Donne di Scienza: Marie-Sophie Germain

Così geniale da doversi nascondere dietro uno pseudonimo maschile per dibattere di matematica e fisica, persino i riconoscimenti le furono lesinati . (M. Cristina Fighetti, Mietta Pellegrini) ()
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(Parigi, 1776 – 1831) Si narra che scoprì il suo amore per la matematica all’età di tredici anni, leggendo il racconto della morte di . Studiò per anni le opere di Newton e Eulero, di nascosto da suo padre, un colto mercante di seta; solo dopo molto tempo, l’uomo, di fronte all’incrollabile tenacia della figlia, decise di assecondarne le aspirazioni e la mantenne economicamente per tutta la vita. Si preparò come autodidatta non potendo entrare all’università, che allora era preclusa alle donne; studiò sugli appunti delle lezioni tenute all’Ecole Polytechnique, procurati con uno stratagemma.
Esordì nel mondo scientifico con un articolo che inviò al professore di analisi, Joseph Louis Lagrange, con lo pseudonimo di Antoine-Auguste LeBlanc, il nome di uno studente che si era iscritto ai corsi e li aveva poi abbandonati. Colpito dall’originalità del lavoro, Lagrange si mise alla ricerca dell’autore. Quando ne scoprì la vera identità, offrì alla donna tutto il suo sostegno.
La sua attività di ricerca si svolse prevalentemente sotto forma di carteggio. Fu in corrispondenza con Adrien Marie Legendre e con Gauss su argomenti di teoria dei numeri. Anche nelle lettere a Gauss Marie-Sophie finse di essere un uomo. Quando, nel 1806, le truppe napoleoniche occuparono la città di Braunschweig, ove il matematico tedesco risiedeva, la Germain si premurò di raccomandare la vita di lui ad un generale francese, amico di famiglia. Fu tramite questo ufficiale che Gauss venne a sapere chi era, in realtà, il suo corrispondente.
Marie-Sophie Germain è ricordata soprattutto per una parziale dimostrazione dell’Ultimo Teorema di Fermat (più correttamente definibile come ultima congettura di Fermat, non essendo dimostrata all'epoca), che dovrà attendere il 1995 per la definitiva soluzione. I rapporti con Gauss si interruppero nel 1808, a seguito del trasferimento di quest’ultimo a Göttingen. Venendole a mancare l’unico valido punto di riferimento, ella decise di abbandonare la teoria dei numeri, per rivolgere la sua attenzione alla fisica.
Nel 1816, dopo alcuni tentativi come unica partecipante, vinse il premio bandito dall’Académie Française per un lavoro intitolato Memoria sulle vibrazioni delle piastre elastiche, ma la prestigiosa istituzione non volle fare per lei alcuna eccezione alla regola che vietava di assumere ricercatori di sesso femminile. Le fu comunque concesso di assistere alle lezioni, privilegio che era solitamente riservato alle mogli dei professori. Per intercessione di Gauss, con il quale nel frattempo la scienziata era rientrata in contatto, l’Università di Göttingen le destinò una laurea honoris causa. Purtroppo Marie-Sophie, stroncata da un tumore al seno, non la poté mai ritirare. Sul certificato di morte non è riconosciuta come matematica, bensì come possidente terriera.
Le discriminazioni che aveva subito in vita proseguirono anche dopo la sua morte. Malgrado gli importanti contributi alla teoria dell’elasticità dei metalli, quando fu completata la Tour Eiffel, ella non venne inclusa nell’elenco degli scienziati meritevoli i cui nomi furono incisi sull’imponente costruzione.
Gli studi per cui anche oggi è ricordata riguardano la teoria dei numeri primi, la teoria dell’elasticità “Récherches sur la théorie des surfaces élastiques”, la filosofia positivistica “Considérations générales sur les Sciences et les Lettres”.

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