Donne di Scienza: Maria Montessori

Solo una donna ha la sua effigie sul biglietto da mille lire, Maria Montessori. Recentemente la storia della sua vita è emersa senza falsità, mostrando una donna geniale che ha dovuto sfidare convenzioni e ottusità. ()
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Marchigiana, di famiglia benestante, Maria, nata nel 1870 - nipote di Antonio Stoppani - , cresce in un ambiente dove coesistono scienza e religione. È una delle prime matricole femmine alla facoltà di medicina e non ha vita facile: come donna, ad esempio, deve essere sempre accompagnata alle lezioni dal padre. Nel 1896 si laurea in neuropsichiatria, vince borse, premi e concorsi e collabora con il coetaneo Giuseppe Montesano, uno dei padri fondatori della neuropsichiatria infantile italiana; insieme hanno successo professionale e sentimentale. Nel 1898 dalla loro relazione nasce Mario, ma ciò è inaccettabile, perché fuori dal matrimonio. Il figlio viene dato in affido, poi iscritto ad un collegio. Violando le promesse Montesano sposa un’altra donna. Le vicende la avvicinano ai movimenti di emancipazione femminile. Alla morte della madre affidataria, Maria può riprendere con sé Mario, che ha ormai 14 anni, adottandolo, per non coinvolgerlo nella sfida alle convenzioni. Tra i due sorgerà un autentico sodalizio.

Tra le primissime donne italiane a specializzarsi in neuropsichiatria, Maria parte dal recupero di bambini con problemi psichici per poi rivolgersi a tutto il mondo dell’infanzia. La miglior applicazione delle sue conoscenze sfocia nell’insegnamento, che la rende famosa in tutto il mondo. Mussolini vorrebbe farne una gloria patria, anche papa Benedetto XV l’ammira, il ministro Gentile fonda L’Opera Nazionale Montessori e viene aperta la Regia Scuola Magistrale di Metodo Montessori. Ma la pedagogia della Montessori, libera e pacifista, non può accettare né l’autoritarismo di un regime guerrafondaio, né il dogma del peccato originale. Quindi si dimette dall’Opera, diffida dall’usare il suo nome e parte con Mario per la Spagna.

Nel 1936 scoppia la guerra civile spagnola; Maria si trasferisce prima in Inghilterra, poi in Olanda e infine in India. Qui, all'entrata in guerra dell'Italia nel giugno del 1940, gli inglesi la condannano agli arresti domiciliari e internano Mario, in quanto italiani e “nemici”, nonostante i loro pessimi rapporti con il regime. In occasione del 70esimo compleanno di Maria, il viceré libera Mario e afferma in un telegramma: «Abbiamo pensato che il regalo più bello che possiamo farle per il suo compleanno sia renderle suo figlio», primo documento che riconosce la maternità a Maria.
Finita la seconda guerra mondiale, Maria torna a stabilirsi in Olanda e viene invitata dalla repubblica Italiana, nel 1947, a rifondare l’Opera e le sue scuole. Muore in Olanda, a Noordwijk dove è sepolta, all’età di 82 anni. Nel testamento indica ufficialmente Mario come “mio figlio” e gli affida la continuazione della sua opera.

Il metodo d’insegnamento di Maria Montessori deriva da una visione della scuola, che lei sintetizza così: “La scuola si può considerare secondo due punti di vista: o come il luogo in cui si impartisce l’istruzione o come una fase di preparazione alla vita. In quest’ultimo caso deve soddisfare tutti i bisogni della vita”.

Il suo pensiero concepisce il “bambino come essere completo, capace di sviluppare energie creative e possessore di disposizioni morali”. Da questo dato nasce un’educazione dove il principio base è la libertà dell’allievo, come condizione necessaria per far emergere la creatività naturale di ogni bambino. L’adulto è un punto di riferimento per facilitare la relazione con l’ambiente e i materiali didattici nello sviluppo delle scelte e delle curiosità dei bambini. Rispetto alla scuola tradizionale, ad esempio, l’assenza della cattedra significa che l’insegnante montessoriano non giudica ma sta accanto ai suoi studenti, eliminando l’ansia da valutazione, e li osserva per rispettare i tempi e le modalità individuali di crescita.

La psicologia evolutiva di Maria Montessori individua il “progetto olistico” nello sviluppo dell’essere umano: in ogni fase dello sviluppo si considera l’individuo nella sua globalità; inoltre, in una particolare fase evolutiva (es. adolescenza) l’“intero” individuo è considerato nell’ambito del continuum del suo sviluppo.
La visione globale della psicologia evolutiva della dott.ssa Montessori si articola nei quattro piani (o fasi) dello sviluppo, da lei individuati grazie all’osservazione attenta del “ritmo costruttivo della vita”. La scoperta dei periodi sensitivi, oggi riconosciuti da tutti gli studiosi, non viene invece considerata nella scuola tradizionale.

Il “ritmo dello sviluppo” non è lineare, ma registra “picchi e valli” dalla nascita a 24 anni, con un periodo di sei anni ciascuno. Infanzia (0-6 anni) e adolescenza (12-18 anni) sono i periodi creativi; fanciullezza (6-12 anni) e maturità (18-24 anni) rappresentano le fasi calme, di crescita uniforme.

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