Cochi Ponzoni, una vita per lo spettacolo
Intervista a uno dei protagonisti storici del mondo del cabaret e dello spettacolo italiano.
(Massimo Cecconi)10/10/2024

Da MaMì, una nuova libreria di cui parleremo molto presto, abbiamo incontrato in un piovoso pomeriggio milanese Aurelio Ponzoni in arte Cochi che con Renato (Pozzetto) ha rappresentato una svolta determinante per il mondo dello spettacolo italiano. Abbiamo parlato della sua Milano e del suo libro “La versione di Cochi” (a cura di Paolo Crespi- ed. Baldini+Castoldi) che è un’autentica miniera per tutti coloro che hanno amato e amano quel mondo di creatività e di anticonformismo che è il cabaret.
Cosa rappresenta Milano per lei?
A Milano sono nato e cresciuto. I miei genitori e i miei nonni erano milanesi, quindi è la mia città, rappresenta le mie radici. L’ho vissuta, tranne che nel periodo della guerra quando eravamo sfollati a Gemonio, sul Lago Maggiore. Dal 1945 in poi sono tornato a Milano, ho fatto le scuole elementari in via Bergognone. Il mio compagno di banco era Pietruccio Montalbetti, poi chitarrista dei Dik Dik.
Abitavo in via Vincenzo Foppa e i miei compagni di giochi erano Lallo, poi cantante dei Dik Dik, Ricky Gianco, Moni Ovadia con suo fratello e Aldo Reggiani. All’epoca eravamo bambini che giocavano insieme, ma poi con il passare degli anni ci siamo ritrovati tutti nel mondo dello spettacolo. Non so bene perché. Forse sarà stata l’acqua dell’Olona…
Recentemente ha cambiato casa e si è trasferito nel nostro Municipio. Pensa sia stata una buona scelta?
Assolutamente sì. Sono felicissimo. Questa zona della città, che non conoscevo, ha certamente un’aria diversa da quella in cui abitavo prima a Dergano, che è un quartiere molto interessante, avevo anche la fortuna di vivere in una bellissima casa, una cascina del 1400 appartenuta agli Sforza, chiamata “La Boscaiola”. Per trent’anni ho vissuto lì e ho visto nascere molte iniziative importanti, come la Fondazione TOG in via Livigno che aiuta bambini che presentano disabilità.
Ma nel nuovo quartiere mi trovo benissimo, nonostante sia più elegante e raffinato del precedente ha però mantenuto ancora un sapore di vecchia Milano. Ci sono ancora le botteghe, le librerie, negozi tradizionali insomma. Ora, da neofita, lo sto scoprendo.
Quali ricordi la legano al nostro territorio?
Come dicevo è una zona che non ho frequentato molto. Me l’ha fatta conoscere meglio Sergio Seghetti quando mi ha coinvolto nei progetti relativi a “Miracolo a Milano”, tra cui il bellissimo murale che è stato realizzato in via Valvassori Peroni. So che in zona hanno vissuto Enzo Jannacci e Giorgio Gaber. Poi, quando frequentavo Lucio Fontana, che è stato il nostro primo fan, l’ho accompagnato spesso a casa in via Porpora… (Per i dettagli vedi “La versione di Cochi”, n.d.r.)
Nel suo libro “La versione di Cochi” racconta 60 anni di attività nel mondo dello spettacolo. Quali sono stati per lei gli incontri più importanti e intriganti?
All’inizio con i pittori. Lucio Fontana e Piero Manzoni sono stati coloro che ci hanno dato il coraggio di osare, proprio come lo facevano nella loro arte.
Poi per me è stato determinante incontrare Enzo Jannacci e, successivamente, Ennio Flaiano che mi ha aperto altri orizzonti rispetto alla mia cultura prettamente milanese.
Nel 1972 ho interpretato la sua commedia “La conversazione continuamente interrotta”. Ho avuto modo di conoscerlo e di frequentarlo e per me è stata una grande occasione di crescita. Mi ha trasmesso cose che hanno poi giovato al mio futuro.
Un altro grande amico è stato Alberto Lattuada con cui ho avuto la fortuna di lavorare nel film “Cuore di cane” del 1976.
Programmi per il futuro?
Sto ancora girando l’Italia intera per presentare il mio libro “La versione di Cochi”. Recentemente mi hanno proposto di partecipare alla realizzazione di un film dedicato alle vicende della banda di via Osoppo che mi piacerebbe proprio girare.
A Milano sarò in primavera al Teatro Gerolamo con il mio spettacolo “Charlie Parker: Bird Lives!” accompagnato dall’Emilio Soana Quartet.
Cosa rappresenta Milano per lei?
A Milano sono nato e cresciuto. I miei genitori e i miei nonni erano milanesi, quindi è la mia città, rappresenta le mie radici. L’ho vissuta, tranne che nel periodo della guerra quando eravamo sfollati a Gemonio, sul Lago Maggiore. Dal 1945 in poi sono tornato a Milano, ho fatto le scuole elementari in via Bergognone. Il mio compagno di banco era Pietruccio Montalbetti, poi chitarrista dei Dik Dik.
Abitavo in via Vincenzo Foppa e i miei compagni di giochi erano Lallo, poi cantante dei Dik Dik, Ricky Gianco, Moni Ovadia con suo fratello e Aldo Reggiani. All’epoca eravamo bambini che giocavano insieme, ma poi con il passare degli anni ci siamo ritrovati tutti nel mondo dello spettacolo. Non so bene perché. Forse sarà stata l’acqua dell’Olona…

Assolutamente sì. Sono felicissimo. Questa zona della città, che non conoscevo, ha certamente un’aria diversa da quella in cui abitavo prima a Dergano, che è un quartiere molto interessante, avevo anche la fortuna di vivere in una bellissima casa, una cascina del 1400 appartenuta agli Sforza, chiamata “La Boscaiola”. Per trent’anni ho vissuto lì e ho visto nascere molte iniziative importanti, come la Fondazione TOG in via Livigno che aiuta bambini che presentano disabilità.
Ma nel nuovo quartiere mi trovo benissimo, nonostante sia più elegante e raffinato del precedente ha però mantenuto ancora un sapore di vecchia Milano. Ci sono ancora le botteghe, le librerie, negozi tradizionali insomma. Ora, da neofita, lo sto scoprendo.
Quali ricordi la legano al nostro territorio?
Come dicevo è una zona che non ho frequentato molto. Me l’ha fatta conoscere meglio Sergio Seghetti quando mi ha coinvolto nei progetti relativi a “Miracolo a Milano”, tra cui il bellissimo murale che è stato realizzato in via Valvassori Peroni. So che in zona hanno vissuto Enzo Jannacci e Giorgio Gaber. Poi, quando frequentavo Lucio Fontana, che è stato il nostro primo fan, l’ho accompagnato spesso a casa in via Porpora… (Per i dettagli vedi “La versione di Cochi”, n.d.r.)
Nel suo libro “La versione di Cochi” racconta 60 anni di attività nel mondo dello spettacolo. Quali sono stati per lei gli incontri più importanti e intriganti?
All’inizio con i pittori. Lucio Fontana e Piero Manzoni sono stati coloro che ci hanno dato il coraggio di osare, proprio come lo facevano nella loro arte.
Poi per me è stato determinante incontrare Enzo Jannacci e, successivamente, Ennio Flaiano che mi ha aperto altri orizzonti rispetto alla mia cultura prettamente milanese.
Nel 1972 ho interpretato la sua commedia “La conversazione continuamente interrotta”. Ho avuto modo di conoscerlo e di frequentarlo e per me è stata una grande occasione di crescita. Mi ha trasmesso cose che hanno poi giovato al mio futuro.
Un altro grande amico è stato Alberto Lattuada con cui ho avuto la fortuna di lavorare nel film “Cuore di cane” del 1976.
Programmi per il futuro?
Sto ancora girando l’Italia intera per presentare il mio libro “La versione di Cochi”. Recentemente mi hanno proposto di partecipare alla realizzazione di un film dedicato alle vicende della banda di via Osoppo che mi piacerebbe proprio girare.
A Milano sarò in primavera al Teatro Gerolamo con il mio spettacolo “Charlie Parker: Bird Lives!” accompagnato dall’Emilio Soana Quartet.
Fotografie: Sergio Seghetti