La stanza accanto
Argomenti drammaticamente attuali nell’ultimo film di Pedro Almodóvar.
(Mietta Albertini)11/12/2024
C’č chi lo definisce “capolavoro” e chi non condivide l’entusiasmo della giuria della Mostra del Cinema di Venezia 2024 che gli ha assegnato il Leone d’oro. Indubbiamente perň l’ultimo film di Pedro Almodóvar, nonché il suo primo lungometraggio in inglese, ha molti pregi. Basandosi sul romanzo Attraverso la vita della scrittrice newyorkese Sigrid Nunez scritto in prima persona, Almodóvar ne ha tratta una sceneggiatura di costante dialogo. C’č Ingrid (Julianne Moor) la scrittrice di successo che presenta l’ultimo libro in cui racconta della sua paura della morte. Negli incontri durante il firma-copie, viene a sapere che la sua amica di un tempo Martha (Tilda Swinton) č in ospedale con una malattia terminale. Non si vedono da molti anni ma erano legate da profonda amicizia, lavoravano per la stessa rivista poi Ingrid č diventata scrittrice e Martha corrispondente di guerra. Ora dopo tanti anni riprendono l’antica confidenza e si aggiornano sugli avvenimenti che le hanno accompagnate. Quando Martha esce dall’ospedale senza speranze sa solo che vuole morire con dignitŕ ma non da sola.
La vera amicizia č anche complicitŕ cosě chiede a Ingrid di esserle accanto: si procura una pillola sul dark web e affitta una meravigliosa casa nel bosco dove trascorrere gli ultimi giorni con l’amica. Solo una porta, rossa, le dividerŕ e sarŕ il “segnale”.
Nella maggior parte degli Stati Uniti e del mondo l’eutanasia č reato, in Spagna invece č stata legalizzata e Almodóvar tiene a far riflettere sul fine vita, un diritto che dovrebbe essere innegabile. Ma ne La stanza accanto emerge anche un altro discorso rilevante, quello delle amicizie che non muoiono. Parlano, chiacchierano, hanno molte cose da raccontarsi Ingrid e Martha, il passato in cui erano separate, tra un ricordo e un flashback riemergono quegli “anni ’80 underground in cui le cose che contavano accadevano solo di notte” e sono quelle amicizie che sono rimaste incontaminate e che riaffiorano come il bellissimo personaggio di John Turturro-Damien, che fu amante di entrambe ora diventato professore, che parla di cambiamento climatico, della guerra che č ovunque e che “neoliberismo e la nuova ascesa dell’estrema destra stanno accelerando la fine del mondo”. Sono tanti gli argomenti toccati, da uno ne nasce un altro e altri ancora.
Non č un film cupo, semmai politico, si parla della morte attraverso la vita, Ingrid e Martha ridono con i film di Buster Keaton, prendono il sole sui lettini come Gente al sole di Edward Hopper, si vestono di colori sfavillanti.
Si puň imputare al film un eccesso di estetismi elitari, abiti raffinati e stravaganti, arredamenti ricercati tra design e vintage, ma riflettendo non sono fuori luogo né estranei, fanno parte di una scelta di bellezza per accompagnare un momento doloroso come le numerose citazioni letterarie, pittoriche e cinematografiche.
Qualcuno rimpiange l’irriverenza dei primi film strampalati e sperimentali, ma sono tempi lontani e Almodóvar riesce sempre a rischiare il nuovo avendo ancora molto da dire e sentimenti da esprimere.
Non temete un film drammatico. Anche se una porta si chiude.
Trascendente.
In programmazione all’Arcobaleno Film Center e al Cinema Plinius
La vera amicizia č anche complicitŕ cosě chiede a Ingrid di esserle accanto: si procura una pillola sul dark web e affitta una meravigliosa casa nel bosco dove trascorrere gli ultimi giorni con l’amica. Solo una porta, rossa, le dividerŕ e sarŕ il “segnale”.
Nella maggior parte degli Stati Uniti e del mondo l’eutanasia č reato, in Spagna invece č stata legalizzata e Almodóvar tiene a far riflettere sul fine vita, un diritto che dovrebbe essere innegabile. Ma ne La stanza accanto emerge anche un altro discorso rilevante, quello delle amicizie che non muoiono. Parlano, chiacchierano, hanno molte cose da raccontarsi Ingrid e Martha, il passato in cui erano separate, tra un ricordo e un flashback riemergono quegli “anni ’80 underground in cui le cose che contavano accadevano solo di notte” e sono quelle amicizie che sono rimaste incontaminate e che riaffiorano come il bellissimo personaggio di John Turturro-Damien, che fu amante di entrambe ora diventato professore, che parla di cambiamento climatico, della guerra che č ovunque e che “neoliberismo e la nuova ascesa dell’estrema destra stanno accelerando la fine del mondo”. Sono tanti gli argomenti toccati, da uno ne nasce un altro e altri ancora.
Non č un film cupo, semmai politico, si parla della morte attraverso la vita, Ingrid e Martha ridono con i film di Buster Keaton, prendono il sole sui lettini come Gente al sole di Edward Hopper, si vestono di colori sfavillanti.
Si puň imputare al film un eccesso di estetismi elitari, abiti raffinati e stravaganti, arredamenti ricercati tra design e vintage, ma riflettendo non sono fuori luogo né estranei, fanno parte di una scelta di bellezza per accompagnare un momento doloroso come le numerose citazioni letterarie, pittoriche e cinematografiche.
Qualcuno rimpiange l’irriverenza dei primi film strampalati e sperimentali, ma sono tempi lontani e Almodóvar riesce sempre a rischiare il nuovo avendo ancora molto da dire e sentimenti da esprimere.
Non temete un film drammatico. Anche se una porta si chiude.
Trascendente.
In programmazione all’Arcobaleno Film Center e al Cinema Plinius