Pochi parti, ma troppi punti nascita
Sarebbero ancora troppi e mal distribuiti sul territorio nazionale i punti nascita, nonostante le linee guida Oms che prevedono la riconversione delle strutture con meno di 1.000 parti all'anno. A evidenziarlo nel corso di un'audizione alla Camera a dicembre, la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori in campo sanitario sulle cause di disavanzo sanitario regionale.
(M.F.)14/02/2012L'inchiesta ha analizzato 344 strutture sulle complessive 570 presenti in Italia. In particolare, l'analisi si è basata sulle risposte ai questionari formulati dalla Commissione e fornite da quattro regioni rappresentative di altrettante macroaree - Nord, Centro, Sud e Isole.
A balzare immediatamente agli occhi, lo scarto regionale tra Nord e Sud: nel 47,3% dei punti nascita siciliani e nel 39,5% di quelli campani si effettuano meno di 500 parti l'anno, meno di 41 al mese. La percentuale del numero di parti effettuati cresce salendo verso nord: in Toscana rappresenta il 14,8% e in Veneto il 7,3%.
«La Sicilia è immediatamente corsa ai ripari - specifica Paolo Scollo, vicepresidente Sigo - e il 5 gennaio ha elevato a 72 (dai 40 precedenti) i punti nascita riconvertiti con l'obiettivo dei 1.000 nati».
La stessa Sanità a due marce si evidenzia relativamente ai tagli cesarei: 29,5% in Veneto, 26,6% in Toscana, 47,3% in Campania, 52,9% in Sicilia. La percentuale media in Italia si assesta di conseguenza sul 35,4%.
«Siamo consapevoli di questa situazione» conclude Scollo. «Da molto tempo la Sigo invia lettere al ministro della Salute per chiedere il risanamento di una situazione nociva non solamente per le casse dello Stato, ma anche, e soprattutto, per la salute e la sicurezza di mamme e bambini».
Fonte: Ginecologia33 (17-01-2012)