I tram


(Non è questione di nostalgia, soltanto
occorrono, ecco, tanti sostentamenti,
anche remote cose di affetto)

Andava il tram Ventitré verso il cuore,
le vetrine della gente, e pareva
correre il Quindici incontro a qualche mare,
c’era il Ventotto, l’infreddata

tradotta della scuola,
viaggiava il Trentuno a pericolose povertà
e il trasandato Venti, portatore
di fumi e ruggini di periferia,
e conosceva il Quattordici le fini
di tutti, il grande sonno.

Ma l’Uno fortissimo già ripartiva,
nuovo incominciamento,
paziente il Trentotto si caricava
la nostra calcistica domenica e
il misterioso Diciannove mai salito...

Quegli incrocianti squassati tram
del repentaglio e del rassicurare:
regalavano la
traversata del mondo, e si tornava.

TIZIANO ROSSI (1935-)

 

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