E se le donne vanno in Regione…

In questa campagna elettorale, qualcosa finalmente è cambiato: fra i candidati al consiglio regionale sono presenti molte donne. Ma perché la presenza femminile nelle Istituzioni è così importante? Di quali istanze sono portatrici? Lo chiediamo a Marzia Frateschi, candidata indipendente nelle liste di SEL nelle prossime elezioni regionali.
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intervista
Fin dalla nascita di z3xmi.it Marzia è stata l’ideatrice e la responsabile dello spazio “la città delle donne” scrivendo in particolare articoli di politica e società. Ma, oltre che impegnata nel sociale e in politica, Marzia è anche una mamma, una ginecologa e come molte di noi, si destreggia sempre su più fronti fra lavoro, sociale e famiglia.
 
Dunque Marzia, da dove nasce il tuo interesse per le tematiche femminili e che cosa ti ha spinto a “buttarti” in questa impresa editoriale piuttosto pressante e assolutamente gratuita.

Il mio interesse per le tematiche femminili ha radici lontane. Non dimenticare che sono ginecologa, vivo con le donne, professionalmente, umanamente, nelle lotte e processi storici dei movimenti femminili. Credo di aver fatto politica sempre, nella pratica e nella vita. Durante la campagna elettorale di Pisapia ho lavorato nelle " Officine" prima, nei tavoli delle Pari Opportunità del comune di Milano , nel Comitato di Zona 3 e qui è nata l’idea di z3xmi.it.
La prospettiva di condividere un progetto politico con altri e la mia insaziabile, quasi adolescente curiosità verso il nuovo hanno contribuito a buttarmi con entusiasmo in questa esperienza editoriale.
Con “La città delle donne” ho cercato fin dall’inizio di creare un "mondo donna" con un’identità diversa, nuova. Non femminile, non femminista, ma rivolta alle Donne, tutte. Alle donne di Milano che condividono questa città/luogo/spazio/ bene comune, ma non solo. Nate qui o provenienti da altre culture o altri Paesi, etero o omosessuali, alle nuove e diverse famiglie. Una bella scommessa, no? Ma sta dando i suoi risultati.
 
 
Nei tuoi articoli hai trattato temi quali i consultori, la 194, l’aborto chimico, l’obiezione di coscienza. Questioni di indubbio interesse femminile, ma non rischia di essere un punto di vista un po’ riduttivo?

Vedi, è proprio questo il punto. Impegnarsi per i diritti delle donne significa lavorare per il benessere di tutta la società.
Per esempio, difendere i consultori pubblici, significa difendere una conquista delle donne, ma vuol dire anche promuovere la riqualificazione di importanti presidi sanitari sul territorio che svolgono una funzione preziosa per il benessere delle famiglie -tutte le famiglie comunque siano composte-  così come del singolo o della coppia.
Guardando alla sanità in Lombardia, questa si è spostata sempre più verso il privato a discapito del Pubblico. Riqualificare la sanità pubblica significa valorizzare l'offerta sanitaria sul territorio, creando e rafforzando i servizi ora penalizzati da un'organizzazione centrata sulla ospedalizzazione.
Quindi Case della Salute, Case Mediche (in fase sperimentale nel comune di Milano) ma specialmente Consultori pubblici. In altre parole meno ricoveri, più cure primarie, più prevenzione.
Sicuramente, i Consultori pubblici non più dequalificati a poliambulatori, sapranno dare risposte alle esigenze delle donne e delle nuove famiglie, diversamente dagli attuali consultori privati di matrice ciellina.
Ma riqualificare significa anche non snaturare i valori laici su cui si fondano. Primo fra tutti il diritto all'autodeterminazione della donna con la difesa e l’applicazione della legge 194, legge dello Stato ora minacciata dall’obiezione di coscienza.
Difendere e riqualificare i consultori significa quindi difendere una visione più ampia e laica delle famiglie.


Oggi si parla tanto di parità di genere e spesso viene banalizzata in una semplice questione di “quote rosa”. Ma esattamente che cosa significa per te, oggi, in Italia, parità di genere?


Penso che se a 60 anni dal voto delle donne, a 40 dalle lotte per l'autoderminazione dei movimenti femministi, siamo ancora a parlare di parità di genere, è evidente che l'obiettivo non è ancora stato raggiunto. É vero che le donne per molteplici motivi si sono interessate poco alla vita politica, ma è altrettanto vero che la politica le ha sempre tenute lontane.
Le quote rosa sono solo un passo, importantissimo, ma c’è tanto di più da fare.
È necessario promuovere la parità di genere nelle Istituzioni, nella società e sul lavoro. Attivare la legge contro la violenza sulle donne che in Lombardia, per mancanza di fondi (!), non è ancora operativa. Promuovere politiche culturali in difesa della dignità delle donne con interventi educativi nelle scuole e sul territorio, per esempio contro la pubblicità sessista e l’omofobia.  Operare per una politica antidiscriminatoria basata sul rispetto dell'individuo, indipendentemente dal genere e dall’orientamento sessuale.
Oggi, le donne nella politica e nelle istituzioni rivendicano una vera parità di opportunità per un’autodeterminazione che è rispetto di ogni persona, di ogni scelta, di ogni diritto individuale. Il loro sguardo sulla politica significa farsi carico delle istanze reali che provengono dall’intera società. 

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