Amichemai

Maurizio Nichetti torna alla regia dopo quasi 25 anni e lo fa, con garbo e ironia, a modo suo. ()
amiche mai
Se vi siete domandati dove fosse finito quel regista di tanti film divertenti, stralunati e un po’ “futuristi”, bhe non se ne è stato con le mani in mano. Si è dedicato all’insegnamento, alla regia teatrale e di opere liriche, è direttore artistico del Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano, tiene un corso di regia allo IULM ed è direttore artistico anche del festival Visioni dal mondo. Il cinema non lo ha mai abbandonato, si è solo preso una pausa di una ventina d’anni: bentornato Nichetti!
Con Amichemai torna alla regia per la sua “seconda opera prima”, come lui stesso la definisce, mentre nel frattempo il mondo è cambiato, è cambiato anche il modo di fare cinema, il suo mercato, la tecnologia si è evoluta (non sempre a fin di bene), c’è un pubblico nuovo e una diversa fruizione delle immagini. Tutto questo ha stimolato Maurizio Nichetti per il suo nuovo film.
Sodale come quasi sempre Angela Finocchiaro nella parte di Anna, veterinaria amorevole ma anche “moglie innamorata, figlia affettuosa, madre ansiosa, nonna paziente”. Infatti vive a Trieste insieme alla figlia Micol (Astrid Casali), il nipotino Nathan e Gino (Vittorio Grezzi) il padre malato. Il marito Angelo (Luca Lombardi) è perennemente in Bulgaria per motivi di lavoro.
Purtroppo la quiete familiare è per Anna disturbata dalla presenza della badante turca Aysè (Serra Yilmaz) di cui diffida e per la quale non nasconde l’insofferenza. Alla morte del padre sospetta che la badante abbia circuito l’anziano per modificare il testamento a suo favore. Invece tutti i beni andranno ad Anna e Micol mentre Aysè sarà erede solo del letto di Gino.
Qui comincia l’avventura on the road perché Aysè vuole tornare a vivere nel suo paese e il letto deve seguirla. Pur di non vederla più e sbarazzarsene Anna è disposta ad accompagnare la donna caricando lei e il letto su un pick-up giallo in un viaggio attraverso i Balcani, attraverso Slovenia, Croazia, Serbia e Bulgaria in cui non mancano nuovi incontri e colpi di scena.
Meglio non aggiungere altro alla trama che non è nemmeno facile raccontare, meglio vedere.
Al cinema, naturalmente, anche se Nichetti inserisce a sorpresa qui e là gli interventi invadenti di due content creator (Gelsomina Pascucci e Pia Paoletti) che pretendono di raccontare tutto quello che succede dentro e fuori dal set. Nichetti, sempre a contatto con il mondo dei giovani, è perfettamente aggiornato sul mondo della comunicazione: se prima era solo la pubblicità a interrompere un’emozione ora c’è anche il mondo dei social. Raccontando una storia semplice e anche edificante, Nichetti riesce a inserire elementi di critica, di allarme, di contemporaneità: la crisi climatica con immagini dell’Italia allagata, la dittatura dei social, la follia della tecnologia, l’eccesso di droni, la minaccia ambientale, i laghi ghiacciati che non sono più ghiacciati. Ma lascia aperta una domanda: dove va a finire il cinema?
Il cinema di Nichetti resta originale, garbato, divertente, fantasioso, inventivo e soprattutto…
vitale.


In programmazione al Cinema Palestrina

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