Milano per Liliana Segre non solo l'11 novembre.

La manifestazione di lunedì rinnova l'impegno della città contro il razzismo e ogni deriva dei fomentatori di odio e violenza.
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Alla fermata della Stazione Centrale, la ”90” si svuota e una piccola folla raggiunge la distesa di ombrelli che già si è raggruppata intorno al Memoriale della Shoà.
La pioggia ormai scroscia sempre più forte, ma improbabili sentieri consentono passaggi di giovani, adulti e anziani che cercano postazioni diverse, in cui avere forse una migliore vista generale.
Iniziano gli interventi che lo scroscio rende a malapena udibili, si possono cogliere però parole contro il razzismo, contro i fomentatori di odio, richieste di senso di responsabilità di scelta di che cosa si vuole essere, non lasciando che gli altri decidano per noi.

Le stesse che ricorrono negli interventi degli ultimi eventi ufficiali come al “Campo della Gloria”, dove le autorità cittadine e gli studenti di diverse scuole presenti, il 31 ottobre u.s., hanno ricordato il sacrificio dei partigiani : operai, studenti, intellettuali e militari che avevano scelto di combattere gli occupanti nazisti e i loro alleati fascisti, per amore del loro Paese, della Libertà e della Democrazia, donando la loro vita.

Di seguito un riassunto degli interventi:

Sono stati ricordati gli oltre 200 insulti quotidiani a Liliana Segre che ha risposto agli odiatori di uscire invece e guardare negli occhi un bambino.
Al razzismo come ideologia e alla violenza criminale come tattica, si deve opporre la Costituzione Italiana come guida e faro del nostro Paese (Presidente ANPI provinciale).

Gli adulti devono raccontare e spiegare ai giovani ciò che è stato il nazifascismo, per far capire il dono di chi si è sacrificato per liberare il Paese, perché il conflitto oggi è subdolo e bisogna che ai giovani venga spiegato che cosa è stata quella epoca e la guerra conseguente, in quanto la distanza con quegli eventi porta a una sorta di assopimento (Rappresentante del Comune e della Città Metropolitana).

Spesso si identifica uno stato forte con la disciplina e con l'apparato militare, ma non è quella la soluzione. Bisogna conoscere il passato che ci appartiene ed educare, ma dare anche speranza che il futuro sarà migliore, perché senza la speranza si rientra nel circolo vizioso del nazionalismo e del razzismo (Rabbino Capo).
L'importanza dei luoghi di memoria, come il Memoriale della Shoà, deve essere attiva, ma non vendicativa, deve trasmettere ai giovani i veri valori per i quali vale la pena di combattere e riconoscere quelli negativi che dilagano oggi (Presidente Memoriale).

Si deve tramandare ai ns. giovani l'insegnamento della storia: per 20 mesi i tedeschi furono i padroni in casa nostra, gli italiani erano considerati degli schiavi. C'erano italiani che arrestavano italiani per consegnarli ai nazisti che li torturavano, li uccidevano, li deportavano.
Ma la maggior parte non appoggiarono i fascisti e i nazisti, gli operai difesero le loro fabbriche, i militari rifiutarono di combattere per i nazi; tutti pagarono moltissimo, anche con la loro vita, furono preti, militari, civili, ebrei, rom che finirono nei lager per lavorare per l'industria tedesca - che ne trasse gran vantaggio - e morire di stenti o nelle camere a gas.

In Italia e in Europa lo squadrismo, il razzismo e la violenza dilagano negli stadi e nelle piazze, perché il Parlamento Europeo non prende una decisa posizione.
E' molto importante che le istituzioni manifestino la loro presenza, ma anche che si esprimano senza ambiguità contro il razzismo e la xenofobia. (ANED)

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