Quella “fantastica” letteratura. La letteratura del fantastico tra ‘800 e ‘900
Concluso a giugno il ciclo “Libri sparsi nel mondo, mondi sparsi nei libri”con cui si è percorso un itinerario tra letterature appartenenti a realtà, sia geografiche che culturali, molto differenti tra loro, presentando e commentando una serie di libri - volutamente eterogenei anche per le loro tematiche - di sette autori di assoluto rilievo nel panorama letterario sia europeo che extraeuropeo del '900 e cioè: “Il fucile da caccia” di Inoue Yasushi; “La malora” di Beppe Fenoglio; “Pedro Paramo” di Juan Rulfo; “Infelicità senza desideri” di Peter Handke; “Aspettando i barbari” di John Coetzee; “Cecità” di José Saramago; “Come mio fratello” di Uwe Timm - i cui commenti sono, per altro, sempre reperibili su “z3xmi” - presentiamo, qui di seguito, temi, autori e libri che verranno proposti e commentati nel prossimo ciclo che, come di consueto, avrà inizio con la prima “uscita” a ottobre e terminerà con l'ultima a giugno dell'anno prossimo.
Il ciclo 2018/2019 sarà incentrato sulla cosiddetta letteratura del fantastico, il cui titolo: “Quella “fantastica” letteratura. La letteratura del fantastico tra Otto e Novecento” ne sintetizza i suoi ambiti.
Con letteratura del fantastico ci riferiamo naturalmente a quella letteratura che fa del meraviglioso, del sovrannaturale, del misterioso l'oggetto del suo narrare. Una letteratura che nasce quindi nella mente, nel sogno, nella fantasia, creando mondi carichi di immaginario e di immaginazione, nella qualel’inaudito, il non naturale, l’impensabile, l’impossibile ne sono i suoi tipici elementi fondativi e identificativi. Quanto la letteratura fantastica abbia permeato la letteratura tout-court lo testimoniano i suoi stessi autori data la loro altissima levatura. Basti pensare, solo per citarne alcuni, a Chamisso e Hoffmann in Germania, i quali, vissuti all’inizio del secolo XIX, sono peraltro considerati gli iniziatori del racconto fantastico, a Poe e Hawthorne in America, a Gogol e Bulgakov in Russia, a Balzac e Queneau in Francia, a Singer e Potocki in Polonia, a Buzzati e alla Ortese in Italia, per non dire di Kafka, forse il più grande degli scrittori fantastici. Ma la lista sarebbe assai più lunga e tutta di altissimo prestigio.
Ma ciò che ancor più conta è - come osserva Italo Calvino, nell’introdurre l’ antologia “Racconti fantastici dell’ottocento” da lui curata - che il racconto fantastico ha strettamente a che vedere con la nostra interiorità, in quanto – osserva Calvino – al centro del racconto fantastico vi è “l’insorgere dell’inconscio, del represso, del dimenticato, dell’allontanato dalla nostra attenzione razionale…Sentiamo” – prosegue Calvino – “che il fantastico dice cose che ci riguardano direttamente…cose straordinarie che forse sono allucinazioni proiettate dalla nostra mente; cose usuali che forse nascondono sotto l’apparenza più banale una seconda natura inquietante, misteriosa, terrificante”.
Quindi ben lungi dall'essere letteratura minore la letteratura fantastica ci tocca molto da vicino ma è altresì anche quella che più da vicino identifica la letteratura nel suo insieme, tanto che Borges affermava che “tutta la letteratura è fantastica”, evidenziando la natura più profonda e intrinseca della letteratura stessa.
Calvino, in tal senso,attribuisce la nascita del racconto fantastico alla “dichiarata intenzione di rappresentare la realtà del mondo soggettivo, dando ad essa una dignità pari o maggiore che a quella del mondo dell’oggettività e dei sensi”. E ciò produce quella che è l'essenza della letteratura fantastica cioè la compresenza di livelli di realtà inconciliabili che poi, a seconda della cifra di ciascun autore, assumerà valenze più oniriche, oppure allegoriche, o surreali, piuttosto che metafisiche o tali da mutarsi in favola.
Si è quindi cercato di delineare un percorso all'interno della letteratura fantastica tra otto e novecento seguendone lo sviluppo sia nel tempo che tra differenti ambiti e ciò non solo in relazione alle diverse provenienze degli autori prescelti ma anche in relazione alle differenti modalità di manifestazione e rappresentazioni del fantastico in cui esso è stato declinato da tali autori.
Vediamo quindi quali sono gli scrittori considerati e i relativi libri che saranno presentati.
Adalbert von Chamisso – “La
meravigliosa storia di Peter Schlemihl”.
Considerato testo fondativo della
letteratura del fantastico, “La meravigliosa storia” di Chamisso
ruota tutta intorno a quella perdita della propria ombra di cui il
protagonista, Peter Schlemihl, sarà vittima. Perché le conseguenze
di quella decisione che Peter Schlemihl prenderà e cioè di vendere
la propria ombra al diavolo, restando così senza la sua ombra,
saranno assai superiori e del tutto imprevedibili rispetto a quanto
egli potesse immaginare.
Nathaniel Hawthorne –
“Wakefield/Il velo nero del pastore”.
Ritenuto da
Calvino “Prima di Poe e talvolta meglio di Poe, il più grande
narratore fantastico degli Stati Uniti d'America” Hawthorne, in
questi due suoi famosissimi racconti raggiungeuna delle massime espressioni della sua
opera. Nella loro folgorante brevità, “Wakefield” e “Il velo
nero del pastore” possiedono infatti una tale densità di temi e di
implicazioni che, non a caso, da essi ne sono scaturite numerose
chiavi di lettura pur restando, prima di tutto, due racconti
esemplari sulla solitudine dell’uomo quando si trova a dover fare i
conti con le parti più oscure e nascoste di sé, dalle quali fugge
celandosi agli altri e celandosi anche e soprattutto a se stesso.
Franz Kafka – “La metamorfosi”.
Capolavoro indiscusso di Kafka e di
tutta la storia della letteratura “La metamorfosi” consente di
cogliere a pieno la rilevanza della componente fantastica presente
nell' opera di Kafka.“La metamorfosi” è la storia di una
trasformazione tanto inverosimile quanto mostruosa e misteriosa,
determinandosi narrativamente una mutazione di stato: dal mondo reale
a un mondo immaginario. Il passaggio cioè dall’umano al non umano
e, ancor più orribilmente, ad una delle possibili forme del non
umano che più ispirano ribrezzo nel nostro immaginario quella di un
insetto, per la precisione di uno scarafaggio. Di cui il commesso
viaggiatore Gregor Samsa un mattino, al suo risveglio, nella casa in
cui vive con i suoi genitori e sua sorella, assume le fattezze e le
manifestazioni fisico corporee. Ma non, per così dire, la
“coscienza”, mantenendo la sua di coscienza cioè quella umana
tale e quale a quella che preesisteva in lui prima della mutazione.
Ed è questo il fantastico, un fantastico assolutamente “disumano”,
quello che crea Kafka.
Michail Bulgakov – “Cuore di
cane”.
Racconto famosissimo di Bulgakov, tanto
comico quanto torbido, assurdo e insieme grottesco, in cui un cane
viene trasformato in uomo. Ma lo spirito umano, innestatogli grazie
al trapianto dell'ipofisi, si esprimerà sia attraverso i peggiori
aspetti “umani”dello spirito del “donatore”, sia attraverso i
retaggi del non del tutto perduto spirito canino. Tra fantascienza e
satira sia di costume che politica Bulgakov dà vita a una creazione
fantastica nel solco di Gogol, dove l' esasperazione, la tensione e
la sovraeccitazione narrativa finiscono per imporre l'irreale
rendendolo spassosamente e spudoratamente reale.
Raymond Queneau – “Suburbio e
fuga”.
Il protagonista di “Suburbio e fuga”,
Jacques l’Aumone, è un irrefrenabile sognatore che, in un batter
d’occhio, si dimentica chi è veramente e si immedesima in un
“personaggio”. Ma Jacques l’Aumone è anche un uomo occupato a
rifarsi una vita dopo l’altra che, invece di stare in una sua
realtà, sta nelle più svariate realtà che gli altri, il mondo, gli
snocciolano davanti, spesse volte suo malgrado perché, in sostanza,
Jacques l’Aumone non ha un destino ma tanti destini che riassorbe
in sé. Squisito surrealismo, gioco infinito degli incastri e dei
rimandi, personaggi-caricatura a non finire, sfalsamento dei piani
narrativi, improvvisazioni e invenzioni linguistiche, leggerezza e
follia, poeticità e comicità, realtà e finzione che si alternano
senza posa e si confondono costantemente dando vita a un romanzo
assurdo e impossibile, questo è “Suburbio e fuga”. “Uno dei
più famosi e divertenti romanzi di Queneau” come lo definì Italo
Calvino che ne ispirò anche il titolo quando fu tradotto e uscì in
Italia.
Anna Maria Ortese – “L'iguana”.
“L'iguana” è un romanzo di
perlacea bellezza avendone di una perla la stessa lucentezza e lo
stesso splendore ma possedendone anche la stessa opaca e misteriosa
anima. Romanzo rebus che si cela e si allontana di continuo,
aprendosi ad altri e sempre nuovi misteri, in un continuo anelito
alla trasformazione ma anche alla moltiplicazione dei significati e
delle identità. Ne “L'iguana” è come se tutto si svolgesse
nell'irreale sospensione di un sogno, in un altrove lontano e
dissipato che stravolge regole e canoni impedendo, del romanzo,
qualsiasi rassicurante e omologante classificazione. Ed è proprio
questo suo essere romanzo di confine e al confine di tutte le cose,
posto al limitare di ciò che è reale ma anche di ciò che è
irreale, finendo per oltrepassare sia l'idea dell'uno che dell'altro
che fa de “L'iguana” quel romanzo assolutamente altro e oltre che
sin dal suo apparire, nel 1965, esso risultò essere. Creazione
squisitamente fantastica pervasa di una sua silenziosa
inafferrabilità ne “L'iguana” tutto è folle e tutto è mite,
inganno e verità si susseguono e nella finzione delle forme si
incastona l'intensità del sentire. Uno dei libri più belli della
Ortese e di tutta la nostra letteratura.
Isaac B. Singer – “Il Golem”.
In questo suo “Golem” Singer muovendosi nel solco della
tradizione del “golem” praghese ci introduce nel contesto di
questa leggenda in cui la dimensione fantastica si intreccia con
quella storica. Premesso che il “Golem” è un uomo artificiale,
d’argilla, quella del “golem” è una saga tipicamente ebraica e
la creazione e gestione del “golem” è un compito affidato dalla
tradizione in prima persona al rabbi che lo crea a protezione della
comunità quando essa è minacciata. Tuttavia Singer introduce un che
di umano che distanzia il suo personaggio dal clichè del “golem”
inteso come un muto fantoccio. La vicenda assumerà infatti il
carattere di una fiaba amara ma anche toccante e il “Golem Joseph”,
protagonista del racconto, tenderà a manifestare sentimenti e
reazioni, ad avere vita propria, ad essere invaso dalla malinconia, a
sentirsi solo e diverso. Egli finirà per avere quasi una coscienza
di sé e un anelito alla vita che lo porterà a difendersi dal
pericolo, per lui mortale, di scomparire a cui è destinato. Singer
dà vita a una storia che ha il tono e l’incedere di una favola,
lontana da cupezze e ambientazioni orrifiche, che si conclude con un
messaggio di umana speranza, oggi quanto mai attuale: “Dedico
questo libro ai perseguitati e agli oppressi di ogni luogo, vecchi e
giovani, Ebrei e Gentili, nonostante tutto con la speranza che il
tempo delle false accuse e dei giudizi distorti un giorno cessi”
Per avere un quadro d'insieme sono riportati, qui di seguito, in modo sintetico, i principali riferimenti relativi a ciascuna autore e a ciascun libro, con l'indicazione della previsione di uscita del relativo commento.
Auguro a tutti buone letture e do appuntamento per il prossimo mese di ottobre con “La meravigliosa storia di Peter Schlemihl”.
Riferimenti relativi ad autori e libri
1. Adalbert von Chamisso (1781/1838 ) – “La meravigliosa storia di Peter Schlemihl” – Germania – 1813 – Uscita: Ottobre
2. Nathaniel Hawthorne (1804/1864 ) – “Wakefield/Il velo nero del pastore” – USA – 1837 – Uscita: Dicembre
3. Franz Kafka (1883/1924) – “La metamorfosi” – Repubblica Ceca – 1915 – Uscita: Gennaio
4. Michail Bulgakov (1891/1940) – “Cuore di cane” – Russia – 1925 – Uscita: Marzo
5. Raymond Queneau (1903/1976) – “Suburbio e fuga” – Francia – 1944 – Uscita: Aprile
6. Anna Maria Ortese (1914/1998) – “L'iguana” – Italia – 1965 - Uscita: Maggio
7. Isaac B. Singer (1902/1991) – “Il Golem” – Polonia – 1969 – Uscita: Giugno
(Raffaele Santoro)