Berlinguer-La grande ambizione

Con il suo film Andrea Segre si cimenta nella difficile opera di restituire lo spessore immenso della figura di Enrico Berlinguer. Ardua impresa. ()
Berlinguer immagine
Berlinguer ti abbiamo voluto bene. Cinque anni della vita del leader comunista più amato della storia d’Italia raccontati con l’ausilio di documenti d’epoca. Cinque anni tra i più travagliati, entusiasmanti e drammatici di un paese alla ricerca di un’identità che sembrava potesse essere assicurata solo dal Partito Comunista Italiano e dal suo segretario.
Nell’ottobre del 1973 Enrico Berlinguer si reca a Sofia per un incontro con i responsabili del Partito Comunista Bulgaro con cui esiste un palese dissidio per via delle posizioni assunte dal PCI in politica internazionale.
L’auto su cui viaggia Berlinguer, che lo sta portando in aeroporto per fare ritorno in Italia, viene investita non casualmente da un camion militare che provoca un grave incidente.
Berlinguer, contrariamente al suo interprete che resterà ucciso, se la caverà con alcune escoriazioni.
L’episodio venne messe a tacere. Solo molti anni dopo si saprà che qualcuno aveva attentato alla sua vita.
Sono anni di sconvolgimenti epocali, il colpo di stato in Cile del settembre del 1973, la teoria del compromesso storico avanzata da Berlinguer stesso, i primi “strappi” con l’ingerenza dell’Unione Sovietica, la netta avanzata del PCI sia alle elezioni amministrative del 1975 che alle politiche del 1976 dopo le quali il Partito di Berlinguer decide di non affossare il nascente governo Andreotti, innescando un meccanismo che, di lì a breve, porterà al rapimento e all’assassinio di Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana, da parte delle Brigate Rosse. Su questo tragico episodio il film si congeda, mostrando solo attraverso immagini di repertorio i fatti storicamente successivi: la strage alla stazione di Bologna e la morte dello stesso Berlinguer con gli imponenti funerali, ultimo grande e straziante omaggio del suo popolo alla sua straordinaria figura di uomo politico.
Il film di Andrea Segre, autore quasi cinquantenne almeno sin qui poco prolifico, ripercorre con credibilità fatti storici noti e meno noti, offrendo una lettura partecipata alla definizione della figura di Enrico Berlinguer attraverso le sue parole e i suoi gesti. Lo spessore e il profondo pudore umano della persona emergono con forza anche se spesso prevalgono aspetti eccessivamente didascalici e in parte retorici.
Elio Germano penetra nel personaggio sfiorando spesso l’immedesimazione nelle cadenze del linguaggio, nelle movenze e nelle abitudini familiari.
I momenti privati sembrano essere quelli più sinceri e autentici, il rapporto con la complicità affettuosa della moglie e dei figli restituisce una figura di altissima moralità, marito e padre affettuoso malgrado il pesante fardello che la politica lo ha costretto a indossare.
Però solo chi ha effettivamente vissuto vicino a Berlinguer può dire quanto sia attendibile la ricostruzione che il film di Segre ne propone.
Di tutto spessore il cast dei comprimari che reggono il gioco delle figure storiche di riferimento con Elena Radonicich (la moglie Letizia), Francesco Acquaroli (Pietro Ingrao), Paolo Calabresi (Ugo Pecchioli), Roberto Citran (Aldo Moro), Andrea Pennacchi (Luciano Barca), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti) e Giorgio Tirabassi (Alberto Menichelli, il fedele autista nonché capo della scorta).
L’estrema sobrietà di Enrico Berlinguer si manifesta negli atti quotidiani, nella soddisfazione di bere un bicchiere di latte fresco, di tirare quattro calci al pallone con il figlio o di affrontare solitario il mare in barca a vela. Unico “peccato” sembra essere il consumo eccessivo di sigarette, compensato dalla buona abitudine di apparecchiare la tavola e di asciugare i piatti. Una bella lezione di vita da parte di un personaggio che ha rappresentato per moltissimi italiani, e non solo, la speranza di cambiamento e di riscatto.

Al di là della riuscita o meno del film, su cui si può certo discutere, rimane, a quarant’anni dalla morte di Enrico Berlinguer, un accorato omaggio a un personaggio che come pochi ha dato un senso alla missione della politica.
Tra le curiosità che il film propone si apprende che Giulio Andreotti faceva collezione di bustine di zucchero. Sic transit…

In programmazione all’Arcobaleno Film Center

Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha