognava darsi da fare a telefonare alle sezioni della città, affinché venissero a ritirarle al più presto. Era tutt'una agitazione: dividersi i nominativi da chiamare, scegliere le postazioni telefoniche e avvisare i responsabili muniti di automobile capiente per trasportare 15 o 20 e più corone.
La Ceda, il Gilberti e la Nica stavano già sollecitando e segnando gli appuntamenti, affinché non si affollassero tutti insieme nella sede.

Infaticabile e magrissima, ormai avanti negli anni, la Ceda, che era stata una giovanissima staffetta partigiana in Emilia, era sempre carica di energia, la stessa che le aveva consentito, con prontezza di spirito, di salvarsi la pelle la volta che era stata fermata dai tedeschi.
La sua determinazione - non le mandava a dire, quello che pensava lo proferiva in diretta - l'aveva portata a essere responsabile dell'ANPI di Sesto S. Giovanni. Fumava una sigaretta dopo l'altra e, anche se con l'aiuto di un bastone cui appoggiarsi, arrivava puntuale tutti i giorni da Sesto e si fermava tutta la giornata. Conosceva tutti e esprimeva la sua su ogni argomento, perché effettivamente era esperta d'ogni cosa che riguardasse l'ANPI.

Gilberti, anche lui magrissimo, anche lui puntualissimo, arrivava da fuori Milano con due frutti con cui 'chiudere' lo stomaco malandato. L'infaticabile braccio destro del presidente Casali già ai tempi della Resistenza, era una persona pacata che subiva le sfuriate della Ceda, senza dispiacersi però e anche lui conosceva ogni cosa, ogni lotta dei partigiani di Milano, della provincia, oltre alle plurime ricorrenze che l'ANPI celebrava durante tutto l'anno e si occupava di tutto.

Nica, che si affacciava in sede per prima, sapeva destreggiarsi in ogni occasione, in quelle più importanti aiutata dal marito Otello, col quale questionava volentieri. Dopo anni era esperta di queste vigilie, formava i gruppi di corone e le distribuiva e sbrigava le pratiche relative.

Pizzinato faceva i suoi commenti e, dato che veniva sollecitato a non ingombrare il passaggio, si ritirava a lavorare nel suo ufficio dell'ANPI regionale, intanto che aspettava la riunione con i componenti che si occupavano di chi doveva parlare dal palco.

Infine giungevano gli incaricati del ritiro e di corsa bisognava preparare il corredo delle corone. "Quante palline dorate per ogni corona, quanti nastri dell'ANPI?", "Non potevate avvertire prima che volevate anche i fazzoletti dell'ANPI?", "Ci fate perdere tempo!", "Aspettate la bolla di consegna!".
I rimbrotti erano la norma e forse la Nica si divertiva anche un po' a farsi sentire.
C'era chi, con l'occasione, voleva fare due chiacchiere e stazionava per una mezzora con Ceda o Gilberti, col presidente o con Pizzinato e c'era di che perdere la testa nel via vai.

Alla fine della giornata, stanchi morti, veniva fatto il punto sugli impegni del 25 aprile: le cerimonie ufficiali del mattino, i discorsi del pomeriggio, il giro per posare le corone alle lapidi dei partigiani in ogni zona di Milano, ogni sezione le proprie. Qualche minuto presso ogni lapide a ricordare la grandezza della persona: Principato, Ienide Russo, Di Vona, Del Riccio, Kasman, Ottolenghi, Temolo, Lepetit e tanti altri, in tutto il Municipio 3 ben 168 caduti!

Nel pomeriggio la partecipazione al corteo concludeva la due giorni di fatica e di commozione, ma anche di soddisfazione per la folla che riempiva piazza Duomo, con qualche amarezza per i contestatori.

Così ogni anno per il 25 aprile. Ormai senza la Ceda e il Gilberti e il presidente Casali, altri provvedono alla vigilia, ma quest'anno possiamo solo conservarne il ricordo sino all'anno prossimo.

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