Al cinema al cinema: Le sorprese del signor Oscar

Come costruire una propria personale classifica “Oscar” ed essere assolutamente smentiti. ()
boyhood arquette

Ammesso (ma non assolutamente concesso) che possa interessare a qualcuno, mi ero fatto un mio personale film sull’attribuzione degli Oscar 2015. Devo confessare di non avere visto tutti le opere che avevano ottenuto la nomination, in parte suffragato però dal fatto che tutti coloro che sono chiamati a votare per i premi (i membri dell’Academy Award sono oltre 6000) non possono certo avere visto proprio tutto. Impensabile. Nei miei personali awards mi ero quasi autoconvinto che il miglior film potesse essere Grand BudapestHotel di Wes Anderson,un film fantastico e fantasioso, ricco di storie e di meraviglie, una perfetta macchina narrativa perfetta, a mio parere, per vincere l’Oscar attribuito al miglior film. Un po’ troppo europeo, forse.

Non è andata così, infatti.

Lette e rilette le nomination, mi sono detto che la miglior regia non poteva che essere attribuita a Richard Linklater per Boyhood, un film sorprendente, ricco di innovazioni narrative, realizzato durante dodici anni di riprese con lo stesso cast che nel frattempo è cresciuto e maturato per età e per espressione, una follia creativa unica e impensabile. Ma non è andata così, come è noto.

Certo poi il miglior attore non poteva che essere Michael Keaton che in Birdman offre una prova sopra le righe ricchissima di sfumature interpretative in cui un attore (nella realtà) di grande cinema spettacolare si mette (nella finzione) a tentare di ricostruire se stesso sul palco di un teatro di Broadway. Insomma una storia perfetta tra finzione e realtà, cinema nel teatro e viceversa, un’interpretazione memorabile. Ma ormai tutti sanno che non è andata così.

C’era poi l’attribuzione del premio alla migliore attrice. Confesso, in questo caso, di avere una vistosa lacuna non avendo visto Julianne Moore interpretare Still Alice. Ma avevo visto L’amore bugiardo e questo mi sembrava sufficiente per attribuire il riconoscimento a Rosamund Pike, perfetta nel ruolo di una colossale imbrogliona, truffatrice di sentimenti e di persone. Mi sbagliavo ancora una volta.

Nella categoria “miglior film straniero” ero (quasi) certo di essere nel giusto. Timbuktudi Abderrahmane Sissako era il premio perfetto anche per Hollywood. Un film ottimamente realizzato, con contenuti sociali molto forti che si prestano a indignare e a emozionare anche il pubblico più disattento. Insomma, la denuncia premia sempre al cinema, ma non è andata proprio così.

Nel caso del “migliore attore protagonista” ero tra me e me diviso tra due interpretazioni eccellenti: Ethan Hawke nel ruolo del padre in Boyhood e Edward Norton in quello dell’antagonista in Birdman, ma anche questa volta non è andata così

In verità, ho azzeccato una sola vittoria, quella di Patricia Arquette, attrice non protagonista inBoyhood, in cui, nel ruolo della madre del giovane protagonista, costruisce un personaggio complesso e contraddittorio, degno dunque di essere premiato. E questa volta è andata così.

Insomma, senza avventurarmi sul terreno infido dei premi definiti “minori”, non ne ho centrata una (o quasi). A mia parziale discolpa, c’è da dire che quest’anno il livello delle nomination era particolarmente interessante e i film e i personaggi nominati erano sicuramente notevoli. Quindi la scelta era decisamente molto ardua.

Riprova? Alcuni di questi film, ben inteso se non li avete ancora visti, sono nelle sale. Quale migliore occasione anche per voi di giocare al gioco dell’Oscar? Recuperate la visione, se potete, anche di Ida di Pawel Pawlikoski, il film polacco che ha vinto il premio per il migliore film straniero. Ne vale la pena.

Alla prossima.


p.s. A onor del vero, ma solo per sciovinismo puro, avevo anche azzeccato il premio a Milena Canonero (Grand Budapest Hotel) per i migliori costumi, confessando però di non aver visto gli altri film nominati anche perché non ancora usciti nel nostro mercato.



(Massimo Cecconi)



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