Artediparte. Willkommen Leonore!

Lettera alle lettrici sul significato morale dell’opera di Beethoven proposta per la Prima della Scala. ()
Fidelio la scala 2014

Plaudiamo alla scelta del maestro Barenboim, che salutiamo affettuosamente, di un nuovo allestimento di Fidelio, opera che nelle intenzioni iniziali di Beethoven, si sarebbe dovuta chiamare Leonore. È proprio lei, Leonore, quel che ci vuole per una Città delle donne.

Non faremo una recensione. Non diremo se gradiremmo un Fidelio più cameristico e mozartiano, né se le voci ci abbiano convinte. Non lamenteremo l’allestimento moderno che, come ha osservato Natalia Aspesi, acutamente al suo solito, non è più capace di sorprendere nessuno. Ben altra è l’importanza del Teatro musicale, evento sociale di prima grandezza, che coinvolge la Città come comunità cittadina o nazionale. E il Teatro d’opera è Donna, ci ha ricordato l’inarrivabile, da noi amatissimo, Quirino Principe nell’intervallo della diretta televisiva. Ancora di più: è Donna la musica stessa, secondo l’eminente studioso.

Certo, qualcosa ci ha infastidite…. no, non si tratta della sostituzione dei detenuti dell’opera con operai rosso-sventolanti opportunamente dotati di caschetto e schiscetta…a proposito,si usa ancora quella sorta di gavetta di metallo, che mi pare di aver visto in scena,tale e quale a quella di mio nonno?

Un piccolo anacronismo? Mah, dettagli oziosi se volete… se non fosse che potrebbero lasciar sospettare allo spettatore non avvertito, una/un giovane alla sua prima rappresentazione del Fidelio per esempio, che Beethoven sia una sorta di antesignano del socialismo rivoluzionario! A noi pare che il punto di vista di Beethoven - se impropriamente volessimo riportarlo a categorie politiche moderne - sia al massimo quello di un conservatore illuminato, convinto assertore del ruolo di guida dell’aristocrazia. È don Fernando, nobile ministro, che interviene, con tanto di squilli di tromba, per salvare la sfortunata vittima della vendetta di Pizarro “per cenno e volere dell’ottimo de’ Regi”, come riporta Paolo Isotta dalla traduzione del libretto (Corriere del 2 dicembre). Naturalmente si tratta di un’aristocrazia del merito e dello spirito, non della nascita e del censo. E i prigionieri di cui parla Beethoven sono sì vittime dell’ingiustizia e del male, ma soprattutto sono l’umanità stessa, cui Beethoven si rivolge compassionevole, come solo un grande artista sa essere, considerandola destinataria di un’alta Speranza, cui fa più volte appello nell’opera.

No, è quel colpo di pistola… nella patria di Cesare Beccaria! La scena chiave dell’opera vede Leonore difendere, arminpugno, il suo amore, Florestan, dal tiranno. D’accordo, ma giustiziare il cattivo su due piedi con quel colpo di pistola, che ancora ci risuona lugubre nel cuore… cosa direbbe Beethoven di un Pizarro giustiziato? No, non possiamo condividere questa violenza, contraria a ogni aspirazione a ragione, giustizia e libertà, riconoscibile nel testo beethoveniano.

A noi pare, poi, che una delle principali chiavi interpretative dell’opera rischi in questo modo di passare in secondo piano. IlFidelio-Leonoreè una storia d’amore. Coniugale. È già nel titolo. Storia di quello che nella vita può essere un vero amore, per contro alle misere aspirazioni di meschini e avidi di denaro (oh la carezzevole romanza che nel primo atto celebra Das Gold, il denaro!), impietosamente paragonati alla nobiltà non di un eroe, ma vivaddio, di un’eroina, nobile e dalla non comune elevatezza e forza, fisica e spirituale. Una cavaliera, direbbe la brillante scrittrice e giornalista Valeria Palumbo, come Camilla nell’Eneide. E come mille altre.

E che dire di Rocco, personaggio arendtiano, che accetta di obbedire all’ordine di ridurre giorno per giorno la razione di cibo di un prigioniero, che sa essere ingiustamente detenuto, rifiutandosi di ucciderlo solo perché non previsto dal mansionario? Quel Rocco che resta fermo a guardare mentre Leonore balza in difesa dello sposo.

Noi siamo contrarie a superficiali connessioni biografiche, che sanno a volte di pettegolezzo, ma come ignorare che Beethoven, che non si sposò mai, nel periodo di stesura della vicenda di Leonore, era infelicemente innamorato e che, anche a causa di assurdi privilegi di classe e aride normative matrimoniali, non poté sposare l’aristocratica Josephine Brunswick, teneramente amata? Proprio nel pieno del periodo creativo e rielaborativo di Leonore, che va dal 1805 al 1814, cioè nel 1809, Goethe pubblica Le affinità elettive, mentre l’intera cultura europea, affacciatasi al Romanticismo, riflette sulle radici ideali e morali dell’istituzione matrimoniale, vivificandola alla luce di nuove profonde aspirazioni ideali dell’umanità.

Care lettrici, care amiche e amate allieve, ascoltate bene il Fidelio. Alla Scala da disco o come volete voi. Perché - lasciatemela mettere in maniera un po’ sentimentale - Leonore è una lettera d’amore che Beethoven invia a tutte noi, le Donne della sua posterità.

Per parlarci d’amore, l’amore-agape che vince su ogni difficoltà, l’unione perfetta di anima e corpo, di maschile-femminile, che sola libera l’umanità dalla comune condizione di schiavitù, che tutti e tutte condividiamo. Non accettate nulla di meno, ci dice Beethoven, di un amore come questo.

Ecco, donne, ci dice Beethoven, quello che siete per me. Angeli. Come Leonore, le cui fattezze Florestan ravvisa nel buio e nel dolore, sentendo di averla vicino a sé. Come Leonore, occhi umidi e pistola in mano, in piedi davanti al tiranno. Davanti al Male… allo spreco di risorse intelligenti, all’ignoranza, all’inquinamento del Pianeta… davanti a tutto quanto vi amareggi e addolori, gridate con Leonore: Zurϋck! Indietro!

Voi sfidate la notte e il freddo e la fatica. Difendete la vita. Difendete l’amore, i diritti dell’umanità e di tutti gli esseri viventi, e l’onore del mondo. Forti, vive coraggiose e vincenti. Come la piccola Malala.


Loredana Metta

Lartediparte[@]gmail.com

Dedicato alla cara Marzia Frateschi della città delle donne, a Valeria Palumbo, e alle mie care amiche Chiara Baratti ed Elena Ruginenti, e a tutte voi, lettrici e costruttrici, della Città delle donne, ecco Fischer-Dieskau in An die Ferne Geliebte(All’amata lontana)con il meraviglioso Gerald Moore al pianoforte:

https://www.youtube.com/watch?v=H8-u261Kn0I



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Re: Artediparte. Willkommen Leonore!
18/12/2014 Chiara Baratti
Come sempre fantastica e acuta, Loredana! Compagna di scambi e di strada comune.
Grazie per questa dichiarazione d'amore e per questa lettura del Fidelio che arricchisce molto la mia.


Re: Artediparte. Willkommen Leonore!
18/12/2014 Marzia Frateschi
Che dire Loredana se non un grazie di cuore. Per il bellissimo testo e ancor più per il messaggio trasmesso.
La lotta, o forse meglio, il percorso, continua.
Con altrettanta stima e affetto.


 
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