Giovani musiche italiane

Sono ripresi, allo spazio Sirin, gli incontri musicali con giovani musicisti contemporanei. Stessa stimolante formula dello scorso anno: musica e parola.  All’esecuzione dei brani seguirà, infatti, un’interessante “chiacchierata” con gli autori. Ecco il programma della serata e una breve intervista a Michele Foresi, il più giovane dei due compositori. ()
spazio sirin

Allo Spazio Sirin (via Vela 15, citofono Sirin), domenica 22 settembre alle ore 20.30, il quarto appuntamento (ingresso libero) di una rassegna di incontri con i compositori d’oggi. Si tratta di una serata in cui, come nelle precedenti, si suonerà e si parlerà: il pianista e musicologo Alfonso Alberti suonerà musiche per pianoforte dei due compositori ospiti, in questo caso Ruggero Laganà (noto al pubblico anche come clavicembalista e pianista) e il giovanissimo Michele Foresi, ma anche ne parlerà con loro pubblicamente.

In più, come da prassi per Giovani musiche italiane, Alfonso Alberti eseguirà brani di due autori del passato scelti proprio da Laganà e Foresi come immaginari interlocutori dei tempi che furono: Michele Foresi ha scelto Franz Liszt e Ruggero Laganà ha scelto Erik Satie.

Come di consueto seguirà buffet, con la possibilità di un dialogo informale coi compositori e gli interpreti (per questa serata n. 4 ad Alfonso Alberti si affianca Selene Framarin nel ruolo di voce recitante).

Ecco il programma completo:

Erik Satie (1866­–1925)                              Sports et divertissements (1914)

Ruggero Laganà (1956)                             Wiegen (2010)

Michele Foresi (1988)                                Alpha release (2013, p. e. assoluta)

Franz Liszt (1811–1886)                            Seconda ballata in si minore (1853)

Michele Foresi (1988)                                Esercizio al dominio (2010, p. e. assoluta)

Al pianoforte e in dialogo con gli autori: Alfonso Alberti

Con la partecipazione di Selene Framarin (voce recitante)

Ruggero Laganàcompositore, esecutore, didatta (cosa consueta un tempo fra i musicisti, oggi più rara) ha vinto 11 Concorsi Internazionali di Composizione, 3 di Clavicembalo. È docente presso il Conservatorio di Milano di Armonia /Analisi e Tastiere storiche. Eseguito nei più importanti Festival di musica d’oggi del mondo (Venezia, Paris, Avignon, Orleans, Lille, Berlin, New York, Tokio, Buenos Aires, Genève, Wien, Montreal, Bilbao), due sue opere sono state rappresentate a Milano: Piccola Scala (1982), Piccolo Teatro (1992). Il 21 ottobre 2013 sarà a Torino con una sua serata di teatro musicale. Più di mille concerti di musica barocca e contemporanea, ha realizzato cd/dvd con Amadeus, Stradivarius,  FonitCetra, Concerto, al Gran Sole, registrazioni radio/TV (Rai e in Europa, Giappone, Canada).

Michele Foresiinizia a suonare il violino da piccolo, e fino a poco prima di diplomarsi credeva che la musica fosse stata scritta tutta da gente sparita ormai da tempo; scoperto che questa pratica era ancora in uso decide di provarci, e se ne innamora. Si trasferisce a Bologna e si laurea in filosofia, per poi dedicarsi allo studio della composizione e dell'elettronica, continuando a suonare in numerosi ensemble. È attratto dalla natura fisica e teatrale della musica e degli strumenti, e gli piace forzare i limiti esecutivi e fisici imposti dalla materia. Ama profondamente l'interprete, e nel comporre tenta sempre di confonderlo con il suo strumento – a beneficio di entrambi.

Da alcuni anni Selene Framarin indirizza la sua attività di clarinettista allo studio dell'aspetto corporeo del fare musica: gesto, fisicità, potenzialità performative del repertorio, fino al vero e proprio teatro musicale. Un esempio di questa sua linea di ricerca sono le sue realizzazioni di Harlekin di Karlheinz Stockhausen, composizione per clarinettista-mimo-danzatore. Pensa che nel curriculum non si debba cadere nell'errore di apparire meglio di quello che si è; di lei possiamo dire che è sempre in ritardo, molto disordinata e che dimentica svariati oggetti in posti fantasiosi. È stata docente del Conservatorio Nazionale Edward Said in Palestina e crede nel significato civile del fare musica, testimonianza tangibile del pensiero intorno alla realtà.

Alfonso Albertisuona (il pianoforte) e scrive (libri sulla musica). Sua grande passione è la musica d’oggi, nella convinzione che sia un’opportunità formidabile per capire il tempo che ci troviamo a vivere, e noi stessi che viviamo in questo tempo. Il suo cd Stradivarius col Concerto per pianoforte e orchestra di Petrassi ha ricevuto il Premio della critica come miglior cd italiano 2012; fra gli altri, Cangianti(N. Castiglioni), Dispositions furtives(G. Pesson), Stanze (O. Coluccino), Alessandro Solbiati. Piano Works e, di fresca uscita, Giorgio Gaslini. Piano Works. Alfonso Alberti ama le sfide della mente, è un appassionato solutore di enigmi e un buon conoscitore del giallo classico all’inglese.

www.alfonsoalberti.it


Una breve intervista a Michele Foresi

Cosa vuol dire per te essere una persona che scrive musica ma che ha anche un'attività di interprete (violinista e violista)? E cosa significa il rapporto con l'interprete? Stimolo, sfida, complicità?

Essere interprete, oltre che compositore, mi obbliga a ricordarmi che la musica è una pratica di uomini per uomini. Il grande fascino della musica scritta è la sua esistenza su due piani: come idea codificata su carta e come manifestazione acustica. Ma questo doppio livello può essere anche un grande rischio: invertendo la teoria platonica, per me la cosa più importante – ciò che deve venir prima tanto per il compositore quanto per l'ascoltatore – non è l'istruzione grafica ma la vibrazione fisica. Sul foglio vi è solo l'idea, condizione necessaria ma non sufficiente, perché una musica non suonata è un pensiero non formulato. Per questo l'interprete è fondamentale: a lui spetta metà del lavoro, con i pericoli che ciò comporta, ma anche con l'incredibile opportunità per il compositore di sapere che il proprio lavoro potrà avere mille volti diversi. La bella musica, a differenza di un bel quadro, non teme la corruzione del tempo, non necessita di restauro, e tutto questo è merito dei suoi interpreti.


Ami raccontare che la musica d'oggi è stata per te una scoperta abbastanza casuale e sorprendente. C'è stato qualche stimolo particolare (un autore, un brano, una situazione) per te decisivo?

Mia madre si era abbonata a una di quelle raccolte sulla storia della musica, fatte di volumetti esplicativi e ascolti audio. Si partiva da Bach e in venti uscite si finiva con la musica del novecento. Percorrendola da cima a fondo arrivai all'ultimo CD, pieno di perplessità per questi fantomatici Ligeti, Berio e Reich, ma quando incominciò il primo brano, “Gruppen” di Stockhausen, fermai tutto, inorridito. Cosa diavolo era quel caos? Era davvero musica? Perché l'avevano messa sullo stesso piano di Mozart e Brahms?!

È così che m’innamorai della musica del novecento: dovevo a tutti i costi capire perché non la capivo, volevo superare questo mio limite. Lessi tanto e ascoltai tantissimo, e piano piano capii che questi strani brani erano come mondi paralleli, ciascuno con proprie leggi fisiche e forme di vita. Ognuno di loro si sarebbe lasciato abitare, se solo io non avessi preteso nulla a priori.

Cosa chiedi alla tua musica e a quella degli altri? Cosa ti piace ascoltare?

Dalla musica vorrei chiedere un “enigma viscerale”, essere in grado di attrarre fin dal primo incontro per una sorta di morso fisico, ma di non esaurirsi in questo stimolo fisico – che alla lunga può anche annoiare – e riuscire ogni volta a serbare fascino e segreti per la mente curiosa che li vorrà esplorare. Per questo non amo la musica di immediato appeal ma senza sostanza, che poco a poco si sgonfia come un bel vestito senza nessuno dentro a indossarlo, e nemmeno quella di immane costruzione e calcolo, di cui solo dopo lungo studio dello spartito si può apprezzare al massimo la profonda dedizione ad un dogma.

Come valuti la situazione italiana e le possibilità che vengono offerte a un giovane compositore?

Essendo ancora agli inizi non penso di poter dare una valutazione oggettiva sulla situazione italiana in generale. Quello che noto è che l'attività musicale più stimolante, e in grado di offrire opportunità anche ai giovani, non è più quella condotta da istituzioni o fondazioni, ma da singoli individui o piccoli gruppi: la loro militanza sul campo, la loro passione e il coraggio nel chiedere e dare di più al proprio pubblico li rendono liberi di seguire percorsi diversi, in cui poter includere ciò che altri si sentono obbligati ad escludere.


di Alfonso Alberti


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