Campo di battaglia

L’ultimo film di Gianni Amelio, presentato al recente Festival di Venezia, è un intenso apologo contro tutte le guerre. ()
campo di battaglia
Quella mano viva che si protende da un cumolo di corpi. Un’immagine forte come apertura, cataste di cadaveri nella notte e nel silenzio, qualcuno che passa in rassegna i morti per depredarli di qualsiasi cosa utile, anche fosse un tozzo di pane raffermo. Questa è l’unica immagine “di guerra” nel film di Gianni Amelio perché il suo non è un film di guerra ma sulla guerra, sulle conseguenze che ne derivano nella vita delle persone. Il vero campo di battaglia non è quello dove si spara e si uccide, ma un ospedale militare dove due ufficiali medici dalle ideologie contrapposte si muovono tra i feriti da salvare.
Giulio e Stefano sono stati compagni di corso all’università, ma l’uno ritiene inutili le guerre, l’altro le ritiene un dovere.
Stefano (Gabriel Montesi) integerrimo e rigoroso detesta i codardi e pensa che i feriti debbano essere risanati per essere rispediti al fronte al più presto.
Giulio (Alessandro Borghi) crede che per salvare un uomo si debba fare di tutto per rimandarlo a casa, non a fare la guerra. Si muove illegalmente cercando di prolungare un malanno o procurando una invalidità che consenta il congedo.
Tra loro arriva anche Anna (Federica Rosellini) anche lei compagna di studi ma senza laurea in quanto donna. Volontaria della Croce Rossa sospetta che qualcuno manovri per aggravare le condizioni dei malati. Non si rende conto che denunciare un militare per simulazione può portare alla fucilazione. Nel frattempo un morbo si insinua tra le corsie e tra i civili: è l’inizio dell’epidemia detta “Spagnola” che mieterà più vittime della guerra stessa.
Amelio affronta il romanzo di Carlo Patriarca La sfida, ambientato durante la Prima guerra mondiale, mettendo in scena legami con il contemporaneo: le incomprensibili guerre di oggi, l’epidemia di Covid che recentemente ha duramente colpito il mondo intero.
Lo fa con la macchina da presa che si muove costantemente tra le corsie e i feriti, con i camion che portano via i morti (come a Bergamo nel 2020) con una fucilazione essenziale, camera fissa e ripresa di spalle, i fucili puntati verso il condannato e il pubblico.
E la domanda che tutti ci poniamo “a cosa servono le guerre?”
“Non ci sono guerre utili” dice Amelio “Mi domando cosa bisogna fare contro il sistema della guerra se poi le guerre non finiscono mai. E’ una necessità che nasce dal desiderio di sopraffazione, dal fatto che qualcuno vuole qualche cosa più di qualcun altro. La guerra è un evento masochistico, eppure l’umanità non ha ancora imparato il modo di farne a meno. Si devono trovare soluzioni politiche.”
Pacifista.



In programmazione al Cinema Palestrina e all’Arcobaleno Film Center

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