Marianne Franziska Lask versus Franz Kafka a teatro

Green Spell, atto unico sviluppato sulla complessa figura di Marianne. Figlia di Dora Diamant compagna dell'ultimo periodo di vita della scrittore Franz Kafka, Marianne Franziska Lask morì affetta da schizofrenia schiacciata nel ricordo del padre simbolico. Il tragico percorso emerso dalla ricerca della regista Francesca Contini, debutta l'8 maggio 2014 presso il Teatro Rondinella di Sesto San Giovanni all'interno della rassegna Teatro Necessario. Presentazione presso l'Associazione Apriti Cielo! di Milano a Marzo e Aprile con i due attori in scena, Francesca Contini e Massimiliano Toffalori.
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Il mio primo incontro con Marianne è avvenuto circa un anno e mezzo fa durante la lettura di Kafka's Last Love della studiosa americana Kathi Diamant, libro ancora inedito in Italia.
Nel testo è narrata la vita di Dora Diamant, che amò e accompagnò Franz Kafka nell'ultimo, intenso anno di vita dello scrittore e che allevò, da sola, la figlia Marianne nella Londra postbellica, facendola crescere all'ombra di una mitologia kafkiana rivissuta attraverso i suoi ricordi.
Marianne era in realtà figlia di Lutz Lask, primo marito di Dora, che non riuscì mai a sostituirsi allo scrittore praghese nel cuore della moglie. Lutz fu deportato in un gulag siberiano un anno dopo la nascita della figlia. Oltre all'assenza del vero padre ad amplificare la potenza del fantasma di Kafka intervenne anche il fatto che Marianne, a detta di molti, assomigliava sia fisicamente che caratterialmente allo scrittore. Nel corso degli anni, in Marianne si accentuarono, sempre di più, i sintomi di una forma di disagio mentale, diagnosticato da un unico referto come schizofrenia, che si manifestava, in particolare, nel percepire voci e suoni inesistenti.
Morta la madre, la giovane s'isolò sempre più dal mondo. Fu trovata morta nel settembre del 1982 nel suo appartamento londinese, all'età di 48 anni, in seguito a un attacco cardiaco. Di lei restano note biografiche e una poesia dal titolo Green Spell, da cui prende le mosse il nucleo del soggetto elaborato da Francesca Contini.

Il testo drammaturgico è stato realizzato da Christian Del Monte, giovane scrittore residente a Berlino, a partire da questo soggetto. Nella partitura finale la riflessione drammaturgica su Marianne, partendo dal dato biografico, si amplifica in tre discorsi: un primo sul rapporto che lega ricordo, memoria collettiva e malattia mentale; un secondo sulla possibilità della messa in scena della condizione del disagio mentale; un ultimo, sulla trasmissione di valori e figure archetipiche nel contesto di un rapporto madre-figlia, in assenza, in questo caso, di una reale figura paterna.
 
Lo spettacolo è costruito intorno alla messinscena di un rituale obbligato e fallimentare (in quanto privo sia di risposta divina che di condivisione umana). Marianne, al centro di un cerchio che, più che magico si potrebbe definire coercitivo, mette in scena l'unica cosa che della sua vita le resta, in attesa della fine: l'amore tra la madre Dora Diamant e Franz Kafka, considerato da lei il padre simbolico. È un amore da cui lei è rimasta esclusa e di cui è ultima depositaria, è un sentimento che continua a vivere dentro/attraverso di lei e di cui lei morirà. È una memoria che la invade, le pesa addosso e, al contempo, la sradica dal suolo; che la tiene legata ad un presente che ha senso solo in funzione della proiezione di un passato non suo da cui non riesce a liberarsi.
Marianne è sola e trasforma i brusii e i mormorii che percepisce intorno a sé in altrettante presenze “angeliche” custodi di una vita che lei non vorrebbe più.
Marianne è immersa in un buio che viene rischiarato, fisicamente, dalla debole luce di una candela e, umanamente, dalla stentata melodia di un canto che, suo malgrado, si trasforma in guaito, latrato.
Marianne si sente “sola come un cane”, echeggiando una metamorfosi di kafkiana memoria. È una cagna senza padrone ma anche senza un branco che possa salvarla col suo calore, coi suoi canti, le sue danze.



Green Spell
Apriti cielo
 

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