NAGA e gli invisibili

In queste settimane sono diventati ancora più invisibili e ci siamo chiesti che fine avessero fatto. Abbiamo cercato di capirlo con chi, senza clamori, non cessa di occuparsene. Intervistiamo la presidente dell'associazione Naga, Sabrina Alasia. ()
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Com'è nato il Naga?
Il Naga è un’associazione milanese nata nel 1987 dall’idea di un medico, Italo Siena, che cominciò a ricevere nel suo ambulatorio medico pazienti che non erano coperti dall’assistenza sanitaria. Insieme ad altri colleghi fondò così il Naga: associazione di volontariato, laica, indipendente e apartitica.

In quali altre città si trova la vostra associazione?

Le attività dell’associazione si svolgono a Milano e dintorni, abbiamo due sedi e delle unità mobili che si muovono in questo territorio.

Quanti volontari collaborano?
I volontari dell’associazione sono circa 400 persone, supportate da 4 figure dipendenti part time con funzioni di coordinamento.

All'inizio facevate solo soccorso sanitario, da quando fornite assistenza legale?
L’associazione è nata con l’ambulatorio medico per cittadini stranieri irregolari, ovvero quelli esclusi dal sistema sanitario nazionale. Con il passare del tempo sono però emerse altre aree dove era possibile intervenire per l’emersione dei diritti dei cittadini stranieri. Negli anni sono quindi nati altri gruppi con nuove attività: il gruppo carcere che incontra i detenuti stranieri nelle tre carceri milanesi; l’unità mobile di Cabiria che incontra le persone che si prostituiscono su strada; l’unità mobile di Medicina di Strada per portare assistenza sanitaria negli insediamenti informali della città; lo sportello immigrazione che offre supporto per pratiche burocratiche e amministrative come rinnovo del permesso di soggiorno, ricongiungimento familiare e richiesta di cittadinanza; lo sportello legale che mette in contatto chi si rivolge a noi con degli avvocati per quanto riguarda le pratiche di espulsione o diniego di protezione internazionale. Nel 2001 sempre da un’idea di Italo Siena ha aperto anche il Centro Naga Har per richiedenti asilo, rifugiati politici e vittime di tortura: un centro diurno dove oltre a un supporto di tipo legale, viene offerto uno spazio di socializzazione e dove ricostruire relazioni.

Quante persone aiutate ogni anno?
Ogni anno effettuiamo circa 10.000 visite mediche, offriamo 2000 consulenze legali e offriamo supporto a 1500 persone presso il centro Naga Har.

Ho trovato rilevante la dichiarazione di un vs, medico che pensava di dover curare malattie esotiche, mentre invece curava disturbi molto più banali e di averne capito l'importanza, perché corrispondeva al bisogno di rassicurazione del migrante che si trova solo, senza punti di riferimento.
E' così spesso? avete avuto pazienti particolari?

Il nostro è un ambulatorio di medicina generale di base, cioè ciò che il medico di base è per chi può averne uno: ci rivolgiamo infatti a cittadini stranieri senza permesso di soggiorno poiché sono quelli esclusi dal sistema. Nella maggior parte dei casi incontriamo persone che hanno problemi di salute abbastanza comuni. Spesso, nel caso di pazienti che vivono in condizioni di marginalità sociali, i problemi riscontrati sono quelli legali a cattive condizioni igieniche. Un’altra parte dei nostri pazienti è invece costituita da pazienti affetti da malattie croniche (es. diabete, ipertensione) che non hanno altro luogo dove curarsi e ottenere i medicinali necessari. A questo link il nostro ultimo report pubblicato sul tema della salute: https://naga.it/2018/12/13/cittadini-senza-diritti-rapporto-naga-2018-immigrazione-e-insicurezza-la-casa-il-lavoro-e-la-salute/.

Come contattate gli immigrati, ve li mandano i centri che distribuiscono i pasti o solo il passa parola o altre associazioni?
Le persone arrivano da noi sia tramite passaparola sia perché indirizzate da altri servizi del territorio, sia comunali che di altri enti.

In questo mese in cui i pronto soccorso sono inaccessibili, avete più richieste per la sanità oppure evitano di esporsi, sono aumentate le richieste causa covid19?
In questo periodo di emergenza causa coronavirus, stiamo comunque tenendo aperto il nostro ambulatorio: abbiamo ovviamente avviato delle procedure per il contenimento del contagio per tutelare sia i nostri volontari che i pazienti. Nel corso dell’ultimo mese l’affluenza è progressivamente diminuita anche a casa delle limitazioni imposte agli spostamenti. Immaginiamo che vista la situazione, in questo periodo arrivi da noi solamente chi ha problemi urgenti e non rimandabili.

L'assistenza legale è molto impegnativa di questi tempi, come potete aiutare chi non ha documenti o chi ha il foglio di via?
Anche l’attività di assistenza legale è stata rivoluzionata dall’emergenza in corso. Abbiamo infatti deciso di chiudere i nostri sportelli e di offrire assistenza telefonica.
Per fortuna però in questo periodo i casi urgenti non sono molti poiché il governo e le autorità competenti hanno applicato sospensioni e proroga anche per quanto riguarda il tema immigrazione, ad esempio estendendo la durata dei permessi di soggiorno in scadenza o rimandando le audizioni presso le Commissioni Territorio per il riconoscimento dell’asilo.

Dove stanno, in questo frangente, le persone con il foglio di via, dove si ricoverano gli invisibili?
Come associazione abbiamo due diverse attività che cercano di dare supporto a chi non ha documenti ed è escluso dai percorsi di accoglienza. L’unità mobile di medicina di strada raggiunge con il nostro camper, adibito ad ambulatorio medico, chi vive negli insediamenti informali, mentre l’Osservatorio svolge un’attività di ricerca e monitoraggio del sistema di accoglienza e di chi ne è escluso anche facendo delle visite in loco. In questo momento questo tipo di visite è fortemente limitato ma rimaniamo in contatto con le persone che ormai ci conoscono per continuare a monitorare la situazione nei dormitori e centri di accoglienza. Ad esempio sappiamo che molti dormitori che dovevano essere chiusi con il termine del piano freddo sono ancora aperti e permettono alle persone di restare anche durante il giorno, mentre solitamente il ricovero sarebbe solo notturno.


Le ultime notizie che ho sentito informavano sulla riapertura dei centri CPR , ma dopo non ci sono state altre notizie. Cosa c'è di vero?
Il CPR di Via Corelli sembrerebbe essere pronto, i lavori sono terminati già a metà febbraio. L’apertura sarebbe dovuta avvenire con l’inizio di marzo ma l’esplosione dell’emergenza coronavirus ha modificato le priorità. Al momento non ci sono notizie sull’eventuale apertura o utilizzo del luogo ad altri scopi.

www.naga.it
naga.it/dona

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