Il seme del fico sacro

Iran oggi: oppressione e repressione in un clima sempre più impossibile da sostenere. Ottimo esempio di film civile. ()
Il seme del fico sacro immagine
Mohammad Rasoulof si conferma una garanzia: a due anni di distanza dall’uscita del suo magnifico Il male non esiste è nelle sale cinematografiche Il seme del fico sacro. In condizioni di lavoro difficilissime avendo dovuto operare in clandestinità come l’amico e collega Jafar Panahi, Rasoulof ci appassiona ancora con le sue peripezie in Iran.
Iman ( Missagh Zareh) è un padre di famiglia, una moglie Najmeh (Soheila Golestani) e due figlie, Sana (Setareh Maleki) liceale e Rezvan (Mahasa Rostami) già universitaria.

In apertura del film vediamo Iman ricevere una pistola e dei proiettili, sono la dotazione per il suo nuovo incarico a giudice istruttore presso il tribunale rivoluzionario di Teheran. Una promozione che porta prestigio e benefici economici ma di fatto lo costringe a firmare condanne di esecuzione.
Non parla in casa del suo lavoro e solo la moglie è al corrente di quell’arma che tiene in un cassetto. Le figlie però non ignorano quello che sta accadendo nelle strade, i giovani e le donne soprattutto sono in rivolta dopo la morte di Mahsa Amini, la studentessa di 23 anni uccisa nel settembre 2022 per non aver indossato correttamente il velo. É scoppiata la rivoluzione del movimento Donna, vita, libertà. Un giorno però la pistola sparisce, Iman se non la ritrova rischia non solo il suo “onore” ma anche il carcere. Sospetta delle sue tre donne ed entra in un turbine di paranoie che lo fanno agire con i metodi appresi dal mestiere: interrogatori, reclusioni, indagini da tribunale e strategie repressive come da regime. Nonostante i tentativi di Najmeh di conciliare le parti il clima familiare si sfalda.

È il modo che ha scelto Rasoulof per far sentire allo spettatore il clima di oppressione quotidiana che ha portato i giovani alla rivolta. Il seme che attecchirà, come quello del Fico Sacro che portato dagli uccelli mette le sue radici su altri alberi, si sviluppa e cresce fino a soffocare la pianta ospite.
Il film per ovvie questioni di sicurezza e clandestinità è stato girato quasi tutto in interni o in luoghi desertici, facendo però ampio uso di filmati presi dai social che documentano le reali manifestazioni che incendiano l’Iran.
Meno strutturato del suo precedente Il male non esiste (Orso d’oro a Berlino 2020) che incatenava quattro episodi in uno splendido congegno, Il seme del Fico Sacro ha comunque molto da dire e parla alle coscienze di tutti.
Il regista, dopo carcere e condanne, è riuscito a fuggire avventurosamente dall’Iran subito prima che fosse convalidata l’ultima condanna a 8 anni e il divieto di lasciare il paese. Ha così potuto essere presente alla presentazione del suo film al Festival di Cannes, Premio Speciale della Giuria.
Inoltre candidato all’Oscar al miglior film straniero dove dovrà vedersela con l’altro bellissimo film Io sono ancora qui.
Nonostante dal 2002 a oggi abbia prodotto una decina tra documentari e film, nessuno dei suoi lavori è mai stato proiettato in Iran.
Militante.


In programmazione al Cinema Palestrina

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