Emilia Pérez

Una rilettura in chiave musicale di una greve storia di malavita e di malessere, in sentore di eccessivo melodramma. ()
Emilia perez immagine copia
Bizzarro è bizzarro e anche alquanto melodrammatico. “Emilia Pérez” è un film che riserva sorprese ma anche qualche delusione.
Juan “Manitas” Del Monte (Karla Sofia Gascon) è un famigerato e sanguinario boss di un cartello messicano della droga sposato con Jessica (Selena Gomez) e padre di due figli piccoli.
Il suo corpo si ritrova da sempre imbrigliato nei panni stretti di un uomo, mentre in cuor suo si sente decisamente donna. Dietro un enorme compenso economico, chiede a Rita Mora Castro (Zoe Saldana), una brillante avvocatessa insoddisfatta del proprio ruolo, di aiutarlo nella non semplice impresa di cambiare sesso, tagliando al contempo ogni rapporto con il suo tragico passato.
Entra così in scena dal nulla Emilia Pérez (sempre Karla Sofia Gascon), una piacente matrona che tenta di riscattare i suoi terribili trascorsi compiendo opere di bene nei confronti delle famiglie di persone che erano state eliminate dalla sua stessa attività criminale. Nel frattempo intreccia anche un passionale rapporto con la giovane Epifania (Adriana Paz), a cui aveva fatto uccidere l’odiato marito.
Inoltre, spinta dall’amore paterno, riunisce intorno a sé la sua famiglia senza però rivelare la sua vera identità.
Il finale del film subisce una irrefrenabile accelerazione che porterà a una tragica, ancorché scontatissima, conclusione.
Concepito come un’opera lirica, il film è suddiviso in capitoli musicali che gli interpreti svolgono accompagnati da coreografie e cori. Al di là dell’improbabile vicenda, ma tant’è, l’espressività del film è affidata, oltre che alla bravura dei personaggi, a questi contrappunti in musica che ne scandiscono le fasi e ne restituiscono gli umori più melodrammatici.
Subissato da premi a Cannes (dove, oltre al premio speciale della Giuria, sono state premiate tutte e quattro le attrici protagoniste), agli European Film Awards e ai Golden Globe, “Emilia Pérez” unisce una sottile linea di follia a una, a tratti, greve ambientazione passionale con cui è difficile fare i conti senza cadere nel macchiettistico o nel dejà vu.
Dirige Jacques Audiard, esperto manipolatore di storie, a cui in passato si devono film importanti come “Il profeta”, “Sulle mie labbra” e “I fratelli Sisters”.
La colorata processione finale, aperta dalla statua di Emilia Pérez, si snoda sulle note, tradotte in lingua spagnola (Las damas que pasan), della struggente ballata di Georges Brassens “Les passantes”, su testo poetico di Antoine Pol, di cui esiste anche una versione in lingua italiana di Fabrizio De André.
“Emilia Pérez” intriga e diverte ma sorprende solo coloro che vogliono lasciarsi sorprendere.

In programmazione all’Arcobaleno Film Center

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