Mario Vitiello racconta Gas Lambrate, uno degli antesignani

Mario Vitiello, co-fondatore del Gas Lambrate, può risalire alle origini. A quando i gruppi di acquisto solidale si contavano a Milano sulle dita di una mano. Ovvero nella seconda metà degli anni novanta.

Prima di noi c’erano solo Maltrainsema (connesso a Cascina Torchiera) e Filodipaglia e noi siamo partiti 12 anni fa. Nel 1999 a dicembre. Quando non esistevano altri gas a Milano. Siamo stati il terzo. E il primo in Zona 3.

I Gas non li promuoveva nessuno. Allora c’erano i primi gruppi a Torino e a Fidenza.  E una dichiarazione di intenti che circolava sulla rete. A leggerla, tuttora ancora valida.

Il nostro gas nacque da due coppie di amici. Rispondeva alle nostre idee e l’abbiamo fatto. Senza sapere nemmeno che cosa sarebbe successo negli anni successivi.

Come si è evoluto?

Gradualmente, tramite l’entrata di persone conosciute, di amici. Privilegiando l’aspetto comunitario, collettivo. Noi non facciamo solo acquisti in comune ma siamo in un’entità che vive di assemblee plenarie. Non vi sono ruoli predefiniti. Ci riuniamo ogni tre settimane. E la conoscenza diretta è quella che salvaguarda le nostre riunioni. Prendiamo decisioni operative, non c’è direttivo o presidente. Tutto è assolutamente orizzontale.

Quanti aderenti?

Un po’ meno di quaranta come adulti, il doppio circa come famiglie. 20-25 persone in assemblea e una buona mailing list.

 

L’organizzazione?

La gestione comporta una indagine diretta sul produttore. Poi la diffusione dell’ordine via excel, la definizione, l’appuntamento di ritiro. Con un fondo cassa (fondo Gas) gestito da un cassiere per gli anticipi. Noi  gli ordini andiamo spesso a prenderceli. Conosciamo tutti i nostri produttori, non ce ne sfugge uno. Li andiamo a trovare a casa loro, ci parliamo, entriamo in rapporto personale. Un paio di noi li vanno a trovare una o due volte all’anno.

Non ci siamo mai potuto permettere un punto unico di distribuzione. Milano è un po’ avara con le iniziative sociali. Per fortuna abbiamo degli aderenti con un po’ di spazio e noi cerchiamo di essere il meno invasivi possibile.

Dopo 12 anni la comunità è rimasta la stessa?

No, c’è un gran ricambio. Degli originali forse siamo rimasti in pochi. Ogni anni due o tre persone vanno via e altri ne entrano. Con una leggera tendenza alla crescita.

Noi abbiamo deciso, fin dal 1999, che non esisteva fare attività come gas senza attività culturale. E in questi 12 anni avremo promosso almeno 30 incontri culturali, alcuni anche di ottimo livello, con professori universitari e parlamentari europei. Sempre sui temi vicini a noi. Qualche volta anche con 200 persone. In spazi trovati nella zona. Il prossimo sarà con Lucarelli e Fumagalli e De Stefano sulla crisi, a metà gennaio.

Per noi questa è un’attività fondamentale. A differenza di altri gas milanesi noi abbiamo un’attenzione molto più forte sul versante sociale. Poi queste iniziative vengono propagandate in rete, anche via altri gas, e l’affluenza è spesso larga.

L’aspetto culturale non è preponderante sul gruppo di acquisto, giriamo 40mila euro all’anno, ma è l’aspetto di passione che conta.  Tutte le iniziative sono gratuite. Un arricchimento del tessuto culturale della zona.