Madre o Non madre: la prima inchiesta web per le donne

Il gruppo Maternità&Paternità, formato da studiosi e studiose, professionisti dei vari settori, da madri e padri “attivi”, lavora per stimolare il dibattito pubblico ed è in grado di avanzare proposte concrete di welfare per le madri e per i padri nel “nuovo” mondo del lavoro. È in quest’ottica che nasce il questionario Madre o Non Madre, la prima grande inchiesta web pensata per le nate tra il 1970 e il 1989, di cui riportiamo i dati preliminari.

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maternita web

Dai quasi 3000 questionari raccolti in pochi mesi, affiora un quadro ancora problematico della relazione tra maternità e lavoro in Italia.

Nel 56.4% delle Non Madri, il lavoro instabile e la conseguente mancanza di reddito si confermano come l’ostacolo principale alla realizzazione del desiderio di maternità.

Difficoltà a conciliare famiglia e lavoro, danneggiamento alla carriera, riduzione del reddito, scarso tempo libero, sembrano i fattori predominanti nel gruppo Madri. In quest'ultimo, un numero significativo di madri (23%) non ha goduto di nessuna indennità di maternità.

In Italia il tasso di fecondità è 1,4 figli per donna, uno dei più bassi d’Europa. Il risultato di una scelta o di un contesto sociale inadeguato?

Il gruppo Maternità&Paternità ha lanciato la prima grande inchiesta web per scoprire quali sono i desideri, le necessità, gli ostacoli e le aspettative delle giovani donne di fronte alla sfida della maternità.

Oggi il 43% delle donne italiane con età inferiore ai 40 anni, e oltre la metà di quelle che ne hanno meno di 30, se decidono di avere un figlio non accedono alla maternità con tutti i diritti previsti dalla legge. Tutta la legislazione sulla maternità, infatti, è stata costruita per le lavoratrici “standard”, quelle a tempo indeterminato, ma solo una parte delle giovani donne ricade oggi in questa categoria.

Scopo del questionario era quello di indagare presso le donne nate negli anni ’70 e ’80 il vissuto della maternità in rapporto ad altri aspetti della vita, gli ostacoli, le difficoltà, le resistenze, le aspettative.

Hanno risposto in due mesi, novembre e dicembre 2011, 2792 donne, nate tra il 1970 e il 1989, con una netta prevalenza di quelle nate tra il 70 e il 79, che hanno cioè tra i 41 e i 32 anni. Equamente divise tra madri e non madri, con una leggera prevalenza delle madri (51.5% vs.48.5)

Non si tratta ovviamente di un campione rappresentativo, poiché al questionario hanno risposto donne abituate a navigare in web e soprattutto interessate al tema della maternità.

Il gruppo campione è caratterizzato da:
• altissima scolarizzazione (i tre quarti hanno una laurea o un post-laurea);
• dall’essere residenti soprattutto al nord;
• da un’alta percentuale di partecipazione al lavoro (87%). La metà è a tempo indeterminato, soprattutto le meno giovani. Solo tra le giovanissime (11%) prevale il lavoro saltuario e la disoccupazione;
• un reddito molto basso (il 37% ha un reddito uguale o inferiore a 1000 euro al mese e altrettante un reddito tra i 1000 e i 1500 euro). È questo un elemento centrale. Esce l’immagine di una generazione a basso reddito. Potremmo dire: high skills, working poors.

LE NON MADRI
Vorrebbero avere un figlio: metà di loro non riesce nemmeno a immaginare quando, metà definisce i contorni temporali (3 anni) della realizzazione del desiderio.

Il desiderio di maternità è fortemente inibito dall’incertezza sulla loro situazione economica (al primo posto c’è la mancanza di un reddito adeguato), sulla loro situazione lavorativa (mancanza di stabilità sul lavoro), sulla situazione abitativa (mancanza di una casa adeguata).

Solo in secondo piano vengono poste le difficoltà legate a eventuali aiuti per la cura e le difficoltà soggettive ( mancanza di un partner adeguato).

Dall’inchiesta emerge che queste difficoltà aumentano nettamente nelle nate negli anni 80, probabilmente per il duplice motivo del peggioramento delle regole del mercato del lavoro e per la crisi. Dunque vorrebbero avere un figlio, vorrebbero anche farlo prima (l’età giusta sarebbero i 30 anni), ma non se lo possono permettere.

Più in concreto, i problemi che pensano di dover affrontare con la nascita di un figlio sono strettamente intrecciati a formare un nodo critico: sono contemporaneamente i costi supplementari (del nido, della baby sitter), la diminuzione del proprio tempo e la diminuzione del reddito legata a una probabile difficoltà sul lavoro. Dunque un netto peggioramento della loro condizione di vita.

Interessante anche il fatto che tra i problemi ci sia anche il timore di non avere supporti sufficienti dai nonni, a riprova che restano ancora i nonni un supporto fondamentale del welfare italiano.

Meno importante come problema percepito la condivisione del partner, che forse su una piattaforma ideale di parità percepita, pensano come acquisita. Dato che viene confermato anche da chi è già madre. Infatti, come dato in parte inatteso, una grande maggioranza di madri (otto su dieci) dice di avere un partner collaborativo. La percentuale è più alta tra le nate negli anni ottanta (ma decresce all’aumentare del numero dei figli).

Comunque, per mitigare questo insieme di difficoltà che vengono lucidamente previste, le risorse messe in campo formano un puzzle combinatorio (l’apporto della condivisione del partner, i servizi, i supporti economici della famiglia d’origine), aperto a come si delineeranno le circostanze reali. Una sorta di possibile continuo riassestamento, una navigazione a vista.

Importante sottolineare che solo un terzo di loro pensa di poter contare sull’indennità di maternità. Sono considerati più realistici gli aiuti economici della famiglia d’origine che l’indennità di maternità.

Quelle che hanno un lavoro consolidato (a tempo indeterminato o con un lavoro autonomo) si danno un orizzonte temporale più definito (entro tre anni) pensando nel frattempo di aumentare il loro reddito e di avere un lavoro che piaccia e lasci più tempo libero.

LE MADRI
Dalle esperienze delle madri risulta che il lavoro così com’è, è inadatto per chi ha figli: la maggioranza di loro dopo la maternità ha cambiato lavoro, l’ha lasciato tout court o ha cambiato l’orario (a cui si aggiunge che dopo un figlio cala in modo marcato anche l’indipendenza economica).

I problemi che sentono maggiormente sono la mancanza di tempo (problema che viene sottovalutato da chi madre ancora non è) i costi che aumentano (in particolare il costo del nido, sentito anche e persino di più da chi ha un reddito più elevato)e il reddito che diminuisce. È una generazione a basso reddito, supportata più dall’aiuto economico della famiglia d’origine che dal reddito del partner.

Inoltre oltre una donna su due ha registrato reazioni negative (di maggior o minore intensità) alla maternità nel proprio ambiente di lavoro. La nascita di un figlio ha avuto spesso come risultato il danneggiamento della propria carriera e/o un calo della propria motivazione. Non è solo la carriera a essere danneggiata, è anche un’insidia alla propria soggettività e autostima. È la constatazione di vivere in una società poco accogliente per la maternità. Questo gruppo di donne è anche quello che ha una percezione più forte delle difficoltà - lavorative, economiche e di cura – che caratterizzano il proprio status di madri.

Più di una donna su tre dice di condividere la cura dei figli con il partner, ma quasi la metà ritiene di averne, in ultima istanza, la responsabilità. Oltre alla condivisione con il partner, la cura è supportata da un mix di supporti: nonni, babysitter e in misura molto elevata nidi pubblici o privati (quasi due donne su tre). Tuttavia il costo del nido - più che disponibilità dei posti - è considerato un problema consistente.

E tuttavia, nonostante difficoltà e sconvolgimenti (del proprio tempo, dei costi che intaccano il reddito già molto basso, dell’aumento di carico e di fatica, di aumentate difficoltà sul lavoro) non ci sono ripensamenti sulla maternità, anzi più di un terzo di loro, se potesse tornare indietro, avrebbe anticipato la maternità.

Si possono individuare tre gruppi di madri, con caratteristiche tra loro omogenee.
Il primo gruppo (38.3%): sono le più anziane, hanno registrato un impatto negativo della maternità sul luogo di lavoro, una diminuzione del reddito, che continua a restare il nodo principale, una caduta in lavori più instabili, e problemi anche di cura.

Un secondo gruppo (32.3%), più presente a Milano. Hanno rapporti lavorativi più stabili, ma con orari lavorativi più lunghi. Hanno redditi più alti, ma devono anche loro affrontare problemi legati alla cura dei figli, destreggiandosi all’interno di un mix di risorse.

Un terzo gruppo (29.1%) che non presenta particolari problemi. Sono soddisfatte del loro lavoro e della maternità. Sono più giovani e con partner collaborativi.

Il profilo della madre milanese è interessante. Ha più lavoro e più stabile (ma anche più collaborazioni e partite Iva); i pochi redditi elevati sono delle milanesi; ha più aiuti (più babysitter, più nido, più aiuti informali ma meno aiuto dai famigliari: sia in termini di aiuti alla cura che di aiuti economici); è più soddisfatta del lavoro e tra i suoi obiettivi vi sono più spesso reddito, tempo libero e un lavoro più soddisfacente (piuttosto che continuità e tutele). Mediamente ha più figli.

Gruppo Maternità&Paternità

Photo - http://www.glieuros.eu

 


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