A teatro e al cinema…a piedi: America: controcultura e nuova hollywood

La Cineteca Italiana organizza a Spazio Oberdan, dal 19 aprile al 4 maggio, una rassegna cinematografica dedicata al cinema alternativo americano dei “mitici” anni ’60 e ’70. Da rivedere con spirito critico.  La lingua, evviva, è quella originale (con opportuni sottotitoli).

()
Easy rider
C’è un precedente illustre. Chi ha buona memoria e anche qualche anno sulle spalle ricorderà, forse, la rassegna Mostra del cinema americano 1979-1983, organizzato appunto nel 1983, da Provincia di Milano, Comune di Milano e dal mitico Obraz Cinestudio.
Firmava la prefazione al catalogo l’allora assessore alla cultura della Provincia, Novella Sansoni e apparivano, nel comitato organizzatore, Antonello Catacchio, Roberto Duiz, Giovanna Lazzati, Enrico Livraghi e Felice Pesoli. Tra i collaboratori comparivano, tra gli altri,  Gianni Canova, Silvano Cavatorta, Alberto Farassino, Roberto Silvestri, Sandro Studer. Nomi che ai più, sempre forse, dicono poco o nulla, persone che invece hanno contributo a portare il grande cinema a Milano e a farne discutere e parlare. Da allora sono passati poco più di 30 anni…
Quella storica rassegna proponeva in verità esempi eclatanti del cinema americano indipendente e quindi non commerciale. Autori come John Sayles, Jim Jarmush, John Waters, Paul Bartel solo per citarne alcuni.
La rassegna che propone ora la Cineteca Italiana va invece ad attingere nel vasto oceano del cinema americano “impegnato” che ebbe però nutrita presenza anche nella distribuzione commerciale. Un film su tutti e noto a tutti, Easy Rider (1969) di Dennis Hopper, fu un più che discreto raccoglitore d’incassi ancorché nei circuiti d’essai o presenti tali.
La rassegna ripropone quei film che allora erano stati realizzati da giovani (più o meno) autori che avevano attinto a piene mani dalle battaglie sociali e civili di quegli anni (la protesta contro la guerra nel Vietnam, la mobilitazione contro la discriminazione razziale, le lotte a favore dell’emancipazione femminile e sessuale).
Tutte buonissime cause. Sarà curioso rivedere oggi, a quasi 50 anni di distanza, se questi film riescono ancora a esprimere il loro “nuovo” linguaggio di allora , la loro forza iconoclasta, la loro lettura anticonformista dei canoni classici della società americana di quegli anni.
E allora rituffiamoci nella divertente provocazione di Ciao America!  (1968) di Brian De Palma con un irriverente, e giovane, Robert De Niro, allora venticinquenne.
Oppure indigniamoci ancora con le ingenue sommosse studentesche di Fragole e sangue (1970) di Stuart Hagmann o con la bizzarria erotica di Harold e Maude (1971) di Hal Ashby, o sorridiamo con l’iconoclasta e dissacrante M.A.S.H. (1970) di Robert Altman, che mette alla berlina lo spirito stesso della guerra.
E chissà se avrà retto il tempo che passa e fugge Il re dei giardini di Marvin (1972) di Bob Rafelson, ritenuto allora un promettente genio, perdutosi poi nell’anonimato più assoluto.
La rassegna è anche occasione per rivedere alcuni attori alle prime armi che poi sono diventati le star assolute, nel bene e nel male, del cinema hollywoodiano. Com’erano giovani allora Jack Nicholson, Al Pacino e Gene Hackmann (a dire il vero già ultra quarantenne) insieme ne Lo spaventapasseri (1973) di Jerry Schatzberg, Harvey Keitel e Elliot Gould, Donald Sutherland e Peter Fonda, David Carradine e Bruce Dern. Riflettendoci, con il senno di poi, affiora un cinema tutto al maschile. Maschi sono i registi, maschi gli attori protagonisti. Qua e là, in ruoli comprimari, ecco Sally Kellerman, Ellen Burstyn, Karen Black e Beverly D’Angelo. Panorama misero e poco significativo.
Gli organizzatori della Cineteca ci tengono invece a sottolineare la presenza in programma di due film particolari.
Trattasi dei documentari Maharishi Mahesh Yogi-Sage of a New Generation (1969) di Alan Waite, in cui compare in esclusiva  il guru che incantò i Beatles e la terribile Mia Farrow, e Free at Last (1968) di autori vari che racconta la storica marcia su Washington condotta da Martin Luther King.
Il programma completo (quindici opere in tutto) è consultabile sul sito www.cinetecamilano.it così come le modalità d’accesso.
Alla riscoperta dell’America contro. Tutto è cambiato, nulla è cambiato. Parliamone.


(Massimo Cecconi)




Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha