Poesia malgrado tutto

Abbiamo chiesto a Francesco Casella, residente nel Municipio 3 e per lunghi anni docente di lettere al Liceo Virgilio, di parlarci del concorso di poesia “Maurizio Magnini”. ()
Malgrado tutto immagine
In zona molti lo conoscono, il “Virgilio” di Piazza Ascoli, per averlo frequentato, o per avere avuto figli, fratelli, amici, che in tempi, o in anni diversi hanno studiato in quelle aule, percorso quegli ampi corridoi, salito quelle scale che recano l’impronta inconfondibile dell’architettura razionalista degli anni Trenta, quando l’Istituto fu progettato e costruito.

Alla fine degli anni ’80, fu un gruppo di studenti del Liceo ad avere l’idea di organizzare un concorso di poesia, per valorizzare la sensibilità e la creatività di compagne e compagni. L’idea era interessante, ma a darle forma e concretezza ci pensò il loro docente di lettere, il colto e stimato prof. Maurizio Magnini.
Qualche anno più tardi – era il novembre dell’anno 1994 – l’amato professore improvvisamente scomparve e il concorso di poesia, che nel frattempo era ormai divenuto un appuntamento fisso per il “Virgilio”, con voto unanime, fu ribattezzato “Concorso Maurizio Magnini”.
In quegli stessi anni, anch’io approdai al “Virgilio” in qualità di docente di Lettere e insieme con Ugo Basso, collega e amico personale di Magnini e, come me, sensibile al linguaggio poetico cominciai a occuparmi del “Magnini”.

Per quali tratti il “Concorso Magnini” si distingue da tante altre simili iniziative?
Una caratteristica peculiare del concorso virgiliano fu quella di lasciare il progetto sostanzialmente in mano agli studenti in tutte le sue fasi da quella organizzativa, di pubblicazione e diffusione del bando del concorso, a quella di raccolta e selezione dei testi, fino alla organizzazione della serata della premiazione. Noi docenti ci limitavamo per lo più a un compito di accompagnamento e di supporto organizzativo. Anche la giuria, del resto, contemplava al suo interno una quota maggioritaria di studenti. Tale peculiarità ha sempre contribuito negli anni al rinnovamento del comitato organizzativo e a uno scambio quanto mai vivace e stimolante tra noi docenti e gli studenti che negli anni mutavano volti e caratteri, ma mantenevano intatta l’adolescenziale freschezza.

Come si è sviluppata l’iniziativa negli anni?
Il “Magnini” negli anni si è andato arricchendo di nuove sezioni: al premio di poesia italiana, si è aggiunto quello di poesia in lingua straniera per valorizzare competenze e sensibilità di studentesse e studenti del Liceo Linguistico, e ancora quello del racconto in prosa. La serata della premiazione era il momento più solenne e atteso: in Aula Magna, alla presenza di tutte le componenti dell’Istituto, compresi i genitori e i parenti degli studenti, venivano proclamati i vincitori delle diverse sezioni e venivano letti i loro testi. La serata era arricchita dall’esecuzione dal vivo di brani musicali e negli ultimi anni anche dalla premiazione di un parallelo concorso fotografico e artistico. Insomma, una vera serata consacrata alle Muse - protagoniste la poesia, il racconto, la musica e le arti visive - che finalmente apriva la scuola a un orizzonte più vasto e a una variegata sensibilità.
In questo senso, davvero memorabili furono la premiazione della XX edizione del “Magnini” nella suggestiva cornice della Palazzina Liberty e qualche anno più tardi, per la XXV edizione, la premiazione nella prestigiosa Sala del Grechetto presso la Biblioteca Comunale di Corso di Porta Vittoria.

Rimane qualche traccia editoriale del Concorso?
Una menzione a parte riguarda la pubblicazione all’interno della collana “I Quaderni del Virgilio” del Quaderno n.6 del 2007 dedicato integralmente alla Poesia e al “Magnini”. Il Quaderno, pubblicato da Principato, infatti, raccoglie i testi vincitori delle precedenti edizioni con brevi note sui loro giovani autori e pubblica altresì belle interviste – sempre a cura degli studenti - a tre poeti contemporanei: Biagio Cepollaro – tuttora docente al Virgilio – e i compianti Franco Loi e Giancarlo Majorino.
Insomma, si è cercato di non disperdere una esperienza preziosa: versi, testi, testimonianze di personali ricerche, momenti che racchiudono in sé un proprio valore di autenticità.

È possibile esprimere un giudizio sulla qualità poetica dei testi pervenuti?
Diseguali, taluni ingenui, altri certo imperfetti, i testi in esame sono comunque la traccia di una personale ricerca espressiva e nei casi migliori di uno stile. Diverse tra loro per contenuto, lunghezza, forme espressive adottate, le opere di cui ci siamo occupati evidenziavano però curiose ricorrenze. La prima, forse la più evidente – che tocca dolorosamente il lettore attento al mondo giovanile – è il segno della sofferenza. Una sofferenza in alcuni casi acuta, nera, angosciosa, quale si può forse provare solo nella stagione della adolescenza, e che pare cercare nella traccia dell’inchiostro quasi una terapia, un tentativo di chiarificazione, o di sublimazione. Colori cupi, scenari di morte, di interiore devastazione, o anche solo di intima malinconia abbondano in molti versi e sembrano chiedere alla carta sui cui sono scritti lo spazio e la distanza per trovare una propria adeguata collocazione. Anche la suggestione erotica è nelle sue varie sfaccettature, come è naturale, data l’età delle autrici e degli autori, un soggetto molto frequentato, ma anch’essa spesso accompagnata da un senso acuto di angoscia, o di vergogna, o di lordura, o di insoddisfazione, a testimonianza di quanto poco sia semplice anche per le generazioni più giovani vivere i propri sentimenti e le proprie privatissime emozioni.
Insomma, malgrado qualche inevitabile scivolamento nel banale, si avverte una reale e fresca sensibilità nei riguardi dello strumento linguistico, nei suoi aspetti ritmici, timbrici, espressivi.

Quale bilancio è possibile tirare di questa esperienza?
L’esperienza, pur conclusa – gli anni del Covid hanno rappresentato per il mondo della scuola e più in generale per tutto il mondo giovanile una sorta di linea di demarcazione che ha segnato un prima e un dopo - è stata largamente positiva. Considerevole l’impegno degli studenti e dei docenti che l’hanno sostenuta negli anni con entusiasmo, intelligenza e sensibilità e che hanno favorito una larga partecipazione di virgiliani, promuovendo il “fare scuola” nel senso più completo e ricco dell’espressione. Per una volta, infatti, gli studenti diventavano protagonisti attivi, non più apprendisti, ma creatori, essi stessi capaci di utilizzare quegli strumenti conosciuti e appresi nelle ore di lezione. Per una volta, veniva dato spazio e riconoscimento a tutto ciò che la scuola del mattino comprime e talvolta spegne: pulsioni, emozioni, sentimenti. Il “Magnini” ha contribuito insomma, a quella identità di scuola aperta, plurale, inclusiva che il “Virgilio” ha negli anni sempre perseguito e che ne rappresenta forse il segno distintivo.

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