Donne di scienza. Ipazia

Si possono facilmente contare le donne che sono riuscite a distinguersi nei campi considerati appannaggio del mondo maschile. L’hanno fatto pagando a caro prezzo una loro disposizione d’animo e precise capacità in grado di sminuire o contraddire il Re-nudo. In questo senso la figura di Ipazia rappresenta un'icona ante litteram. ()
220px Hypatia portrait
Nel mondo greco e romano la 'scienza' non era un fenomeno omogeneo, occorre scomporla in distinti elementi: astronomia, medicina, matematica, filosofia della natura, tenendo presente che essi non corrispondono alle discipline che oggi portano questi nomi.

Gli antichi a volte distinguevano l'analisi e la previsione dei moti dei corpi celesti dalla predizione - fondata sullo studio di questi moti - degli eventi che si sarebbero verificati sulla Terra. La prima approssimativamente corrisponde alla nostra 'astronomia', e la seconda alla nostra 'astrologia', ma sia i Greci sia i Romani li usavano indifferentemente per designare i due generi di indagine; l'espressione 'studio delle stelle' includeva entrambi e non era impiegata soltanto in riferimento alla disciplina che oggi chiamiamo 'astronomia'. Nel caso del termine 'fisica', il termine greco physikḗ aveva una maggiore estensione del moderno 'fisica' ed era riferito a tutti gli aspetti dello studio della Natura e oltrepassava anche quelli che oggi chiamiamo 'scienza naturale'. Nella Fisica di Aristotele troviamo infatti questioni astratte relative al tempo, allo spazio, all'infinito e alla causalità che rientrano nel campo della disciplina che oggi chiamiamo 'filosofia della scienza'. Lo scienziato quindi si occupava di vasti campi del sapere, tra i quali certamente la filosofia presiedeva la metodologia delle indagini.
Cambiamenti riassumibili nell'espressione 'specializzazione delle scienze' ebbero inizio nell'età ellenistica, vale a dire dopo la morte di Aristotele.

La prima scienziata la cui vita sia ben documentata è Ipazia, una delle poche ad essere citata in quasi tutte le opere storiografiche delle scienze naturali; è la più celebre matematica e filosofa dell'antichità tra la fine del IV e l’inizio del V secolo d.C.. I suoi scritti sono andati perduti o incorporati in pubblicazioni di altri autori, ma esistono comunque buone fonti contemporanee del suo lavoro e indicazioni delle sue opere in varie raccolte.
Ipazia nacque e visse ad Alessandria d'Egitto, capitale delle scienze dell'Impero Romano e crebbe così nel colto ambiente alessandrino. Fu indirizzata agli studi scientifici dal padre Teone, matematico e astronomo, direttore del "Museion", la più famosa Accademia dell'antichità. Approfondì i suoi studi presso la Scuola neoplatonica, oltre che ad Atene e in Italia. Ipazia era ammirata per la sua bellezza e la sua saggezza, ma non si sposò mai e all'età di 31 anni assunse la direzione della Scuola neoplatonica di Alessandria. Insegnante di matematica e di filosofia, fu un'autorità e un indiscusso punto di riferimento culturale nello scenario dell'epoca. Scrisse trattati di matematica e compilò tavole astronomiche.
La sua opera più significativa è un commento in tredici volumi all'Aritmetica di Diofanto (Il sec.), il "padre dell'algebra", cui si devono lo studio delle equazioni indeterminate - le diofantee - e importanti elaborazioni delle equazioni quadratiche. Nel suo commento, Ipazia sviluppò soluzioni alternative a vecchi problemi e ne formulò di nuovi che vennero inglobati in seguito nell'opera di Diofanto.
Scrisse anche un commento in otto volumi a Le coniche di Apollonio di Pergamo (111 sec. a.C.), un'analisi matematica delle sezioni del cono, figure che furono dimenticate fino al XVI secolo quando vennero usate per illustrare i cicli secondari e le orbite ellittiche dei pianeti. In quest'opera Ipazia inserì il Corpus astronomico, una raccolta da lei compilata di tavole astronomiche sui moti dei corpi celesti.
La studiosa fu autrice con il padre di un commento all'Almagesto di Tolomeo, una mastodontica opera in tredici libri che raccoglieva tutte le conoscenze astronomiche e matematiche dell'epoca e di un'edizione riveduta e corretta degli Elementi di Euclide. Nell’intestazione del III libro del commento, c’è scritto “Commento di Teone di Alessandria al terzo libro del Sistema matematico di Tolomeo. Edizione controllata dalla filosofa Ipazia, mia figlia”.
Scienza e filosofia non si consideravano discipline separate; Ipazia, essendo maestra di filosofia neoplatonica, si occupava di studi di matematica e di geometria, non solo sul piano astratto. Infatti si dedicò anche alla meccanica e alla tecnologia applicata. Le vengono attribuite due invenzioni: un areometro e un astrolabio piano. Il primo strumento determina il peso specifico di un liquido. L'astrolabio era formato da due dischi metallici forati, ruotanti uno sopra l'altro mediante un perno rimovibile: veniva utilizzato per calcolare il tempo, per definire la posizione del Sole, delle stelle e dei pianeti. Pare che mediante questo strumento Ipazia abbia addirittura risolto alcuni problemi di astronomia sferica.
Nonostante vivesse in un'epoca fortemente influenzata dalla misoginia aristotelica, in cui le donne venivano considerate esseri inferiori, Ipazia divenne così celebre per il suo acume filosofico che molti affrontavano lunghi viaggi per ascoltare le sue lezioni. Socrate Scolastico torna sul tema dell’odio e della gelosia: ”Ella giunse ad un tale grado di cultura che superò di gran lunga tutti i filosofi suoi contemporanei. … Per la magnifica libertà di parola e di azione, che le veniva dalla sua cultura, accedeva in modo assennato anche al cospetto dei capi della città e non era motivo di vergogna per lei lo stare in mezzo agli uomini. Infatti, a causa della sua straordinaria saggezza, tutti la rispettavano profondamente e provavano verso di lei un timore reverenziale”.
La grande cultura non la isolava dal mondo, ma con la massima liberalità comunicava con gli altri, uscendo in mezzo alla città e spiegando pubblicamente Platone, Aristotele o le opere di qualunque altro filosofo a chiunque volesse ascoltarla. Per questo non solo il popolo e i suoi allievi la veneravano, ma anche molte autorità cittadine, di mente aperta, si recavano prima da lei per consultarsi quando si occupavano di questioni pubbliche.
La sua vita si concluse con una tragica morte, dovuta alle persecuzioni cristiane contro i rappresentanti della scienza ellenistica, che proponevano un razionalismo inconciliabile con la religione emergente. Infatti alcuni cristiani tra cui il vescovo Cirillo, divenuto Patriarca di Alessandria nel 412, sfruttarono abilmente i conflitti sociali tra le diverse etnie esistenti in città e, dopo la cacciata degli ebrei, iniziarono la sua epurazione dagli "eretici" neoplatonici. Cirillo rappresentava il massimo potere ecclesiastico, ma Ipazia era il fulcro della cultura, occupando la prestigiosa cattedra di filosofia, ereditata alla morte del padre. Le successioni dei professori di filosofia venivano registrate in città come la successione dei vescovi.
Nel clima d’instabilità che caratterizzava il passaggio dei poteri e l’instaurarsi del cristianesimo nella vita e nelle strutture cittadine del tardo impero romano, si inserisce la vicenda di Ipazia, dove gli elementi in conflitto sono paganesimo e cristianesimo, le classi dirigenti (locale e romana), le categorie sociali (antica aristocrazia, nuova burocrazia ecclesiale), i bellicosi gruppi etnici.
Così Ipazia, pagana, ma convinta sostenitrice della distinzione tra religione e conoscenza, donna che rappresentava una provocazione per la sua condotta di vita indipendente, per l'impegno civile e per la sua influenza politica, fu vittima di tale persecuzione. Durante un agguato, tesole da un gruppo di fanatici cristiani, fu fatta letteralmente a pezzi. Con lei moriva l'unica scienziata eminente di quell'epoca. L'antica filosofia e scienza ellenistiche vennero riscoperte soltanto con l’Umanesimo e il Rinascimento, circa un millennio dopo, attraverso la conoscenza delle opere arabe, in particolare di Avicenna e Averroè.

“Agora” è un bel film del 2009 diretto da Alejandro Amenabar e dedicato ad Ipazia.

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