A teatro e al cinema…a piedi: L’altra Heimat. Cronaca di un sogno
Come abbondantemente noto Heimatè una monumentale opera cinematografica della durata complessiva di 3162 minuti (52 ore e 42 minuti, per intenderci) realizzata da Edgar Reitz tra il 1984 e il 2004 per raccontare, senza trucchi e senza inganni, la saga di una (quasi) ortodossa famiglia tedesca dal 1919 al 2000, avendo come luogo di riferimento il paesino verosimilmente inventato di Schabbach, nella regione (vera) dello Hunsrück, a ovest di Francoforte, quasi ai confini con Belgio e Lussemburgo.
Nel 2013, Reitz è tornato dietro la macchina da presa per raccontare, per complessivi 230 minuti, la storia della famiglia Simon nel 1842 e negli anni immediatamente successivi. Quel che si dice un prequel.
Schabbach è un piccolo villaggio di campagna dove gli animali e i liquami vagano liberi, la famiglia Simon abita un’umile casa e deve affrontare le difficoltà diffuse della vita di quei tempi: la fame, la carestia, le malattie. Morti e nascite si susseguono così come le tempeste e la siccità, la cometa e la neve.
Al centro della vicenda si colloca Jacob Simon, un giovanotto allampanato che ha una netta propensione per gli studi e la lettura e nessun interesse per il lavoro che il padre, maniscalco, vorrebbe imporgli.
Dalla parte del ragazzo, la madre, la nonna e un vecchio zio che nasconde i libri del giovanotto dalle ire iconoclaste del padre. Il rapporto con il fratello invece è a tratti antagonistico. La vita trascorre tra la raccolta delle patate e la vendemmia, le feste e i matrimoni obbligati da fugaci e sfortunati (?) rapporti preconiugali.
Jacob si rifugia in campagna per leggere libri che fantasticano di paesi e di linguaggi lontani. Sogna di lasciare la sua “heimat” (che in tedesco si può tradurre come casa, piccola patria, luogo natio) per fuggire in Brasile e parlare il linguaggio degli indios.
Cosa accade veramente è meglio scoprirlo andando a vedere il film i cui 230 minuti di durata trascorrono con ammirevole lentezza a raccontare storie, a scavare psicologie, ad analizzare tempi e abitudini di un mondo ancestrale che non c’è più. I paesaggi, attraversati dalla Mosella, sono placidi e armoniosi, il rigorosissimo bianco e nero delle riprese è illuminato, a tratti, da colori magici: l’oro di una moneta, il verde di una lampada, il tricolore di una bandiera, la composizione di una corona di fiori.
Realtà dura ed estrema e magia delicata in questa Macondo tedesca dove le cose prendono contemporaneamente forma e nome.
Grandissimo cinema visionario che si dipana nella naturalezza della vita, tra amore e morte, realtà e sogno.
Per non perdere il treno (date e orari) consultate www.cinetecamilano.it
Non scoraggiatevi, quattro ore di grandissimo cinema. Ne vale la pena.
L’altra Heimat – Cronaca di un sogno
Di Edgar Reitz
Con Jan Dieter Schneider, Antonia Bill, Maximilian Scheidt, Marita Breuer, Rudiger Kriese
Germania, 2013, 230’ v.o. sott. It.